La mia foto
Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

giovedì 31 dicembre 2009

Un 2010 migliore !


Siamo soliti dire: " Tanti auguri, perchè il prossimo anno sia migliore ". Ma pensiamoci bene: un anno potrà essere migliore solo se noi saremo migliori e lo sapremo costruire giorno dopo giorno con l'apporto del nostro lavoro ben fatto, con la nostra allegria che trasparirà dai nostri volti sorridenti, e col nostro amore verso chi ci circonda che lasceremo traboccare dal nostro cuore. Allora si che potremo avere la speranza certa che il nuovo anno sarà migliore .
Auguri, (nonno) Baffo

P.S. Il verde è il colore della speranza.

mercoledì 23 dicembre 2009

Con tutto il mio cuore !























Cerchiamo di metterci nei panni di uno dei personaggi presenti a Betlemme, presso la stalla che ospitò il Dio fatto uomo, col desiderio di fare compagnia a Maria e Giuseppe. E mentre siamo in silenziosa contemplazione del Bambin Gesù, io vi sussurrerò all’orecchio i miei più sinceri auguri per un Santo Natale.

(nonno) Baffo

giovedì 17 dicembre 2009

Sabato mattina (nonno) Baffo lascerà il Campus e nel pomeriggio volerà a casa per riabbracciare i suoi cari. La sua gioia è grande oltre che per la ritrovata salute fisica, soprattuto per il suo rientro in famiglia. Tanta è la sua gratitudine verso i medici, i fisioterapisti e i paramedici che hanno permesso, con la loro alta professionalità e le loro affettuose attenzioni, il recupero della sua capacità motoria. A presto...

Basta un dettaglio !



















Spesso basta un dettaglio per fare di una cosa semplice un capolavoro che arricchisce la nostra interiorità.Mi riferisco concretamente al sobrio presepe preparato sotto l'altare della cappella del Campus. Si tratta semplicemente di un tondo in terracotta, contornato da alcune stelle di Natale.
Mi sono avvicinato colla mia carrozzina a rotelle per osservare meglio i personaggi in rilievo che vi erano rappresentati. E con mia meraviglia vi ho scoperto un gesto riservato di tenerezza e di amore da parte di San Giuseppe nei riguardi di Maria : la sua mano sinistra appogiata delicatamente sulle spalle della Madonna, quasi a dire: "stai tranquilla che quì ci sono io a proteggerti ". E' bastato all'artigiano che lo ha realizzato, questo piccolo dettaglio, come dicevo, per fare, ai nostri occhi, di un piccolo presepe un grande capolavoro.

domenica 13 dicembre 2009

Reimparando a camminare...

Fig. : La palestra per la riabilitazione.


Ci eravamo lasciati alle ore 17 del 19 novembre al mio risveglio dall'anestesia generale per il mio intervento. Il successivo giorno 23 sono stato dimesso dal reparto di chirurgia ortopedica per essere trasferito nel padiglione attiguo al Campus, il Cesa, dove sono sottoposto da quel giorno e lo sarò ancora fino a non so quando, spero prima di Natale, ad un programma intensivo di riabilitazione fisioterapica, nella palestra di questa struttura, che mi dovrebbe dare la possibilità del recupero motorio minimo per essere autonomo, e per lasciare l'ospedale con l'uso delle stampelle. Per il momento ho in dotazione una sedia a rotelle, che mi dà la possibilità di un certo movimento, e che mi permette di andare in giro all'interno del reparto di fisiatria. Questo è solo un preambolo per darvi la possibilità di collocarmi nel tempo e nello spazio, e per potervi raccontare poco alla volta alcune delle numerose belle storie che ho vissuto in questi giorni di degenza, al di là del mio essere un semplice paziente. Le definirei "cronache dal Campus"

Michela va al lavoro di buon'ora, con mammma e papà.


Questa è una di queste belle storie che vi ho preannunciato:

