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Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

venerdì 30 ottobre 2009

Ultim'ora ...


Stamattina, discutendo in maniera brillante la sua tesi in Psichiatria, la nostra Baffer-4 si è specializzata col massimo dei voti e la lode. Nel prossimo futuro la vedremo in partenza per New York dove è stata chiamata, per frequentare uno stage di alcuni mesi, dopo l'acquisizione del suo brillante curriculum da parte del Presbyterian Hospital della Columbia University.
Vai che sei forte, Pà !

sabato 24 ottobre 2009

Un "post scriptum" doveroso sui porcospini di Schopenhauer !




















Le ralazioni forti.

Penso che sia necessaria una qualche precisazione al post precedente, poichè non vorrei si corresse il rischio di intendere la relazione sentimentale forte, come una vita di coppia vissuta fino in fondo tra continue e gratuite sofferenze, crogiolandosi in una sorta di ineluttabile masochismo, al contrario di quella debole che pur tenendosi al riparo dal dolore finisce coll'essere effimera e di breve durata .
Per andare sul concreto circa 50 anni fa, 47 per la precisione, riccio Baffo incontrò riccia mammaE.R, e fin da quel momento ebbe inizio un coinvolgimento che li portava ad avvicinare sempre più i loro cuori. Ma capitava che pur nella gioia dell'innamoramento, fra i due ci fosse anche sofferenza. A quanto pare i loro aculei qualche volta erano causa di sanguinamento per i loro cuori. Come era possibile che pur avvenendo ciò, e nonostante il dolore che provavano, pur se appagati dal loro amore, continuassero in questo rapporto a due sempre piu intenso.
Secondo me, passando adesso alla prima persona, accadeva che l'avvicinarsi sempre più dei nostri cuori, portava anche ad un avvicinamento ancora più assoluto che era quello delle nostre intimità personali, che fino a quel momento erano state autonome e libere, e non avevano dovuto render conto a nessuno di quello che era il loro patrimonio interiore più profondo. Adesso ci trovavamo a dover condividere questo patrimonio personale ed intimo poco alla volta con un altro. Gli aculei provocavano delle brecce nei nostri cuori, attraverso le quali venivano fuori segreti gelosamente custoditi da sempre e mai condivisi con nessuno, forse per pudore, e che il doverli adesso condividere arrecava sofferenza. Il dover metter a nudo se stessi permettendo ad altri di venire a conoscenza di cose gelosamente custodite da sempre, porta inevitabilmente ad un disagio che provoca una certa pena. Ognuno di noi due avrebbe dovuto tenere presente innanzitutto che questo accadeva ad entrambi. L'atto di donare qualcosa di sè gratuitamente, comporta un disagio morale dovuto ad un dover rinunciare ad una parte di sè per condividerla con l'altro. Questo disagio è dovuto all'immaturità del nostro "io" adolescenziale, che non si è ancora aperto al "tu", per diventare il "noi" che diviene il vero soggetto della vita di una coppia.
Bene abbiamo accettato queste sofferenze che le nostre spine ci procuravano l'un l'altro. Le ferite attraverso cui veniva fuori qualcosa di noi, via via cicatrizzavano, e una volta rimarginate ci rendevamo conto che il segno delle cicatrici rimaste sul nostro cuore, invece di deturparlo, lo avevano arricchito di qualcosa di bello che prima non possedeva, facendolo maturare nell'amore.
Un cuore segnato da molte cicatrici è sicuramente un cuore che ha amato molto, rappresentando ognuna di esse qualcosa di buono di noi di cui ci siamo spogliati per farne dono all'altro. In questi 44 anni di relazione coniugale di queste cicatrici ce ne sono tantissime, e ce ne saranno tante altre, e altre ferite sono ancora in via di guarigione, tutte a testimoniare una vita affettiva vissuta intensamente. Questo è proprio di una vera relazione affettiva che è per sua essenza dinamica e non sterilmente statica e che col tempo si rinsalda sempre di più. Tutti questi momenti di prova hanno fecondato la nostra relazione, facendola crescere con gioia e donandoci felicità reciproca. Ecco cosa è avvenuto: che le nostre intimità ferite dagli aculei hanno abbandonato il loro sterile isolamento per condividere la parte più nascosta di sè con quella dell'altro.
Baffo e mammaE.R oggi possono dire che la loro relazione è forte perchè hanno accettato le sofferenze che gli procuravano i loro aculei appuntiti (che non sono altro che le armi dell'amor proprio), trasformandole in atti di donazione gratificante e portatrice di gioia.
A questo punto è chiaro che prigioniero del proprio egoismo il masochista pensa solo al proprio piacere personale, chi ama invece dona con generosità per dare gioia e far felice l'altro.


