La mia foto
Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

martedì 31 marzo 2009

Randy Pausch: " Un uomo che con la sua morte ha insegnato agli altri cos'è la vita "

"Sto per morire e mi sto divertendo. E continuerò a divertirmi ogni giorno che ancora mi resta da vivere. Perché non c’è un altro modo per giocarsela".
Questa una delle affermazioni più significative pronunciate da Randy Pausch nella sua indimenticabile "Last Lecture" (L'ultima lezione). di cui vi propongo il video sottotitolato in italiano, e il link per accedere alla sua biografia. Vi renderete conto che qualunque commento alle sue parole sarebbe solamente banale ! Questo sì che è un vero testamento !


lunedì 30 marzo 2009

Gli scatti di Baffer-six !


" Dopo la mietitura "

sabato 28 marzo 2009

V Domenica di Quaresima




















Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni (12,20-33).
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli domandarono: "Signore, vogliamo vedere Gesù". Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Filippo e Andrea andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: "E' venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. I verità, in verità vi dico, se il chicco di grano caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde , e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre mio lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!. La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato". Disse Gesù:"Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.


L'eccessivo amor proprio ci isola e ci rende sterili, bisogna morire a se stessi, seppellendo il proprio egoismo, per dare fecondità apostolica al proprio cuore.

giovedì 26 marzo 2009

Una cosa, un'altra, un'altra ancora, e poi ? Beh, poi forse un figlio !







Colta questa mattina al volo dalla striscia pubblicitaria di una emittente radio locale:

" Caro: vorrei un soggiorno in puro stile etnico "." Si, cara ".
" Caro: vorrei delle belle porte in massello di legno ". "Si, cara ".
" Caro: vorrei un bel giardino con arredi, per far giocare i bambini ".
" Ma come cara, pure il giardino? "
" Si caro, ma non è un problema, da "Arredo Verde" di Pinco Pallino,
in via Vattelappesca a Palermo, tutto ciò può divenire realtà ! "
" Ma cara: e i bambini ? " " Beh caro, a quelli ci penseremo poi ! "

Il mio commento di risposta a questo spot radio-trasmesso, ascoltato per puro caso, è una semplice storia per sommi capi di una vita realmente vissuta, da una coppia di mia conoscenza:

"Lui e lei erano due giovani universitari, appena ventenni, che si sposarono, anche grazie al generoso aiuto dei loro genitori. Ebbero dopo un anno un figlio, completarono i loro studi universitari, e in capo a tre anni si trasferirono in una città del Nord per la specializzazione medica del marito. Con i pochi risparmi messi da parte, risalenti a regali ricevuti per il loro matrimonio, misero su una capanna dove abitare. Chiaramente quei soli risparmi non erano sufficienti, in quella grande città, per condurre il menage familiare. Allora il papà, che di giorno frequentava la scuola di specializzazione, trovò un lavoro per tre notti a settimana in un centro medico di pronto soccorso. Con le 120mila lire al mese guadagnate, siamo a cavallo degli anni '60-'70, la piccola famiglia tirava avanti dignitosamente e senza patire affatto la fame. Ma ecco che era in arrivo il secondo figlio. Le cose si complicavano un pò, ma niente paura: al lavoro notturno si aggiunse quello part-time che un medico della clinica universitaria offrì al giovane collega, presso il suo secondo studio fuori città. E così le cose ripresero il loro tranquillo corso. Poi giunse il conseguimento della specializzazione, e la famiglia, composta ora da quattro persone, fece rientro alla città d'origine. Il capofamiglia cominciò ad esercitare la sua professione collaborando nello studio di un parente molto disponibile nell'aiutarlo. E poco alla volta da una casa in affitto, passarono all'acquisto di una casa propria, chiedendo in prestito, senza vergogna, del denaro ad amici e parenti. Fortunatamente nessuno si tirò indietro, e in capo a qualche anno, la professione diede i suoi frutti, i debiti vennero tutti saldati, e la famiglia continuò la sua vita serenamente, accettando anche qualche piccolo e anche meno piccolo sacrificio. Nel frattempo era arrivato anche un terzo figlio. Il medico acquistò un certo prestigio professionale in città, e la situazione economica subì un incremento proporzionale alla crescita della ancor giovane famiglia. Per farla breve ai primi tre figli, tutti maschi, vennero a tener compagnia altri tre figli, tutte femmine. La piccola famiglia di tre persone dalla quale eravamo partiti era arrivata ad una felice famiglia di otto persone, le quali non vissero mai nel lusso smodato, ma nemmeno vissero mai di stenti, conducendo una vita comoda, ma sobria, nella quale non è mai mancato il necessario.
Concludendo questa storia, forse banale, e che continua ancora felicemente, mi sembra di dover rilevare che è stata la nascita dei figli che ha via via creato a questa famiglia delle esigenze, alle quali con un impegno puntuale e un pò sacrificato i genitori hanno fatto fronte, e non sono state invece delle esigenze superflue a non permettere il loro affacciarsi alla vita.