La notte, già prima del ricovero, per mia abitudine, io dormivo poco, per cui sono un tipo molto mattiniero; questa abitudine qui in ospedale si è chiaramente esasperata. Per cui alle 6,30 mi avventuro, con la mia carrozzina, per i corridoi deserti del reparto e raggiungo la cappella, che si trova al 2° piano, con un comodo ascensore, per pregare un po' e chiedere al Signore pazienza per questa mia situazione. Verso le 7 ridiscendo con lo stesso ascensore al piano terra, dove c'è il bar, per fare la classica colazione con cappuccino e cornetto. E' stato così, che fin dal giorno dopo il mio ricovero, tornando dal bar alla mia stanza al 1° piano, ho notato un insolito movimento, data l'ora e mentre fuori era ancora quasi buio, di piccoli bambini tutti bellissimi, che venivano accompagnati, chi in carrozzina, chi in passeggino, chi per mano, per essere consegnati ad una giovane donna in un locale del 1° piano appunto. Incuriosito ho chiesto ad una ragazza, che doveva essere la mamma, che ritornava, dopo aver lasciato una bimba di circa un anno, cosa ci fosse dietro quella porta dai vetri smerigliati. La risposta è stata che quello era l'asilo aziendale del Campus, dove lei lavora come infermiera, e che quella mattina iniziava il suo turno delle 7. Con un misto tra stupore e meraviglia sono tornato alla mia stanza ripromettendomi di saperne di più. Il giorno dopo verso le 6 del pomeriggio mi sono ritrovato vicino all'asilo in mezzo ad un gruppo di giovani genitori e piccoli bambini, dei quali mi ha sorpreso la serenità e l'allegria dei loro volti, e tra questi enitori Cristina, una delle giovani fisioterapiste che ci segue in palestra, che teneva per mano Chiara, una bellissima bambina di quasi 2 anni che saltellava felice e sorridente, dicendo alla mamma che sarebbero dovute andare subito a casa per fare festa al nonno che faceva il compleanno e fargli gli auguri con un "happy birthday", pronunciato in maniera perfetta.
A questo punto ho preso la palla al balzo, poichè avevo trovato chi avrebbe potuto chiarire i miei interrogativi, e le ho chiesto di parlarmi di quell'asilo, che frequentava sua figlia, nei dettagli. L'esauriente racconto che me ne ha fatto Cristina come genitore e le notizie attinte direttamente dalla maestra della scuola materna Simona, un giorno che sono andato a visitare l'asilo, che è adiacente alla palestra della fisioterapia, per coglierene dal vivo l'atmosfera che vi si respira, mi ha messo nelle condizioni di descrivervi questa singolare struttura nelle sue svariate articolazioni.
Innanzi tutto perchè singolare, perchè si tratta di un asilo aziendale che non si limita al semplice parcheggio dei bambini, e perchè si trova nel cuore stesso della struttura in cui lavorano i fruitori di questo asilo. Questo prezioso servizio alle famiglie è a disposizione di tutti quei piccoli bambini , da 0 a 5 anni, i cui genitori lavoravo a diverso titolo nel Campus Bio-Medico: medici, paramedici, fisioterapisti, personale amministrativo, generici. La retta è accessibile e varia in rapporto al reddito familiare. L'asilo accoglie lattanti da 0 ad 1 anno, bambini svezzati da 1 a 2 anni, e prosegue con 3 classi di scuola materna da 3 a 5 anni. Apre le sue porte, dal lunedì al venerdì, la mattina alle 6,45 per chiuderle alle 18, ed è chiuso per ferie solo 3 settimane in agosto. Ciò per favorire i genitori nei vari turni di lavoro a partire dal primo turno che inizia alle 7. Pensate: queste piccole creature vengono condotte al nido o alla scuola materna, dovendosi svegliare alle 6 del mattino. Ma mi sono reso conto che l'umore dei genitori che li consegnano al personale che deve prendersene cura , è sereno e allegro nella certezza che li lasciano in un luogo che è un ambito allargato della loro famiglia. L'asilo realizza dunque un equilibrato bilanciamento tra vita e lavoro dei suoi dipendenti che il Campus persegue in coerenza con quei valori su cui fonda il proprio operato, che è quello di mettere la persona al centro delle proprie priorità. L'asilo si avvale di spazi per l'accoglienza, di una zona ludico-ricreativa, di un'aria di riposo attrezzata(per lattanti, semidivezzi e divezzi), di una zona pranzo e di vari spazi di servizio, oltre ad un giardino per i giochi all'aria aperta nei giorni di bel tempo. L'asilo è inoltre dotato di una cucina professionale dove si preparano menù studiati da un nutrizionista. L'offerta educativa poi è garantita dal Cefa, un ente morale regionale legalmente riconosciuto, fondato da genitori che si sono associati per promuovere e gestire scuole dove i figli vengono educati coerentemente con i valori vissuti in famiglia. Tutto ciò mette i bambini nella certezza di vivere sotto lo stesso tetto dove i genitori lavorano senza sentirsi abbandonati in mani estranee, e i genitori nella certezza che l'asilo è la naturale estensione della loro famiglia. Quindi genitori che svolgono il loro lavoro in piena serenità senza inutili ansie, e bambini che accettano in piena serenità di essere curati ed educati da persone vicine alla loro famiglia. E' proprio l'uovo di colombo.
Da tutti questi dati ho chiaramente percepito il perchè del disteso clima di serenità ed allegria che regna sia fra i genitori che fra i loro figli, fin dal momento che li ho incontrati quella prima mattina, incontro che ha provocato in me stupore e meraviglia.
Quando di un progetto in generale e di uno educativo in particolare, si hanno chiari gli obiettivi di fondo e li si vuole perseguire con amore, il risultato non può essere che questo.
Il nome dato dell'asilo: "Primavere del Campus", non poteva essere più appropriato.
La conferma di tutto ciò l'ho avuta durante queste mattine andando di buon'ora al bar per la colazione, dove ho avuto la possibilità di conoscere Michela una bella e simpatica bambina, di appena 8 mesi, con i suoi genitori Gabriella e Stefano. La piccola sta seduta sorridente e con lo sguardo da furbetta al centro di uno dei tavoli del bar, circondata da mamma e papà che fanno colazione, beandosi della loro piccola creatura, che ottiene ogni tanto una briciola di brioche. La mia amicizia con loro è nata spontaneamente, avendo come argomento di conversazione naturalmente quello dei figli. Fare le coccole a Michela, che ricambia sempre con un allegro sorriso, è quasi d'obbligo per tutti gli avventori del bar a quell'ora del mattino. Finita la colazione ognuno di noi, avendo fatto una ricarica di serenità, dopo esserci salutati, si avvia alla propria occupazione: io verso la palestra per reimparare a camminare, Stefano fisioterapista per insegnarci a farlo, Gabriella a prendersi cura dell'accettazione dei pazienti del Campus, e la piccola Michela al nido del piano superiore, dove in tutta allegria va ad imparare, in maniera del tutto naturale, come si diventa adulti .
Questo incontro quotidiano con Michela, mi ha riportato alla memoria una frase di un giovane sacerdote, che ho incontrato mentre mi trovavo in vacanza la scorsa estate , a cui mostravo la foto del mio nipotino: " Tutti noi dovremmo cominciare ogni nostra giornata", mi diceva, "dopo aver guardato con intensità il volto di un piccolo bambino, ed aver letto nei suoi occhi ingenui tutta la bellezza che c'è al mondo ".

lunedì 7 dicembre 2009

Da un blog all'altro !

1sorriso, affettuosa frequentatrice del mio blog e puntuale commentatrice dei miei post mi ha fatto il gradito dono di una fiaba sulla notte di Natale. Dopo averla letta ho sentito subito il bisogno di condividerla con tutti voi. Mi è sembrato giusto prima di farlo di chiederle il permesso, dal momento che mi ha detto che è forse sua intenzione di pubblicarla sul suo blog; mi ha risposto che dal momento che me ne aveva fatto dono non doveva darmi alcun permesso.
Eccovi allora la bella favola che ha veramente rallegrato il mio cuore:


Le due sinfonie


“E «appena gli Angeli si furono allontanati per tornare al cielo» (Lc 2,15), ne restò uno in terra con una missione speciale: quella di favorire il sonno del Bambino. Perché non si creda che il piccolo neonato fosse diverso dagli altri. La prima notte, poi...

La prima notte, dopo aver permesso a Maria e Giuseppe di addormentarsi, il piccolo Gesù si mise a frignare. Come dicono gli antichi cantari, «Maria lo cullò, Giuseppe gli parlò», e Lui si addormentò; ma, come gli antichi cantari non dicono, quasi subito si ridestò e riprese a piangere.

A questo punto l’Angelo entrò in azione: da un magico turibolo che si era portato appresso cavò una nube di suoni approntata da tempo con speciale cura. Era o non era il soprintendente generale dei cori angelici (Troni, Dominazioni e Potestà)? In quella piccola nube aveva distillato la quintessenza dei suoni soprannaturali, a noi ignoti ma - per quei pochi santi che hanno avuto il privilegio di udirli - di una bellezza ed armonia indicibili; ad essi aveva poi unito, con sapiente dosaggio, le misteriose melodie e i contrappunti delle sfere celesti in una serie di accordi soffici e solenni che, per non far torto a nessuno, aveva colto da tutte le galassie e tutti gli spazi siderali.

Fu quindi assai stupito quando il Bimbo, dolcemente avvolto da quel magico involucro, continuò a gnaulare come se nulla fosse.

L’Angelo aveva preparato un’arma di riserva, ma non pensava di doverla utilizzare: un’altra nube, molto più eterea, formata da altissimi pensieri, cognizioni eccelse, concetti trascendenti, un tipo di musica, insomma, a noi del tutto sconosciuta e che per la verità neppure lui conosceva troppo bene dato che, essendo un Angelo cantore, non era del tutto esperto in mistica metafisica. Ma nemmeno quest’onda divina ebbe un qualche effetto.

L’Angelo, a questo punto, ebbe il dubbio che qualcuno - forse il Demonio - avesse scambiato il Bimbo nella mangiatoia e che invece del Figlio di Dio vi giacesse un qualunque figlio d’uomo.