...Dona te stesso alle persone che incontri nella vita...ma non aspettarti che ricambino...anzi chiederanno sempre di più...Un cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra ma...si...dona !...


P.S. Sono sicuro che mamma E.R mi abbia perdonato invece per quelle ferite inutili e gratuite che alcune volte le ho procurato con i ridicoli residui del mio amor proprio, di cui è sempre difficile liberarsi.

venerdì 23 ottobre 2009

I porcospini di Schopenhauer … e le relazioni deboli !



I porcospini di Schopenhauer.


I componenti di una famiglia di porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté il dolore di prima; di modo che erano confusi fra i due mali: il freddo e il dolore. Finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
(A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, II, 2, cap. 30, 396)


Alcune volte per l’uomo l’unica soluzione per risolvere un problema è quella che comporta sacrificio, allora preferisce ricorrere ad una soluzione di accomodamento piuttosto che patire una molestia sia fisica che morale. Ciò più che fortificare il carattere e i comportamenti dell’uomo ne indebolisce la volontà e lo rende disponibile ai compromessi. L’apologo di Schopenhauer sembra calzante per ogni tipo di relazione che oggi si instaura fra due persone in qualsiasi ambito, nella politica, nel lavoro, negli affari, nell’amicizia e nelle relazioni sentimentali. Mi limito a prendere in considerazione queste ultime che sono quelle che mi stimolano di più ad una riflessione personale. Mi sembra un'immagine perfetta di molte relazioni infelici dei nostri giorni. Si cerca l'altro per vincere la propria solitudine, ma quando si scoprono gli aculei lo si lascia, perchè si cercava solo di vincere il freddo della propria solitudine. E ricomincia la ricerca, in un continuo illudersi e disilludersi che abbatte la speranza e infiacchisce la capacità di amare. Non è possibile amare senza fare e farsi del male, come i porcospini della favola di Schopehauer, che d’inverno si stringono l’un l’altro per trovare calore ma poi si ritraggono per evitare gli aculei dei propri simili. E’ una metafora perfetta della vita sentimentale di noi esseri umani, che ci dibattiamo fra il dolore del coinvolgimento e l’isolamento dell’amore. Indecisi tra il calore e il gelo, tra la fiducia e la sfiducia reciproche, non volendo o non potendo togliersi gli aculei ( o intimoriti dall’ipotesi che un’eventuale perdita di essi li renda ulteriormente vulnerabili ), gli uomini si accontentano perciò di rapporti tiepidi ed indifferenti con i loro simili, poco radicati nella loro intimità, e destinati pertanto al fallimento. Forse il porcospino dovrebbe voler scaldare l'altro prima che se stesso e accettare gli aculei che lo feriranno. Darà calore e si scoprirà a riceverne. Gradualmente aiuterà l'altro a smussare le punte e a trovare le giuste misure per amarsi, senza ferirsi troppo, perchè in amore forse ferirsi è inevitabile...


martedì 20 ottobre 2009

20 ottobre 2009: una strada lunga 66 anni che valeva proprio la pena percorrere !