Riflettete sullo spot e sulla storiella e tiratene voi le conclusioni !



P.S. Sarei un ipocrita se adesso non vi confessassi che la storia è palesemente autobiografica !

domenica 22 marzo 2009

IV Domenica di Quaresima


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,14-21.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

La verità della parola di Dio è la luce che illumina il nostro cuore e la nostra intelligenza, l'uomo di oggi invece preferisce spesso l'oscurità per nascondere le sue menzogne sulle verità di sempre che danno dignità alla vita dell'uomo.

sabato 21 marzo 2009

La mia vita: dalla bachelite dei 78 giri al policarbonato dei CD, passando per il vinile !
















Questo che vedete nelle immagini del post è il giradischi, decisamente vintage, che mamma E:R: mi ha regalato due giorni fa per il mio onomastico. Non potete sapere quale serie di piacevoli emozioni questo gradito dono ha provocato nella mia vita di queste ultime 48 ore, e che sicuramente continuerà a provocare. Prima di tutto la ricerca dei dischi necessari a rendere utile e vitale l'oggetto ricevuto in regalo. Ricordavo che in soffitta o in qualche ripostiglio erano conservati i dischi acquistati con i risparmi di studente ginnasiale o ricevuti in dono dagli anni '50 in avanti. La ricerca è stata fruttuosa, ho così ritrovato in tre luoghi diversi: un carpettone di plastica con una trentina di rari e preziosi 78 giri; un contenitore metallico con un centinaio di 45 giri (quelli col grosso buco al centro); ed una nutrita pila di LP (33 giri) dalle copertine variopinte. Già il rivedere e il riavere tra le mani quei dischi di varie dimensioni e di materiali diversi, mi ha procurato la piacevole sensazione di un tesoro ritrovato, ed ha subito messo in moto la mia curiosità di vedere di cosaero tornato in possesso. E' cosi iniziato un pomeriggio di bei ricordi, a ritroso nel tempo, a partire dagli anni '50, legati ad oguno di questi ogetti "cult" ritornati alla luce.
Mi è sembrato quasi naturale partire nel mio revival dai più vecchi e fragili 78 giri in bachelite, ed ecco riscoprire cantanti: dalla voce robusta come Frankie Laine, dalla voce melodiosa come Bing Crosby, e dalla voce cantilenante come Fats Domino; e poi le prime incisioni dei pionieri del rock'n'roll: come Elvis Presley, Little Richard, i Platters, Bill Haley (il re del rock), Jerry Lee Lewis ed altri che avevano eccitato la fantasia di noi adolescenti di quegl'anni, e ci avevano fatto scoprire "l'america". Un'etichetta di un disco della Columbia, una delle case più prestigiose del tempo, portava scritto il titolo della famosa canzone "Dream", cantata da un giovane Frank Sinatra, tratta dalla colonna sonora dell'indimenticabile film del '55 : "Papà Gambalunga", interpretato da Fred Astaire e Leslie Caron, le cui sequenze sono ancora vive nella mia memoria.
Sono poi passato a dare uno sguardo ai 45 giri, e lì ho ritrovato il primo disco in vinile da me acquistato nel '58, da un amico che li ritirava direttamente dagli States; sto parlando di "Banana Boat Song" del famoso "re del calypso" Harry Belafonte. Poi mi sono ritrovato fra le mani le prime canzoni di un 18enne Peppino di Capri, come "Nu ne peccato" , "Ghiaccio" e "Malatia", e ancora un'incisione di "The end", interpreata da un ispirato Earl Grant, legata al ricordo di una mia infatuazione adolescenziale. E ancora canzoni di Pat Boone, Neil Sedaka, Paul Anka e tanti tanti altri, troppi da ricordare.