Ma ebbe a ricredersi quando, dal soffitto della grotta, cadde una goccia. Non per terra, ma in una scodella di rame che si trovava là per caso. «Dong!» fece la goccia, e il Bimbo tacque. Poi uno spiffero di vento iniziò a sufolare fra le assi sconnesse della porta e, benché all’Angelo quel suono paresse banale, al Bimbo piacque perché agitò le manine in segno di gioia. Allora la natura della notte, che aveva assistito allibita alle performances dell’Angelo, alimentò i mille suoni che ne abitano il silenzio: il fruscio delle foglie di un gelso, un lontanissimo gracidare di rane, i veloci mordenti di alcuni grilli, il basso continuo di un gufo immalinconito, il respiro di Maria e i sospiri di Giuseppe.

Il Bimbo taceva estasiato. Quelle onde sonore, che all’Angelo parevano così povere, lo facevano scendere nella vertigine di un sonno profondo e pacificato. Con le manine strette, gustò per un attimo ancora quei frammenti di silenzio e suono pregustati sin dall’eternità e poi si addormentò.

L’Angelo volò via arrossendo. Si era infatti accorto di non aver capito l’essenziale della nascita del Figlio, che ora era uomo e totalmente uomo, e per il quale la sua lambiccata e preziosissima sinfonia non valeva una nota sola della sinfonia terrestre, tanto desiderata sin dall’inizio dei tempi.”


P.S.Dal libro "Fiabe della Notte Santa" di Piero Gribaudi.


sabato 28 novembre 2009

Il piccolo Giulio aiuta mamma E.R. nelle faccende di casa !
















Come vedete nelle immagini del post, Giulio dopo aver osservato e memorizzato cosa facevano la nonna e le zie, ad un bel momento si è avviato sicuro verso la tenda della nostra cucina-pranzo, l'ha scostata, ha preso colle due manine la scopa elettrica che teniamo lì dietro , l'ha messa al centro della stanza, e dopo qualche tentativo, col piedino ha pigiato il pulsante d'accensione, e l'ha messa in moto. Dopodichè con molta solerzia e tra l'ilarità dei presenti ha cominciato a portarla avanti ed indietro per il pavimento, divertendosi tanto!

P.S. Non potevano farmi regalo più bello, inviandomi queste foto via e-mail, qui in ospedale.
Cliccate sulle immagini e godetevi mio nipote.

martedì 24 novembre 2009

'La Repubblica' recensisce "Nobiltà allo specchio" di Baffer-2

Per un'agevole lettura a caratteri ingranditi dell'articolo, cliccare sull'immagine e poi usare la funzione zoom.

giovedì 19 novembre 2009

Ore 17: ho da poco ripreso un po' di lucidità e l'uso della ragione, e mi dicono che la recita si è conclusa con successo: superba l'interpretazione del prof. Denaro nella parte del chirurgo, e competente quella della sua intera equipe, ovviamente un po' soporosa quella del paziente.
Grazie per avermi sostenuto mentre io me la dormivo alla grande!
Ci sentiamo quanto prima, (nonno) Baffo.

P.S. Fa un po' male , ma passerà !


mercoledì 18 novembre 2009

Ultimissime dal Policlinico Campus Bio-Medico in Roma : domani mattina alle ore 7.30 (nonno) Baffo andrà finalmente in scena. Non potrà assistere allo spettacolo perchè sarà un po' addormentato. Al suo risveglio, quando sarà in grado di capire cos'è successo e come è andata la recita ve ne darà subito notizia. Ciao !


20 Novembre, presentazione alla città del libro di Baffer-2 !




A Villa Zito, nella prestigiosa sede della Fondazione del Banco di Sicilia di Palermo, giorno 20 novembre alle ore 17 avrà luogo la presentazione alla città del volume di Baffer-2, docente di Storia Moderna nel nostro Ateneo, sulla nobiltà siciliana. Auguro al 2° dei miei rampolli il successo che penso meriti questo suo libro.
(nonno) Baffo
P.S. Per vedere nel dettaglio il programma dell'evento, a maggiore ingrandimento, basta cliccare sulla locandina.

lunedì 16 novembre 2009

Preghiere in subappalto !






















In relazione alle recenti vicissitudini riguardanti la mia salute, ho chiesto, a tutti coloro che mi vogliono un po' di bene, di pregare per queste mie necessità fisiche. A suggerirmelo è stato Nostro Signore che mi ha consigliato di darvi in appalto queste preghiere. La risposta a questo incarico che vi ho affidato è andata al di là delle mie previsioni più ottimistiche, e così mi sono piovute addosso una grande quantità di preghiere da parte di tutti voi, che mi hanno dato gioia e riscaldato il cuore. Stanotte in uno dei miei frequenti momenti di veglia, mentre ripensavo a tutto questo, mi è venuto in mente che forse tutte queste richieste d'intercessione per la mia salute fossero troppe e non fosse necessario importunare il Signore così tanto. Allora ho pensato di stipulare con Gesù un nuovo contratto in subappalto, chiedendogli che accettasse solo una parte di queste richieste per la mia salute, quelle che a Lui sarebbero sembrate sufficienti. E così Gli ho chiesto che tutte le altre le indirizzasse verso persone e cose che ne avessero più necessità e urgente bisogno di me, aggiungendone alcune anche da parte mia. Lasciando alla misericordia del Signore il compito di come distribuirle meglio a beneficio di tante altre persone, oltre che mio. Così mi sono preso la libertà di avervi fatto pregare anche per qualcuno che nemmeno conoscete, ma che ne avesse sicuramente bisogno, e non soltanto per me.

sabato 14 novembre 2009

Sala operatoria : 2° puntata !

Appello ai miei fans : ritorno puntualmente, come vi avevo già in precedenza avvisato, a mendicare le vostre preghiere e a chiedere di fare il tifo per il mio secondo, e spero ultimo, intervento. Mi ricovererò ancora una volta al Campus Biomedico di Roma, domenica 15 e sarò in sala operatoria giovedi 19 . Sostenetemi un po' di più della volta scorsa, perchè , forse a causa del rinvio, mi ha preso un pochino di fifa, cosa del tutto naturale non essendo per nulla super-man.
Fatemi sentire la vostra compagnia, io da parte mia vi terrò al corrente dello stato d'avanzamento dei lavori.
Grazie, (nonno) Baffo

Non ho potuto astenermi dall'aggiungere la vignetta umoristica, per creare la necessaria indispensabile allegria che spero non mi abbandoni mai.