(nonno) Baffo stanotte, vigilia del suo 66° compleanno, l'ha trascorsa insonne come gli capitava da bambino, quando non riusciva a prender sonno, nella fremente aspettativa di ciò che sarebbe stata la festa del giorno dopo, e dei doni che avrebbe ricevuto. La veglia di questa notte invece è stata serena e senza ansia, e mi ha permesso di ripercorrere in rapida sequenza gli avvenimenti più significativi della mia vita, sia quelli che mi hanno dato gioia sia quelli che mi hanno recato tristezza. Non si è trattato di una semplice ed arida elencazione di cose positive e di cose negative, ma di una completa rivisitazione di tutti questi anni rivisti globalmente, trascendendo i singoli accadimenti per dar loro un valore unitario e degno di una esistenza spesa per il bene.
Ho ringraziato il Signore per tutte le cose belle che mi ha donato: la mia famiglia, il mio lavoro professionale come servizio per lenire le sofferenze degli altri, i miei amici, e soprattutto la mia fede in Lui; e anche per quelle che ha permesso che mi procurassero dolore: sofferenze fisiche, lutti di persone care ed altro, perchè mi caricassi da indegno cireneo di una piccola porzione della Sua croce. Quello che è certo è che non avrei rinunciato a nessuno di questi eventi , gioiosi o meno che fossero, perchè sono stati il patrimonio che ha arricchito la mia vita dandole il suo vero valore.
All'alba ho sentito il bisogno di alzarmi, e dopo aver pregato un po', ho messo per iscritto questo post che desidero proporvi.
Fra poco andrò a Messa, per dedicare a Gesù questa mia giornata di festa, e poi, vi confesso, tornerò in tutta fretta a casa, per stendermi sul letto e recuperare un po' del sonno perduto. Spero di riuscire a riposare, e di sognare un futuro sereno e felice da donare a tutti coloro che mi vogliono un po' di bene.
(nonno) Baffo va a nanna !

giovedì 15 ottobre 2009

Non permettere alla tecnologia interattiva di ridurre la realtà che vivi in realtà virtuale !


















Rifllettevo in questi giorni sul rapporto che ho col monitor del mio PC davanti al quale trascorro una parte del mio tempo, per motivi non professionali. E dal momento che mi trovo davanti ad un mezzo di comunicazione dalle molteplici ed accattivanti possibilità interattive, mi sono chiesto se questa comunicazione sia di mio giovamento o ne sia solamente vittima inconscia. Facendo un rapido esame dell'uso che ne faccio e del ritorno positivo che vedo nel rapporto che intrattengo con lui la risposta è stata per me positiva e rassicurante. L'uso che faccio del computer mi aiuta a migliorare e ad arricchire la mia persona. E non parlo di un semplice miglioramento dell'apprendimento o di tipo culturale, ma proprio, non vi sembri esagerato, di un miglioramento morale. A parte il blog che ho in rete , e che mi ha permesso un grandissimo arricchimento nelle relazioni interpersonali, facendo crescere in me il valore del servizio al prossimo e dell'amicizia, vi sono tante altre azioni interattive che hanno preso vita col mezzo informatico, che ho imparato a conoscere e ad orientare in senso positivo e di appagamento della mia persona. Si tratta in due parole di fare del PC quel buon uso che ti migliora e non quell'uso spesso negativo che se ne fa, servendosene in maniera impropria, e che fa abbassare di non poco il giusto standard della tua dignità di uomo. Basta pensare alla curiosità propria dell'uomo, che se mal orientata, può portare passando attraverso gli occhi, da un semplice voyeurismo al cibarsi di pornografia, e attraverso la mente, da una morbosa pseudointellettualità al decadimento di idee e valori culturali.