Tutti questi pezzi musicali li avevo ballati, insieme ai miei amici del tempo, nelle classiche "feste da ballo" in casa, che si tenevano il sabato pomeriggio insieme alle nostre coetanee più "spregiudicate" ed "emancipate". Erano incontri preceduti da una laboriosa preparazione per trovare le persone disponibili a mettere a disposizione la loro casa, e soprattutto le ragazze che avessero ricevuto il permesso da "illuminati genitori" per partecipare all'evento a cui prendevano parte esponenti dei due sessi. Era così che si metteva in piedi un pomeriggio danzante, sorta di "discoteca ruspante" di quei tempi. Capitava anche che il sospirato happening qualche volta andasse deserto o che ci si ritrovava soltanto in 8 o 10 persone. Qualcuno di noi più temerario cominciava a fumare le sue prime sigarette, invidiato da coloro che non osavano trasgredire, e le bevande che venivano servite insieme a qualche dolcetto erano strettamente analcoliche, come aranciata e cocacola. Una cosa comunque è certa: ci divertivamo, con poco è vero, ma ci divertivamo, senza crearci troppi problemi. Mi ricordo che esistevano le coppie fisse, che vivevano in un loro mondo a parte, colpiti dalla loro prima "cotta". Non scandalizzatevi del fatto che alcune di queste coppie del sabato pomeriggio siano poi diventate nella vita marito e moglie. Per esempio due carissimi amici, Giana e Giovanni iniziarono la relazione, che li doveva poi portare al matrimonio, in quarta ginnasio; per non parlare del sottoscritto che a 18 anni ballava "i lenti" col batticuore in coppia con mamma E.R., la madre dei miei sei figli.
Comunque tornando a giovedì scorso, il pomeriggio era quasi alla fine e stavo dando un'ultima occhiata ai più impegnativi 33 giri, acquistati quando le finanze avevano cominciato a permetterlo. Ho ritrovato le raccolte d'annata di Frank Sinatra, "The Voice", di Ray Charles, The Genius, dei Beatels, dei Bee Gees, l'album della colonna sonora del mitico "West Side Story", e dell'elegante "My Fair Lady". Non posso non citare l'emozione che ho provato nel ritrovare i dischi comprati durante il mio soggiorno negli Stati Uniti nel 1960, a 16 anni, e portati in Italia come autentiche e sconosciute rarità, ognuno dei quali mi ricorda momenti e luoghi bellissimi di quel fantastico viaggio fatto da giovane.
A questo punto è giunta alle mie orecchie una voce che diceva: "a cena". Ho spento a malincuore il giradischi, riposto i preziosi cimeli musicali, con l'impegno verso me stesso che alla prima occasione avrei ripreso l'ascolto di quella musica che ha accompagnato tanti momenti, alcuni gioiosi altri meno, della mia vita, rimandandomi a ricordi di eventi e di persone, il tutto in una sorta di dolce nostalgia dei tempi trascorsi, ma senza rammarico dal momento che il semplice ascolto di questa musica è capace di farmi apprezzare ciò che ho vissuto e condiviso piacevolmente con tante persone.
Oggi sto scrivendo questo post mentre in sottofondo ascolto la V Sinfonia di Beethoven, in una magistrale esecuzione della Berliner Philharmoniker dei primi anni '60, diretta dall'insuperabile Wilhelm Furtwangler, anche questo un regalo dell'allora fidanzata mamma E.R.
Mi rendo conto che il fruscio provocato dalla puntina sul vinile del disco è una poesia che non può essere surrogata dalla silenziosa ma fredda purezza di un laser che sfiora il policarbonato di un CD di ultima generazione; è come voler eliminare il rumore delle pagine sfogliate da un bel libro, abituandosi alla silenziosa e fredda lettura di un testo informatico del quale è impossibile accarezzare le pagine.
Concludo col dirvi che i ricordi non sono qualcosa che appartiene solo al nostro passato e quindi privi di vita, ma sono le robuste radici che danno linfa e sostegno al frondoso albero della nostra esistenza ricco di frutti fecondi e saporiti, che dobbiamo avere il gusto di voler assaporare.

domenica 15 marzo 2009

III Domenica di Quaresima



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 2,13-25.
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.