La traduzione la lascio a voi così sarà più divertente.


giovedì 12 novembre 2009

"LA COMPAGNIA DEI NUMERI RELAZIONALI "

Questo è il mio antititolo al libro di Paolo Giordano,"La solitudine dei numeri primi", nel cui merito artistico-letterario non intendo minimamente entrare o dare un mio giudizio di gradimento, ma al cui autore vorrei far notare che esistono anche i numeri composti, e dal momento che questi esistono la vita dell'umanità non può avere come paradigma quella dei soli numeri primi come metro di valutazione dell'uomo , invero assai angosciante e riduttivo.
Lo spunto a questo breve post mi è venuto rileggendo più volte il numero composto 44 che ricorre in maniera confortante nel post di giorno 8 novembre che faceva riferimento agli anni della mia relazione matrimoniale con mamma E.R., relazione vissuta fra momenti di gioiosi e qualche volta anche dolorosi, ma sempre con allegra accettazione del presente e di aspettativa piena di speranza per il futuro. 44 anni di vita condivisi in confortetevole compagnia di tutti coloro con i quali siamo entrati in contatto: flgli, genitori, parenti, amici e più in generale il prossimo . Questo numero 44 non è un numero primo e per fortuna non ne ha le caratteristiche. E' strutturato innanzitutto sul numero 2, che se anche numero primo, è il numero della relazione interpersonale per eccellenza: la coppia, e da tanti suoi multipli all'interno dei quali ci stanno 6 spendidi figli, e tanti magnifici amici, e di numero primo in assoluto solo uno: Dio.
Paolo Giordano si serve della metafora scontata dei numeri primi per vedere, attraverso questa sola ottica, definita la realtà e darne una interpretazione di isolamento, solitudine,incomunicabilità, mancanza di rapporti sociali ed affettivi interpersonali, attraverso un amaro percorso che lo porta ai margini delle normali relazioni fra persone mature. Quello che mi rattrista è che Giordano ha scritto il suo libro ad appena 23 anni , e mi comunica l'immagine di un uomo già disamorato e con un cuore vecchio, e che se da un lato ha ancora abbastanza tempo per maturare artisticamente, dall'altro deve decidersi senza perder tempo ad intraprendere un percorso di maturazione anche umano, riuscendo a venir fuori dalla disperata solitudine dei numeri primi, cioè dal suo "comodo io" che denuncia la sua incapacità di relazionarsi col prossimo, per approdare ad un " fecondo tu", che ne farà un uomo capace di instaurare rapporti umani con un altra persona colla quale condividere in maniera propositiva l'esistenza e mantenere dei naturali rapporti umani che facciano dell'uomo, anche se deto malamente, un vero animale sociale. Quelle di Paolo, a mio modo di vedere, sono figure di "emarginati dalla realtà" a tutto tondo, che preferiscono la compiaciuta sofferenza di una sterile solitudine, alla fatica di un impegno che crei legami affettivi fecondi e duraturi. Questo è tipico della dell'autoemarginazione dei giovani d'oggi che preferiscono stare da soli piuttosto che rischiare di impegnarsi in una relazione che li costringa a mettere in atto una volontà responsabile. Se vuole giocare coi numeri ed usarli come metafora letteraria, il nostro giovane e promettente autore, si ricordi che esistono anche i numeri composti, che possiedono la ricchezza per vivere in profondità qauella che io definisco la gratificante " compagia della relazionalità". La solitudine dei personaggi creati da Giordano ne fa nel suo libro, a mio avviso, dei protagonisti dai lineameti interiori, penso volutamente, freddi, duri, apatici, rinunciatari, acidi, antipatici, irritabili, superficiali, incapaci di introspezione profonda e di aggrapparsi ad un qualsiasi tipo di di speranza umana o soprannaturale , per citare solo alcuni degli attributi che mi sembra di ritrovarvi.
Se uno scopre che esiste "la compagnia dei numeri relazionali", per i protagonisti del libro di Paolo non sembra che ci sarà mai la possibilità di una vita di relazione con chicchessia, se si limitano solo alla solitudine di quelli primi. Mi sembra patologico riuscire a vedere nella realtà che ci circonda solo ciò che è negativo e che fa di te una persona ammalata di tristezza cronica.
Il tutto si conclude con l'equazione: "solitudine=disperazione" , cioè l'incapacità di vivere la speranza che ti libera dall'angoscia di una vita angusta e senza slanci di apertura verso il prossimo e verso il soprannaturale.


mercoledì 11 novembre 2009

Anche una pineta può sollecitare una riflessione !


Il racconto:" un mio giovane amico sacerdote che stava trascorrendo un periodo di studio in un centro di formazione teologica, nella campagna alla periferia di Roma, mi ha raccontato che un giorno, passeggiando nel parco che circonda il questo centro, si è trovato vicino ad una pineta ricca di alberi, non riuscendo a rendersi conto del perchè i pini che erano li attecchiti, pur essendo della stessa specie, erano per dimensione ed altezza notevolmente diversi. Alcuni più grandi e robusti, altri più piccoli e meno sviluppati. Incuriosito da ciò, chiese al giardiniere che per caso si trovava a lavorare proprio nei paraggi, il motivo di quelle differenze. Ne ricevette in risposta che era stato proprio lui a piantare quei pini della stessa specie circa 10 anni prima e nello stesso periodo. Il diverso sviluppo, spiegò al mio amico, era dovuto al fatto che intorno ad alcuni pini, quelli adesso più robusti, il solerte giardiniere aveva seminato anche un prato all'inglese, agli altri meno sviluppati non aveva riservato lo stasso trattamento. La spiegazione che diede al mio amico, totalmente sprovveduto come agronomo, fu che il prato all'inglese, attirando più umidità aveva fecondato con più acqua e sostanze fertilizzanti il terreno intorno a quelle piante, facendole attecchire più rapidamente e radicandole più in superficie. Quelle che non erano state provviste intorno a loro di tale manto erboso, avevano dovuto invece andare a cercare acqua e nutrimento più in profondità, impiegando più tempo per sviluppare le proprie radici. L'aneddoto potrebbe ritenersi concluso, ma non è così.
Qualche giorno dopo un improvviso nubifragio tipico dell'autunno romano si abbattè sulla pineta arrecandole seri danni. Il mio amico rimase sorpreso e meravigliato nel vedere sdradicati ed abbattuti alcuni dei pini più robusti e rigogliosi che erano il vanto della pineta, mentre quelli che sembravano di dimensioni più piccole e meno sviluppati erano tutti perfettamente in piedi al loro posto. Il solito giardiniere diede risposta all'ovvio interrogativo che era venuto spontaneo al pretino. I pini più robusti erano meno abbarbicati al terreno e con radici più superficiali, gli altri invece erano con radici ben più profonde e ben piantati, motivo che li aveva portati a resistere alla furia degli elementi atmosferici. Gli comunicò la decisione che adesso che avrebbe dovuto piantare i nuovi alberi che avrebbero preso il posto di quelli abbattuti, non avrebbe ripetuto lo stesso errore, e non avrebbe fatto minimamente uso del prato all'inglese, anche sacrificando una migliore estetica del risultato.
Don Salvatore, questo è il nome del mio amico, poco tempo addietro si è ritrovato da quelle parti, davanti ad una pineta costituita adesso da alberi più omogenei, anche se di struttura meno robusta, più resistenti e che non hanno mai sofferto di alcun insulto atmosferico.
Questo racconto, se volete banale, può dare parecchio materiale interessante per alcune riflessioni personali. E' quello che mi è capitato due settimane fa appunto con don Salvatore ripercorrendo il filo del racconto. La riflessione personale che lui ha maturato e di cui mi ha reso partecipe e che quei pini per lui erano come le anime delle persone tutte diverse le une dalle altre. Alcune di queste anime, anche se a prima vista più belle, spesso sono in rapporto con un'intimità epidermica e che si relaziona con un modo di essere emotivo che rimane alla superficie dei comportamenti di queste persone, che non appena vengono in contatto con le prime difficoltà dellavita, non sono in grado di reggerne il peso e rovinano su se stesse, altre anime invece, forse meno appariscenti e più umili, ricorrendo ad una orazione, che è dialogo col Signore, anche se più difficoltosa, ma continua e costante, e frutto di sicuro sacrificio, sono riuscite a rimanere ancorate saldamente grazie a questa ad una relazione radicale con Dio, facendone la pietra angolare che sostiene tutta la propria vita spirituale, mettendola al riparo della propria rovina a causa di inattese traversie.
Pregare, anche se rafforza sempre la fede e la speranza, comporta spesso fatica, perchè ci impegna col Signore in un dialogo d'amore che ha le sue radici sempre in forma di croce, ma che sono la garanzia per resistere alle impreviste avversità davanti alle quali la vita a volte ci pone. Il Sigore ricambia sempre col cento per uno !