Basta così, preferisco invece darvi degli esempi della mia attività informatica, che sono quelli che mi gratificano in maniera positiva nell'uso di questo mezzo. Si perchè il computer è semplicemente un mezzo di cui servirsi per usi leciti, sia professionali che di evasione, e non un idolo profano da venerare, a cui sacrificare in olocausto le proprie buone qualità. L'uso del computer necessita innanzitutto di prudenza, poi di creatività personale e infine di un pizzico di sapienza. Dalla giusta miscela di questi ingredienti dipende il suo buon uso.
Come molti di voi ben sapete, quattro dei miei sei figli vivono ormai fuori casa, fra Palermo, Roma, Milano e gli Stati Uniti. Il mio contatto con loro, anche grazie al computer, posso certamente affermare che è quotidiano, come con gli altri due che abitano in casa. La mia famiglia vive unita anche se i suoi componenti non stanno sotto lo stesso tetto. Ed ecco dove entra in gioco il mio amico PC con l'aiuto dei suoi geniali programmi. Non mi riferisco alle ovvie email, che se anche velocizzano di molto la comunicazione non la rendono personalizzata come la intendo io. Mi sono allora inventato dei canali che realizzano una sorta di comunicazione non solo verbale ma soprattutto affettiva ed intima fra tutti noi. A cominciare dal gioco delle Maps di Google, all'uso di Google Earth, fino a giungere al più sofisticato Skipe. E così con una semplice ricognizione, ad una abitazione o ad un luogo di lavoro, da di una cartina topografica a due dimensioni, passo ad un immagine tridimensionale concreta e reale in ogni particolare, per poi entrare vitalmente oltre le mura del luogo dove vivono, servendomi semplicemente di una minuscola telecamera e di un piccolo apparato di ascolto a due vie, giungendo così ad un contatto visivo e sonoro con ognuno dei miei figli. Sul mio desktop durante la giornata si avvicendano le immagini delle case e dei rispettivi luoghi di lavoro dei miei figli. e così passo da una strada di Roma ad una di Milano, da una casa di Southbend in Indiana ad una casa di Palermo, dal Macro di Roma, alla Facoltà di Lettere di Palermo, alla Notre-Dame University degli Stati Uniti, in un fantastico volo che mi porta ad immaginarmi di volta in volta quale realtà concreta sta vivendo in quel momento ognuno dei miei figli. E' come vivere sotto lo stesso tetto annullando le distanze spazio-temporali. A questo punto se ne sento il bisogno clicco sull'icona di Skipe e se ho fortuna entro in contatto video ed audio con ognuno di loro, con i quali ci scambiamo in tempo reale fatti ed affetti della nostra vita quotidiana. Penso di aver così sfatato il detto: "lontano dagli occhi, lontano dal cuore".
Oltre a questo uso relazionale ed affettivo, un altro uso che affido al mio computer è quello di rivisitare la memoria storica della mia vita, per riappropriarmi, servendomi del mio archivio, di vecchie fotografie: di familiari e conoscenti alcuni ancora viventi e altri purtroppo non più, e di luoghi d'epoca che sono stati palcoscenico della mia infanzia, della mia giovinezza e della mia maturità. Ricostruire questo percorso storico, dà un significato alla tua vita del tutto particolare, è storia sì, ma una storia vitale e dinamica che continua a gratificarti e che puoi raccontare con orgoglio a figli e nipoti convinto di averla spesa al meglio. E' come rimettere insieme una dopo l'altra le preziose tessere di un puzzle unico ed irrepetibile.
Penso di essermi dilungato abbastanza, ci sarebbe tanto altro da dire, ma vi basti sapere che la sera quando vado a letto, e sul monitor scorre silenzioso lo screensever con una storia animata di avvenimenti antichi e recenti, in bianco e nero e a colori, ho la netta percezione che ho condiviso la mia giornata con mia moglie e tutti i miei figli, avendo scritto un'altra pagina della fantastica storia della nostra famiglia.