Che lo zelo per la casa del Signore ci trovi impegnati a proteggere la Chiesa, e a non permettere che se ne faccia scempio. Dobbiamo impegnarci in prima persona nel proteggerla dagli attacchi indegni e in malafede che le vengono fatti e dall'indifferenza di cui è oggetto.

venerdì 13 marzo 2009

La parte per il tutto !











"Per farmi accettare, a chi la voleva, la davo!". Questa la cruda e sconcertante notizia che telefonicamente, una di queste mattine, un'ascoltatrice di Radio DJ, senza peraltro far mistero del proprio nome, e portandola a conoscenza della nazione intera, dava all'impassibile conduttore del programma, alla cui domanda:"e sei stata accettata?", la suddetta ascoltatrice rispondeva con un amaro e squallido:"no, ahimè, soltanto usata".
Ciò che mi ha colpito di più come prima cosa è stata la necessità di rendere noto a tutti, senza un minimo di pudore o riservatezza il suo problema. Questa confessione pubblica e il tono della sua voce lasciavano percepire come una necessità di liberarsi di un angoscioso peso, quasi il bisogno di esorcizzare questo suo comportamento rendendone partecipi tutti. Non so, forse nel tentativo di giustificare se stessa. Comunque non intendo minimamente addentrarmi in considerazioni di taglio morale, perchè questa non è la sede più adatta. Sono problematiche che secondo me vanno affrontate solamente a tu per tu per la delicatezza del contenuto.
Voglio invece chiarire cosa si intende per " farsi accettare ", visto che questo sembrava essere il problema dell'ascoltatrice radiofonica. L'accettazione è una situazione relazionale , caratterizzata da tre elementi: la persona che offre, la persona che riceve, e il dono che viene rispettivamente offerto dall'una e accettato dall'altra. L'accettazione può fregiarsi o meno di un marchio di qualità, come si direbbe oggi, e quindi la relazione che c'è alla base può essere di buona o di scarsa qualità, e di conseguenza può essere o non essere di buona qualità il dono in questione, e possono possedere o meno qualità umane e morali le persone in gioco nella relazione. Dopo aver pagato un caro prezzo, Urania, questo il nome di fantasia con cui farò riferimento all'ascoltatrice, si è resa conto che il dono che doveva fare di se stessa non era una parte del suo corpo , ma tutta la sua persona. Nel momento in cui si è riconosciuta come persona, fatta non solo di corpo ma anche di interiorità, ha preso coscienza della sua totalità, rendendosi conto che questo era il dono da offrire perchè venisse accettata da qualcuno che fosse in grado di apprezzarlo perchè capace di coglierne il valore.
Nelle tappe dell'età evolutiva che vanno dalla nascita all'adolescenza, la persona umana acquista la capacità di amare e di farsi amare, se il clima di fiducia e di affetto nei suoi riguardi è stato curato con molta attenzione da parte dei genitori all'interno della famiglia. Solo l'aver superato positivamene questa fase dà all'adolescente prima e all'uomo maturo poi la capacità di accettare innanzitutto se stesso, di accettare l'altro, e farsi accettare in tutta la sua totalità fatta di corpo e spirito. Un comportamento deviato, com'è secondo me, quello di Urania nasce spesso dal non aver ricevuto in famiglia, fin da piccoli, quella cura della persona che fà sviluppare armonicamente tutte le componenti di cui è costituita: corpo, psiche ed interiorità. Il rischio evidente se ciò non è avvenuto è che si scambi la parte per il tutto, e si dà di se o si accetta dagli altri solo la parte più superficiale ed effimera della persona, dal momento che questa non è stata resa di valore e di qualità dalla propria interiorità.
La sprovveduta Urania con molta probabilità non conosceva se stessa, nè il patrimonio della sua interiorità, che rende ricca di valori una persona, e quindi non si piaceva e non si accettava, passaggio obbligato per aspettarsi dagli altri la vera accettazione e non solo l'uso sessuale del proprio corpo. Finalmente poi deve aver scoperto di non essere semplicemente un corpo, ma molto di più, e ha accettato lei stessa per prima il valore della sua persona, un tesoro da poter donare agli altri perchè venga accettato con la dignità che merita, senza fraintendimenti. La storia comunque è a lieto fine, dal momento che la nostra amica ha poi dichiarato di aver trovato qualcuno che si è veramente interessato a lei apprezzandola, tanto da sposarla, facendone una felice moglie e madre di due figli.

domenica 8 marzo 2009

Spigolando fra i blog degli amici !