martedì 10 novembre 2009

Auguri Carmen !





















Carmen e la sua amata Calabria !





Oggi 12 novembre, una fedele e puntuale commentatrice dei post del mio blog, discuterà presso l'Ateneo di Firenze la sua tesi di laurea in psicologia. Sinceri auguri alla neo-dottoressa e un grande in bocca al lupo per un brillante e meritato futuro professionale !
(nonno) Baffo

mercoledì 4 novembre 2009

Il nostro 44° !


(nonno) Baffo e mamma E.R sono felici di condividere, il prossimo 8 novembre, con i loro spendidi figli e con tutti coloro che gli vogliono un po' di sincero affetto, la gioia del loro anniversario di matrimonio, che li lega felicemente da 44 anni,
Grazie !

Parafrasando il titolo di un vecchio film del 1956 posso proprio dire:
" Lassù qualcuno "ci" ama "


martedì 3 novembre 2009

Finalmente si parla d'amore e non di banale emotività !


Sabato sera scorso, guardando la TV mi sono imbattuto per caso nella trasmissione "C'è posta per te", il programma condotto della De Filippi, al quale di solito non sento il bisogno di rivolgere eccessiva attenzione. La storia che veniva raccontata in quel momento ha attirato il mio interesse e l'ho seguita tutta con coinvolgimento e vera commozione. Questa volta mi sento di dire:" grazie Maria". La persona che raccontava la sua semplice storia era un papà di nome Andrea, un uomo dalla sensibilità straordinaria e dal sorriso sereno, che vive il ruolo di genitore nella maniera in cui lo intendo io, e nell'unica maniera in cui penso vada vissuto.

Dice Andrea: ..." la vita è una speranza continua ed è l'amore che la porta avanti... ecco perchè nascono i figli, che è la cosa più bella di questo mondo...io amo la vita perchè esistete voi...

La lettura e la visione dei tre video in cui si articola il blog, a chi ne è interessato, porterà via circa 25 minuti, un po' tanti, ma secondo me ben spesi, ne vale la pena. Pensate a quante volte sciupiamo il nostro tempo per cose talmente inutili e di scarso valore.


venerdì 30 ottobre 2009

Ultim'ora ...


Stamattina, discutendo in maniera brillante la sua tesi in Psichiatria, la nostra Baffer-4 si è specializzata col massimo dei voti e la lode. Nel prossimo futuro la vedremo in partenza per New York dove è stata chiamata, per frequentare uno stage di alcuni mesi, dopo l'acquisizione del suo brillante curriculum da parte del Presbyterian Hospital della Columbia University.
Vai che sei forte, Pà !

sabato 24 ottobre 2009

Un "post scriptum" doveroso sui porcospini di Schopenhauer !




















Le ralazioni forti.

Penso che sia necessaria una qualche precisazione al post precedente, poichè non vorrei si corresse il rischio di intendere la relazione sentimentale forte, come una vita di coppia vissuta fino in fondo tra continue e gratuite sofferenze, crogiolandosi in una sorta di ineluttabile masochismo, al contrario di quella debole che pur tenendosi al riparo dal dolore finisce coll'essere effimera e di breve durata .
Per andare sul concreto circa 50 anni fa, 47 per la precisione, riccio Baffo incontrò riccia mammaE.R, e fin da quel momento ebbe inizio un coinvolgimento che li portava ad avvicinare sempre più i loro cuori. Ma capitava che pur nella gioia dell'innamoramento, fra i due ci fosse anche sofferenza. A quanto pare i loro aculei qualche volta erano causa di sanguinamento per i loro cuori. Come era possibile che pur avvenendo ciò, e nonostante il dolore che provavano, pur se appagati dal loro amore, continuassero in questo rapporto a due sempre piu intenso.
Secondo me, passando adesso alla prima persona, accadeva che l'avvicinarsi sempre più dei nostri cuori, portava anche ad un avvicinamento ancora più assoluto che era quello delle nostre intimità personali, che fino a quel momento erano state autonome e libere, e non avevano dovuto render conto a nessuno di quello che era il loro patrimonio interiore più profondo. Adesso ci trovavamo a dover condividere questo patrimonio personale ed intimo poco alla volta con un altro. Gli aculei provocavano delle brecce nei nostri cuori, attraverso le quali venivano fuori segreti gelosamente custoditi da sempre e mai condivisi con nessuno, forse per pudore, e che il doverli adesso condividere arrecava sofferenza. Il dover metter a nudo se stessi permettendo ad altri di venire a conoscenza di cose gelosamente custodite da sempre, porta inevitabilmente ad un disagio che provoca una certa pena. Ognuno di noi due avrebbe dovuto tenere presente innanzitutto che questo accadeva ad entrambi. L'atto di donare qualcosa di sè gratuitamente, comporta un disagio morale dovuto ad un dover rinunciare ad una parte di sè per condividerla con l'altro. Questo disagio è dovuto all'immaturità del nostro "io" adolescenziale, che non si è ancora aperto al "tu", per diventare il "noi" che diviene il vero soggetto della vita di una coppia.
Bene abbiamo accettato queste sofferenze che le nostre spine ci procuravano l'un l'altro. Le ferite attraverso cui veniva fuori qualcosa di noi, via via cicatrizzavano, e una volta rimarginate ci rendevamo conto che il segno delle cicatrici rimaste sul nostro cuore, invece di deturparlo, lo avevano arricchito di qualcosa di bello che prima non possedeva, facendolo maturare nell'amore.
Un cuore segnato da molte cicatrici è sicuramente un cuore che ha amato molto, rappresentando ognuna di esse qualcosa di buono di noi di cui ci siamo spogliati per farne dono all'altro. In questi 44 anni di relazione coniugale di queste cicatrici ce ne sono tantissime, e ce ne saranno tante altre, e altre ferite sono ancora in via di guarigione, tutte a testimoniare una vita affettiva vissuta intensamente. Questo è proprio di una vera relazione affettiva che è per sua essenza dinamica e non sterilmente statica e che col tempo si rinsalda sempre di più. Tutti questi momenti di prova hanno fecondato la nostra relazione, facendola crescere con gioia e donandoci felicità reciproca. Ecco cosa è avvenuto: che le nostre intimità ferite dagli aculei hanno abbandonato il loro sterile isolamento per condividere la parte più nascosta di sè con quella dell'altro.
Baffo e mammaE.R oggi possono dire che la loro relazione è forte perchè hanno accettato le sofferenze che gli procuravano i loro aculei appuntiti (che non sono altro che le armi dell'amor proprio), trasformandole in atti di donazione gratificante e portatrice di gioia.
A questo punto è chiaro che prigioniero del proprio egoismo il masochista pensa solo al proprio piacere personale, chi ama invece dona con generosità per dare gioia e far felice l'altro.