P.S. E' d'obbligo precisare che l'interattività ha un significato solo fra due persone, perchè dotate entrambe di cuore ed intelligenza che possono interagire, suona invece artificiosa se mette in relazione una persona con una macchina incapaci di reciprocità affettiva.

venerdì 9 ottobre 2009

Degenza: ancora con allegria e fiducia in Dio.


il giorno dopo l'intervento...

La frase che faceva da sottotitolo alla vignetta del post al mio intervento chirurgico:"è sempre meglio prendere la vita con allegria", non fu mai più profetica. Infatti solo il buonumore e l'essere docile alla volontà di Dio, mi ha fatto accettare il dover subire comunque un altro intervento chirurgico, non quello già programmato (si avete capito bene!), a cui dovrò comunque sottopormi più avanti, fra qualche settimana. Ecco cosa è successo: la vigilia dell'intervento, dalle visite pre-operatorie i colleghi medici si sono accorti di una patologia vascolare all'arto inferiore che avrebbe potuto comportare una severa complicazione post-operatoria. In poche parole o una tromboflebite o addirittura una trombosi venosa profonda. La decisione a questo punto è stata quella di procedere comunque ad un intervento, non quello previsto, ma quell'altro per correggere la nuova patologia riscontrata, giusto in tempo. Quindi oggi mi trovo comunque degente per un decorso post-operatorio, anche se di minor durata, dovuto all'intervento alternativo, e conclusosi con successo, e non per quello per cui ero stato ricoverato, che per adesso rimane in stand-by, e per il quale vi toccherà pregare di nuovo e fare il tifo ancora una volta. Vi ringrazio per le vostre preghiere che come vedete sono infatti servie oltre che per l'imprevisto impervento, ance ad illuminare le menti dei colleghi nel rendersi conto della patologia che era stata trascurata e che non avevano in un primo momento preso in considerazione. L'unica differenza rispetto all'altro intervento è stata che questa non necessitava dell'anestesia generale, ma soltanto della epidurale. Ed è così che durante le circa due ore e più in sala operatoria non ho sciupato il mio tempo inutilmente, ma mi sono dedicato a pregare il Signore per tutte le necessità che mi sono venute in mente, e in particolare per ognuno di voi a cui avevo chiesto preghiere, con nome e cognome, e per ogni vostra intenzione. Sono tornato al mio letto dalla sala operatoria molto contento per aver impiegato bene il mio tempo.
Da tutto ciò che è accaduto in questi due giorni potete ben vedere che pregare non è mai tempo sprecato. Noi preghiamo e Gesù, che ne sa decisamente di più, decide dove indirizzare le nostre richieste per il miglior bene dei suoi figli.
Concludo quindi ribadendo che per un cristiano vale sempre la pena di prendersela allegramente e non preoccuparsi inutilmente prima del tempo, cosa di cui si fa carico per noi il buon Dio.
Un saluto dal mio letto e a risentirci al più presto da casa,
(nonno) Baffo

P.S.Tranquilli: non mi esimerò dal tornare ad interpellarvi, al momento opportuno, per il prossimo intervento.

domenica 4 ottobre 2009

Auguri a "laquintafiglia" dal Campidoglio



sabato 3 ottobre 2009

(nonno) Baffo tornerà più in gamba di prima !


E' sempre meglio prendere la vita con allegria !


Il titolo del post potrebbe farvi pensare che ultimamente mi sono montato la testa autoincensandomi, ma non e così, il rifererimento alla gamba è molto concreto, dal momento che martedì prossimo mi ricovererò a Roma presso il Campus Bio-medico, dove giorno 8 sarò sottoposto ad un'intervento chirurgico di una certa importanza, appunto alla mia gamba sinistra, che ultimamente ha accentuato i suoi capricci, procurandomi seri fastidi. Dovendo andare dietro a Giulio e agli altri nipoti, che spero arriveranno presto, devo mettermi in sesto ed essere un nonno efficiente e come ho detto "più in gamba di prima". Se vi scrivo di questa situazione che dovrò affrontare la prossima settimana, è per fare ai miei amici e lettori del blog una semplice richiesta: fate il tifo per me, e soprattutto dedicatemi una piccola preghiera per la buona riuscita dell'intervento. Spero di munirmi di un PC portatile per queste 2 settimane di degenza che mi aspettano, quindi tenetemi compagnia scrivendomi di tanto in tanto, se volete, per non farmi sentire troppo solo.
Mi raccomando (nonno) Baffo conta su di voi.

giovedì 1 ottobre 2009

Emergenza educativa...

Il Papa, come altre personalità di rilievante spessore culturale, nonchè di indubbia onestà intellettuale , pongono l’accento sull’emergenza educativa che caratterizza l’attuale momento storico, in una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo. Questo giusto per spiegare il motivo che mi induce così spesso a fare riferimento a problemi riguardanti l'educazione. Senza alcuna presunzione sento il bisogno di dare il mio pur piccolo contributo attraverso le cose che racconto nel mio blog su di un tema così importante, che nessuno di noi può ignorare. Vi ringrazio per la pazienza che dimostrate nel leggerle e commentarle, (nonno) Baffo.

F A I P : l'acronimo educativo di (nonno) Baffo !