Spigolando in questi giorni fra i blog degli amici in rete, ho scoperto, ammetto la mia ignoranza, l'esistenza di Yiruma, un famoso pianista sudcoreano trentunenne, che interpreta le sue composizioni in maniera magistrale, comunicando all'ascoltatore accattivanti sensazioni. Ringraziando l'amica blogger per questo regalo, propongo anche a voi un famoso brano del compositore: "River flows in you", tratto da un suo album del 2005 dal titolo "First love". Spero di avervi fatto cosa gradita, Baffo !

Godetevi qualche momento in piacevole relax !

sabato 7 marzo 2009

" Te la do io la Svezia ! "







L'antefatto a questo post lo trovate nel blog in "Album di famiglia" del 10 giugno 2008. Lì parlo di come Baffo conobbe Mamma E.R. e dell'inizio della loro relazione sentimentale. Ma adesso che ci conosciamo meglio vi racconterò un particolare inedito che diede consistenza e su cui si fondò quella relazione. Era l'estate del '62, quando dopo aver conseguito la maturità classica, nonostante avessi cominciato a "flirtare" con Mamma E.R. , non rinunciai comunque al mitico viaggio in Scandinavia, programmato da tempo, insieme al mio amico e compagno di scuola Gigi. E fu così che a fine luglio, dopo aver salutato Mamma E.R. con un semplice ma affettuoso: "arrivederci al mio ritorno", partii in tutta tranquillità per il Nord Europa. Arrivai a Stoccolma, e lì era dove si sarebbe dovuta consumare una probabile, pragmatica ed effimera avventura, quasi obbligatoria nell'immaginario collettivo maschilista degli anni '60, di un maschio dal fascino latino con la bionda vichinga scandinava di turno, ma non fu così, fu invece il luogo che diede inizio ad un'avventura non episodica ma definitiva, che ha felicemente segnato per sempre tutta la mia vita. Era una mattina di settembre del '62 appunto, quando venne a svegliarmi da un sonno profondo, verso le 10 del mattino, la proprietaria della casa dove eravamo ospitati, dicendomi che c'era qualcuno al telefono che chiedeva di me dall'Italia. Ancora mezzo addormentato, mi preoccupai un pò, perchè nessuno tranne i miei familiari sapevano dove fossi alloggiato, e tanto meno avevo dato loro il numero di telefono, che ignoravo completamente. Era sicuramente successo qualcosa di poco piacevole, presi la cornetta del telefono preparandomi ad ascoltare una notizia non buona, ma al mio: " pronto! ",seguì in risposta un "come stai ?", passò qualche attimo prima che mi rendessi conto, con grande sorpresa e stupore, che era la voce di Mamma E.R. quella che giungeva al mio orecchio, e mentre mi chiedevo perplesso come avesse fatto a trovare il numero telefonico per chiamarmi, mi giunse un: "che fai, ti diverti ?". Risposi che sì, che stavo bene, che la città era bella e altre banalità del genere. Lei aggiunse semplicemente: "niente, volevo solo sentirti, ciao e a presto". Fine della telefonata. Mentre riagganciavo mi dissi: "sei spacciato", ma tornando verso il mio letto con l'intenzione di riprendere il sonno interrroto, si fece d'un tratto strada nella mia mente, con evidenza, un piacevole pensiero, chiaro e privo di dubbi : avevo appena parlato al telefono, senza possibilità di ripensamenti, con colei che sarebbe stata per sempre la compagna della mia vita. Da allora ho imparato che le decisioni importanti nella vita di una persona sono spesso questione di un attimo. Importante è saperle cogliere e metterle in atto con amore e volontà !

P.S. Sono passati 47 anni, e mi rendo sempre più conto che Mamma E.R. sapeva bene quello che voleva, e con quella semplice telefonata mi diede la possibilità di capire che anch'io volevo la stessa cosa.

venerdì 6 marzo 2009

Gli scatti di Baffer-six !



" Saline al tramonto 1° "