...Dona te stesso alle persone che incontri nella vita...ma non aspettarti che ricambino...anzi chiederanno sempre di più...Un cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra ma...si...dona !...


P.S. Sono sicuro che mamma E.R mi abbia perdonato invece per quelle ferite inutili e gratuite che alcune volte le ho procurato con i ridicoli residui del mio amor proprio, di cui è sempre difficile liberarsi.

venerdì 23 ottobre 2009

I porcospini di Schopenhauer … e le relazioni deboli !



I porcospini di Schopenhauer.


I componenti di una famiglia di porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté il dolore di prima; di modo che erano confusi fra i due mali: il freddo e il dolore. Finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
(A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, II, 2, cap. 30, 396)


Alcune volte per l’uomo l’unica soluzione per risolvere un problema è quella che comporta sacrificio, allora preferisce ricorrere ad una soluzione di accomodamento piuttosto che patire una molestia sia fisica che morale. Ciò più che fortificare il carattere e i comportamenti dell’uomo ne indebolisce la volontà e lo rende disponibile ai compromessi. L’apologo di Schopenhauer sembra calzante per ogni tipo di relazione che oggi si instaura fra due persone in qualsiasi ambito, nella politica, nel lavoro, negli affari, nell’amicizia e nelle relazioni sentimentali. Mi limito a prendere in considerazione queste ultime che sono quelle che mi stimolano di più ad una riflessione personale. Mi sembra un'immagine perfetta di molte relazioni infelici dei nostri giorni. Si cerca l'altro per vincere la propria solitudine, ma quando si scoprono gli aculei lo si lascia, perchè si cercava solo di vincere il freddo della propria solitudine. E ricomincia la ricerca, in un continuo illudersi e disilludersi che abbatte la speranza e infiacchisce la capacità di amare. Non è possibile amare senza fare e farsi del male, come i porcospini della favola di Schopehauer, che d’inverno si stringono l’un l’altro per trovare calore ma poi si ritraggono per evitare gli aculei dei propri simili. E’ una metafora perfetta della vita sentimentale di noi esseri umani, che ci dibattiamo fra il dolore del coinvolgimento e l’isolamento dell’amore. Indecisi tra il calore e il gelo, tra la fiducia e la sfiducia reciproche, non volendo o non potendo togliersi gli aculei ( o intimoriti dall’ipotesi che un’eventuale perdita di essi li renda ulteriormente vulnerabili ), gli uomini si accontentano perciò di rapporti tiepidi ed indifferenti con i loro simili, poco radicati nella loro intimità, e destinati pertanto al fallimento. Forse il porcospino dovrebbe voler scaldare l'altro prima che se stesso e accettare gli aculei che lo feriranno. Darà calore e si scoprirà a riceverne. Gradualmente aiuterà l'altro a smussare le punte e a trovare le giuste misure per amarsi, senza ferirsi troppo, perchè in amore forse ferirsi è inevitabile...


martedì 20 ottobre 2009

20 ottobre 2009: una strada lunga 66 anni che valeva proprio la pena percorrere !


(nonno) Baffo stanotte, vigilia del suo 66° compleanno, l'ha trascorsa insonne come gli capitava da bambino, quando non riusciva a prender sonno, nella fremente aspettativa di ciò che sarebbe stata la festa del giorno dopo, e dei doni che avrebbe ricevuto. La veglia di questa notte invece è stata serena e senza ansia, e mi ha permesso di ripercorrere in rapida sequenza gli avvenimenti più significativi della mia vita, sia quelli che mi hanno dato gioia sia quelli che mi hanno recato tristezza. Non si è trattato di una semplice ed arida elencazione di cose positive e di cose negative, ma di una completa rivisitazione di tutti questi anni rivisti globalmente, trascendendo i singoli accadimenti per dar loro un valore unitario e degno di una esistenza spesa per il bene.
Ho ringraziato il Signore per tutte le cose belle che mi ha donato: la mia famiglia, il mio lavoro professionale come servizio per lenire le sofferenze degli altri, i miei amici, e soprattutto la mia fede in Lui; e anche per quelle che ha permesso che mi procurassero dolore: sofferenze fisiche, lutti di persone care ed altro, perchè mi caricassi da indegno cireneo di una piccola porzione della Sua croce. Quello che è certo è che non avrei rinunciato a nessuno di questi eventi , gioiosi o meno che fossero, perchè sono stati il patrimonio che ha arricchito la mia vita dandole il suo vero valore.
All'alba ho sentito il bisogno di alzarmi, e dopo aver pregato un po', ho messo per iscritto questo post che desidero proporvi.
Fra poco andrò a Messa, per dedicare a Gesù questa mia giornata di festa, e poi, vi confesso, tornerò in tutta fretta a casa, per stendermi sul letto e recuperare un po' del sonno perduto. Spero di riuscire a riposare, e di sognare un futuro sereno e felice da donare a tutti coloro che mi vogliono un po' di bene.
(nonno) Baffo va a nanna !

giovedì 15 ottobre 2009

Non permettere alla tecnologia interattiva di ridurre la realtà che vivi in realtà virtuale !


