Come potete ben vedere sono le iniziali della parole che sottotitolano le immagini in alto, quelle che mi hanno portato molti anni fa ad inventarmi il singolare acronimo FAIP, che mi tornava utile per portare alla mia mente le quattro tappe che doveva conquistare ed acquisire nel suo percorso formativo un bambino per raggiungere la sua maturità infantile. Di ciò avevo letto in un interessante articolo di pedagogia della prima infanzia, di cui purtroppo non ricordo il nome dell'autore e nemmeno la rivista dove era pubblicato.
Ciò che mi colpì molto fu la chiarezza e la competenza con cui erano trattate le varie tappe dell'età evolutiva proprie dei bambini che mi stavano intorno. Queste caratteristiche le avevo sempre osservate, in embrione, in ognuno dei miei figli, e così le ho adottate come falsariga per educarli, con risultati, devo ammettere quasi sempre positivi.
Il bambino nei primi mesi, attraverso l'accettazione da parte dei suoi genitori, che percepisce dall'affetto nei suoi confronti, acquista la fiducia del suo stare al mondo, ed è questa fiducia,in se stesso e negli altri, che lo porta poco alla volta a tentare di muoversi liberamente e con sicurezza nell'ambiente che lo circonda, appropriandosi così della sua autonomia, ed è a questo punto, che divenuto padrone del suo territorio, comincia a sviluppare la sua iniziativa, sevendosi del gioco, col quale imita i modelli fornitigli dagli adulti, che non possono esimersi dal proporsi in maniera esemplare. Un passo alla volta, questo agire con libertà, lo porterà fino all'età prescolare, avendo acquisito l'attitudine della produttività, che è la capacità di integrarsi in maniera partecipativa nell'ambito sociale che lo circonda , divenendone uno dei protagonisti attivi, sia in famiglia che a scuola, venendone accettato positivamente.
Non accompagnare la formazione di un bambino, con la cura dovuta, in ognuna di queste quattro fasi e al momento opportuno, porta quasi certamente allo sviluppo di modi di essere opposti a quelli naturali esaminati prima, ed ecco che quasi inevitabilmente il bambino che non ha acquisito la fiducia in se e nel gli altri sarà destinato ad essere diffidente ed incerto, quello che non è cresciuto nell'autonomia crescerà dipendente e soggetto agli altri, quello incapace di iniziativa sarà un pigro ed un insicuro nel prendere decisioni e metterle in atto, ed infine il bambino non produttivo sarà non partecipativo e con serie difficoltà ad instaurare rapporti di comunicazione con i coetanei.
Facciamo adesso un salto in avanti e analizziamo il carattere di un adolescente o di un adulto che abbiano problemi di comportamento quali: l'insicurezza, la timidezza, l'introversione, l'incapacità di agire liberamente prendendosi il carico delle proprie responsabilità, in poche parole di individui chiusi in se stessi, malinconici ed insoddisfatti, e con un atteggiamento ribelle ed aggressivo verso il prossimo che ritengono la causa delle loro insicurezze e dei loro limiti. Ebbene è il non aver vissuto in maniera armonica e congruente le quattro tappe di cui abbiamo parlato che ha portato ad un individuo dal carattere individualista ed introverso incapace di adattarsi alla realtà di tutti. Per recuperare questi adolescenti, cosa sempre possibile, è necessario individuare quale e quante di quelle tappe non ha sviluppato nella sua crescita, a causa sicuramente di un'educazione disattenta ed approssimativa, e fargliele recuperare seguendo lo stesso ordine naturale in cui gli si sarebbero dovute proporre. Non si potrà sicuramente essere partecipativi se non si è prima acquisita: fiducia,autonomia ed iniziativa. Solo così si potrà riannodare il filo dello sviluppo che si è troncato durante la sua crescita.
Bisogna aver chiaro che la formazione di un figlio e di una persona in genere non è un fatto episodico ma bisogna esser consapevoli che l'educazione è un esercizio permanente, e non intervenendo si rishia di avere adulti ammalati di adolescenza cronica ed inguaribile.
Concludo dicendo che "il trucco" messo in atto per educare i miei figli è stato per me quello di far uso dell'originale acronimo da me concepito per pure esigenze mnemoniche.
Regalo il mio FAIP a tutti quei giovani genitori e non che volessero usufruirne per metterlo in pratica con i loro figli piccoli o grandi che siano. E' un percorso che mi sento di garantire e di sottoscrivere per i buoni risultati che ho perseguito nell'ambito della mia famiglia.
(nonno) Baffo

P.S. Perdonatemi ma dimenticavo di dire la cosa più importante, e cioè che tutto ciò che ho raccontato ha un significato se alla base dell'azione educativa c'e il dono dell'amore più grande al mondo, quello tra genitori e figli.