Rifllettevo in questi giorni sul rapporto che ho col monitor del mio PC davanti al quale trascorro una parte del mio tempo, per motivi non professionali. E dal momento che mi trovo davanti ad un mezzo di comunicazione dalle molteplici ed accattivanti possibilità interattive, mi sono chiesto se questa comunicazione sia di mio giovamento o ne sia solamente vittima inconscia. Facendo un rapido esame dell'uso che ne faccio e del ritorno positivo che vedo nel rapporto che intrattengo con lui la risposta è stata per me positiva e rassicurante. L'uso che faccio del computer mi aiuta a migliorare e ad arricchire la mia persona. E non parlo di un semplice miglioramento dell'apprendimento o di tipo culturale, ma proprio, non vi sembri esagerato, di un miglioramento morale. A parte il blog che ho in rete , e che mi ha permesso un grandissimo arricchimento nelle relazioni interpersonali, facendo crescere in me il valore del servizio al prossimo e dell'amicizia, vi sono tante altre azioni interattive che hanno preso vita col mezzo informatico, che ho imparato a conoscere e ad orientare in senso positivo e di appagamento della mia persona. Si tratta in due parole di fare del PC quel buon uso che ti migliora e non quell'uso spesso negativo che se ne fa, servendosene in maniera impropria, e che fa abbassare di non poco il giusto standard della tua dignità di uomo. Basta pensare alla curiosità propria dell'uomo, che se mal orientata, può portare passando attraverso gli occhi, da un semplice voyeurismo al cibarsi di pornografia, e attraverso la mente, da una morbosa pseudointellettualità al decadimento di idee e valori culturali.
Basta così, preferisco invece darvi degli esempi della mia attività informatica, che sono quelli che mi gratificano in maniera positiva nell'uso di questo mezzo. Si perchè il computer è semplicemente un mezzo di cui servirsi per usi leciti, sia professionali che di evasione, e non un idolo profano da venerare, a cui sacrificare in olocausto le proprie buone qualità. L'uso del computer necessita innanzitutto di prudenza, poi di creatività personale e infine di un pizzico di sapienza. Dalla giusta miscela di questi ingredienti dipende il suo buon uso.
Come molti di voi ben sapete, quattro dei miei sei figli vivono ormai fuori casa, fra Palermo, Roma, Milano e gli Stati Uniti. Il mio contatto con loro, anche grazie al computer, posso certamente affermare che è quotidiano, come con gli altri due che abitano in casa. La mia famiglia vive unita anche se i suoi componenti non stanno sotto lo stesso tetto. Ed ecco dove entra in gioco il mio amico PC con l'aiuto dei suoi geniali programmi. Non mi riferisco alle ovvie email, che se anche velocizzano di molto la comunicazione non la rendono personalizzata come la intendo io. Mi sono allora inventato dei canali che realizzano una sorta di comunicazione non solo verbale ma soprattutto affettiva ed intima fra tutti noi. A cominciare dal gioco delle Maps di Google, all'uso di Google Earth, fino a giungere al più sofisticato Skipe. E così con una semplice ricognizione, ad una abitazione o ad un luogo di lavoro, da di una cartina topografica a due dimensioni, passo ad un immagine tridimensionale concreta e reale in ogni particolare, per poi entrare vitalmente oltre le mura del luogo dove vivono, servendomi semplicemente di una minuscola telecamera e di un piccolo apparato di ascolto a due vie, giungendo così ad un contatto visivo e sonoro con ognuno dei miei figli. Sul mio desktop durante la giornata si avvicendano le immagini delle case e dei rispettivi luoghi di lavoro dei miei figli. e così passo da una strada di Roma ad una di Milano, da una casa di Southbend in Indiana ad una casa di Palermo, dal Macro di Roma, alla Facoltà di Lettere di Palermo, alla Notre-Dame University degli Stati Uniti, in un fantastico volo che mi porta ad immaginarmi di volta in volta quale realtà concreta sta vivendo in quel momento ognuno dei miei figli. E' come vivere sotto lo stesso tetto annullando le distanze spazio-temporali. A questo punto se ne sento il bisogno clicco sull'icona di Skipe e se ho fortuna entro in contatto video ed audio con ognuno di loro, con i quali ci scambiamo in tempo reale fatti ed affetti della nostra vita quotidiana. Penso di aver così sfatato il detto: "lontano dagli occhi, lontano dal cuore".
Oltre a questo uso relazionale ed affettivo, un altro uso che affido al mio computer è quello di rivisitare la memoria storica della mia vita, per riappropriarmi, servendomi del mio archivio, di vecchie fotografie: di familiari e conoscenti alcuni ancora viventi e altri purtroppo non più, e di luoghi d'epoca che sono stati palcoscenico della mia infanzia, della mia giovinezza e della mia maturità. Ricostruire questo percorso storico, dà un significato alla tua vita del tutto particolare, è storia sì, ma una storia vitale e dinamica che continua a gratificarti e che puoi raccontare con orgoglio a figli e nipoti convinto di averla spesa al meglio. E' come rimettere insieme una dopo l'altra le preziose tessere di un puzzle unico ed irrepetibile.
Penso di essermi dilungato abbastanza, ci sarebbe tanto altro da dire, ma vi basti sapere che la sera quando vado a letto, e sul monitor scorre silenzioso lo screensever con una storia animata di avvenimenti antichi e recenti, in bianco e nero e a colori, ho la netta percezione che ho condiviso la mia giornata con mia moglie e tutti i miei figli, avendo scritto un'altra pagina della fantastica storia della nostra famiglia.

P.S. E' d'obbligo precisare che l'interattività ha un significato solo fra due persone, perchè dotate entrambe di cuore ed intelligenza che possono interagire, suona invece artificiosa se mette in relazione una persona con una macchina incapaci di reciprocità affettiva.

venerdì 9 ottobre 2009

Degenza: ancora con allegria e fiducia in Dio.


il giorno dopo l'intervento...

La frase che faceva da sottotitolo alla vignetta del post al mio intervento chirurgico:"è sempre meglio prendere la vita con allegria", non fu mai più profetica. Infatti solo il buonumore e l'essere docile alla volontà di Dio, mi ha fatto accettare il dover subire comunque un altro intervento chirurgico, non quello già programmato (si avete capito bene!), a cui dovrò comunque sottopormi più avanti, fra qualche settimana. Ecco cosa è successo: la vigilia dell'intervento, dalle visite pre-operatorie i colleghi medici si sono accorti di una patologia vascolare all'arto inferiore che avrebbe potuto comportare una severa complicazione post-operatoria. In poche parole o una tromboflebite o addirittura una trombosi venosa profonda. La decisione a questo punto è stata quella di procedere comunque ad un intervento, non quello previsto, ma quell'altro per correggere la nuova patologia riscontrata, giusto in tempo. Quindi oggi mi trovo comunque degente per un decorso post-operatorio, anche se di minor durata, dovuto all'intervento alternativo, e conclusosi con successo, e non per quello per cui ero stato ricoverato, che per adesso rimane in stand-by, e per il quale vi toccherà pregare di nuovo e fare il tifo ancora una volta. Vi ringrazio per le vostre preghiere che come vedete sono infatti servie oltre che per l'imprevisto impervento, ance ad illuminare le menti dei colleghi nel rendersi conto della patologia che era stata trascurata e che non avevano in un primo momento preso in considerazione. L'unica differenza rispetto all'altro intervento è stata che questa non necessitava dell'anestesia generale, ma soltanto della epidurale. Ed è così che durante le circa due ore e più in sala operatoria non ho sciupato il mio tempo inutilmente, ma mi sono dedicato a pregare il Signore per tutte le necessità che mi sono venute in mente, e in particolare per ognuno di voi a cui avevo chiesto preghiere, con nome e cognome, e per ogni vostra intenzione. Sono tornato al mio letto dalla sala operatoria molto contento per aver impiegato bene il mio tempo.
Da tutto ciò che è accaduto in questi due giorni potete ben vedere che pregare non è mai tempo sprecato. Noi preghiamo e Gesù, che ne sa decisamente di più, decide dove indirizzare le nostre richieste per il miglior bene dei suoi figli.
Concludo quindi ribadendo che per un cristiano vale sempre la pena di prendersela allegramente e non preoccuparsi inutilmente prima del tempo, cosa di cui si fa carico per noi il buon Dio.
Un saluto dal mio letto e a risentirci al più presto da casa,
(nonno) Baffo

P.S.Tranquilli: non mi esimerò dal tornare ad interpellarvi, al momento opportuno, per il prossimo intervento.

domenica 4 ottobre 2009

Auguri a "laquintafiglia" dal Campidoglio



sabato 3 ottobre 2009

(nonno) Baffo tornerà più in gamba di prima !


E' sempre meglio prendere la vita con allegria !


Il titolo del post potrebbe farvi pensare che ultimamente mi sono montato la testa autoincensandomi, ma non e così, il rifererimento alla gamba è molto concreto, dal momento che martedì prossimo mi ricovererò a Roma presso il Campus Bio-medico, dove giorno 8 sarò sottoposto ad un'intervento chirurgico di una certa importanza, appunto alla mia gamba sinistra, che ultimamente ha accentuato i suoi capricci, procurandomi seri fastidi. Dovendo andare dietro a Giulio e agli altri nipoti, che spero arriveranno presto, devo mettermi in sesto ed essere un nonno efficiente e come ho detto "più in gamba di prima". Se vi scrivo di questa situazione che dovrò affrontare la prossima settimana, è per fare ai miei amici e lettori del blog una semplice richiesta: fate il tifo per me, e soprattutto dedicatemi una piccola preghiera per la buona riuscita dell'intervento. Spero di munirmi di un PC portatile per queste 2 settimane di degenza che mi aspettano, quindi tenetemi compagnia scrivendomi di tanto in tanto, se volete, per non farmi sentire troppo solo.
Mi raccomando (nonno) Baffo conta su di voi.

giovedì 1 ottobre 2009

Emergenza educativa...

Il Papa, come altre personalità di rilievante spessore culturale, nonchè di indubbia onestà intellettuale , pongono l’accento sull’emergenza educativa che caratterizza l’attuale momento storico, in una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo. Questo giusto per spiegare il motivo che mi induce così spesso a fare riferimento a problemi riguardanti l'educazione. Senza alcuna presunzione sento il bisogno di dare il mio pur piccolo contributo attraverso le cose che racconto nel mio blog su di un tema così importante, che nessuno di noi può ignorare. Vi ringrazio per la pazienza che dimostrate nel leggerle e commentarle, (nonno) Baffo.

F A I P : l'acronimo educativo di (nonno) Baffo !


Come potete ben vedere sono le iniziali della parole che sottotitolano le immagini in alto, quelle che mi hanno portato molti anni fa ad inventarmi il singolare acronimo FAIP, che mi tornava utile per portare alla mia mente le quattro tappe che doveva conquistare ed acquisire nel suo percorso formativo un bambino per raggiungere la sua maturità infantile. Di ciò avevo letto in un interessante articolo di pedagogia della prima infanzia, di cui purtroppo non ricordo il nome dell'autore e nemmeno la rivista dove era pubblicato.
Ciò che mi colpì molto fu la chiarezza e la competenza con cui erano trattate le varie tappe dell'età evolutiva proprie dei bambini che mi stavano intorno. Queste caratteristiche le avevo sempre osservate, in embrione, in ognuno dei miei figli, e così le ho adottate come falsariga per educarli, con risultati, devo ammettere quasi sempre positivi.
Il bambino nei primi mesi, attraverso l'accettazione da parte dei suoi genitori, che percepisce dall'affetto nei suoi confronti, acquista la fiducia del suo stare al mondo, ed è questa fiducia,in se stesso e negli altri, che lo porta poco alla volta a tentare di muoversi liberamente e con sicurezza nell'ambiente che lo circonda, appropriandosi così della sua autonomia, ed è a questo punto, che divenuto padrone del suo territorio, comincia a sviluppare la sua iniziativa, sevendosi del gioco, col quale imita i modelli fornitigli dagli adulti, che non possono esimersi dal proporsi in maniera esemplare. Un passo alla volta, questo agire con libertà, lo porterà fino all'età prescolare, avendo acquisito l'attitudine della produttività, che è la capacità di integrarsi in maniera partecipativa nell'ambito sociale che lo circonda , divenendone uno dei protagonisti attivi, sia in famiglia che a scuola, venendone accettato positivamente.
Non accompagnare la formazione di un bambino, con la cura dovuta, in ognuna di queste quattro fasi e al momento opportuno, porta quasi certamente allo sviluppo di modi di essere opposti a quelli naturali esaminati prima, ed ecco che quasi inevitabilmente il bambino che non ha acquisito la fiducia in se e nel gli altri sarà destinato ad essere diffidente ed incerto, quello che non è cresciuto nell'autonomia crescerà dipendente e soggetto agli altri, quello incapace di iniziativa sarà un pigro ed un insicuro nel prendere decisioni e metterle in atto, ed infine il bambino non produttivo sarà non partecipativo e con serie difficoltà ad instaurare rapporti di comunicazione con i coetanei.
Facciamo adesso un salto in avanti e analizziamo il carattere di un adolescente o di un adulto che abbiano problemi di comportamento quali: l'insicurezza, la timidezza, l'introversione, l'incapacità di agire liberamente prendendosi il carico delle proprie responsabilità, in poche parole di individui chiusi in se stessi, malinconici ed insoddisfatti, e con un atteggiamento ribelle ed aggressivo verso il prossimo che ritengono la causa delle loro insicurezze e dei loro limiti. Ebbene è il non aver vissuto in maniera armonica e congruente le quattro tappe di cui abbiamo parlato che ha portato ad un individuo dal carattere individualista ed introverso incapace di adattarsi alla realtà di tutti. Per recuperare questi adolescenti, cosa sempre possibile, è necessario individuare quale e quante di quelle tappe non ha sviluppato nella sua crescita, a causa sicuramente di un'educazione disattenta ed approssimativa, e fargliele recuperare seguendo lo stesso ordine naturale in cui gli si sarebbero dovute proporre. Non si potrà sicuramente essere partecipativi se non si è prima acquisita: fiducia,autonomia ed iniziativa. Solo così si potrà riannodare il filo dello sviluppo che si è troncato durante la sua crescita.
Bisogna aver chiaro che la formazione di un figlio e di una persona in genere non è un fatto episodico ma bisogna esser consapevoli che l'educazione è un esercizio permanente, e non intervenendo si rishia di avere adulti ammalati di adolescenza cronica ed inguaribile.
Concludo dicendo che "il trucco" messo in atto per educare i miei figli è stato per me quello di far uso dell'originale acronimo da me concepito per pure esigenze mnemoniche.
Regalo il mio FAIP a tutti quei giovani genitori e non che volessero usufruirne per metterlo in pratica con i loro figli piccoli o grandi che siano. E' un percorso che mi sento di garantire e di sottoscrivere per i buoni risultati che ho perseguito nell'ambito della mia famiglia.
(nonno) Baffo

P.S. Perdonatemi ma dimenticavo di dire la cosa più importante, e cioè che tutto ciò che ho raccontato ha un significato se alla base dell'azione educativa c'e il dono dell'amore più grande al mondo, quello tra genitori e figli.