La mia foto
Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

sabato 18 dicembre 2010

Santo Natale 2010


“Ancora una volta Gesù Bambino si offre indifeso ed inerme agli uomini, lasciandoci liberi, nel pieno rispetto della nostra libertà, di accoglierlo o meno nel nostro cuore. Non lasciamoci sfuggire l’ennesima opportunità di corrispondere a questo inestimabile dono “

Auguri per un Santo Natale

nonno Baffo

mercoledì 10 novembre 2010

Chi imita chi?

E' sorprendente vedere come il tricheco ha addomesticato la ragazza.
O è al contrario?




In prestito dal blog: "Pensar por libre", di un caro amico di Spagna.

martedì 9 novembre 2010

Un regalo in rete...



Seguendo il link scoprirete il regalo di Alessandro per il nostro anniversario:

venerdì 5 novembre 2010

Coll'entusiasmo del primo giorno...


Il prossimo 8 novembre la premiata ditta " (nonno) Baffo & mamma ER " festeggerà il 45°anniversario della sua nascita. La nostra famiglia ha scritto durante quest'ultimo anno l'ennesima pagina della sua appassionante storia. Ognuno dei suoi componenti - genitori e figli - ha contribuito a questa unica ed irrepetibile storia mettendo a disposizione degli altri i propri talenti personali, adoperandosi in tutto ciò di cui è stato capace, senza farsi sconti, e donandosi sempre con gioia, anche quando questo ha comportato sacrificio. Ognuno ha lottato per essere fedele alla vocazione cui è stato chiamato: di marito, moglie, genitore, figlio o figlia, spendendosi con generosità per costruire un focolare familiare luminoso e allegro.
Sono sicuro che ancora una volta ognuno di noi sente nell'intimo del proprio cuore che ne è valsa veramente la pena!


domenica 3 ottobre 2010

Il Santo Padre a Palermo...













Grande giornata col Papa: abbiamo riscaldato il Suo cuore col nostro sole e il nostro affetto. Benedetto XVI ci ha spronato a vivere un cammino di speranza radicato nella fede, vissuta e testimoniata con coraggio nelle vita quotidiana .

sabato 2 ottobre 2010

2 ottobre: festa dei nonni !











(nonno) Baffo augura a tutti i colleghi di ruolo una serena e felice festa in compagnia dei loro splendidi nipoti...


mercoledì 29 settembre 2010

Ballo a quattro mani :-)



Buon divertimento !

lunedì 13 settembre 2010

Principio di compatibilità !



Dilemma: l'auto sportiva o il bambino?

mercoledì 8 settembre 2010

"Il libro" : questo sconosciuto !

mercoledì 1 settembre 2010


Dopo un proficuo e salutare periodo di disintossicazione informatica, nonno Baffo ritorna "sobriamente" in rete !

mercoledì 30 giugno 2010

Un racconto africano...


Questo il prologo di un libro sulla libertà che sto leggendo in questi giorni:

Un noto racconto africano narra di un contadino che, passando per un bosco, trovò un aquilotto appena nato, lo raccolse da terra e lo portò con sè. Lo mise poi nel pollaio, dove il re di tutti gli uccelli fu allevato con le galline e imparò a comportarsi come loro: becchettava granoturco e saltellava con loro...
Passati alcuni mesi, il contadino guardò preoccupato le lunghe ali di quell'uccello maestoso che, pur potendo, non aveva imparato a volare, perchè era rimasto sempre chiuso in un pollaio. Il buon uomo si pentì di quello che aveva fatto e decise di lasciare l'aquila in libertà. La tirò fuori dal pollaio, la prese dolcemente fra le braccia e la portò in una collina. La sollevò in alto e le disse: "Sei un'aquila. Appartieni al cielo, non alla terra. Apri le ali e vola!". Ma l'aquila non si mosse. Guardò dalla collina le galline che mangiavano e cominciò a saltellare per tornare con loro. Il contadino ripetè senza stancarsi: "Non possiamo farti crescere come le galline che non sanno fare altro che azzuffarsi per beccare i grani che stanno per terra. Apri le tue ali, vola!". Ma la giovane aquila era semre più confusa davanti a una cosa così difficile. Tremava tutta e mostrava di voler tornare nel luogo protetto dove era cresciuta.
Il contadino non si scoraggiò. Il giorno seguente, di buon'ora, la portò su un monte molto alto. Giunto in vetta, la sollevò e, con le braccia tese in alto, le fece guardare il sole brillante del mattino. "Puoi percorrere enormi distanze e giocare nel vento. Non avere paura! Prova! Apri le tue ali e vola!". Allora l'aquila, attratta da tanta luce, si sollevò elegantemente, aprì le grandi ali e, con un grido di trionfo, cominciò a volare, sempre più in alto, fino a che non la si potè più scorgere all'orizzonte...
"Chi è nato con le ali, deve usarle per volare", pensava il contadino mentre scendeva dal monte cantando.

"Libertà vissuta con la forza della fede" - Jutta Burggraf


sabato 22 maggio 2010

Inter: Campioni al cubo !






















Uno, due e treeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!

venerdì 21 maggio 2010

Perchè la famiglia...



spiacente, ma non ho trovato una versione in italiano...

martedì 18 maggio 2010

...non sono solo...



Vi propongo l'ascolto attento di questa canzone dall'album Safari di Jovanotti, sicuro che nel testo troverete senz'altro molti spunti di riflessione...

giovedì 13 maggio 2010

il principio di Incarnazione...

Riporto una parte di un'intervista ad Alessandro, che esprime con lucidità un'intuizione davvero coraggiosa.

(...)

D’Avenia:
Uno dei motivi per cui ho deciso di diventare insegnante è stato padre Pino Puglisi (il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, ndr), che ho avuto come prof a Palermo. Liceo pubblico: eravamo in 1500, un caos. Noi, tra un’occupazione e l’altra, eravamo convinti di avere il mondo in mano. Guardavo questo sacerdote piccolino, magro, sempre sorridente, e dicevo: «Ma figurati!». Poi, quando è morto, poco prima della seconda liceo, ho capito la differenza fra noi (e gli altri prof) e lui: lui le parole che diceva le viveva veramente, anzi c’era morto. Poi vedevo il mio insegnante di Lettere, che era un sognatore davvero: a 65 anni ancora balbettava nel raccontare Dante. Infine, un film: L’attimo fuggente. L’ho visto e ho detto: voglio fare questo. A poco a poco, quella figura l’ho ridimensionata, perché è abbastanza pericolosa: Keating porta i ragazzi a se stesso, mentre il sognatore porta Leo a Leo. Cioè, aiuta Leo a diventare più Leo. Io sono un nemico assoluto del professore “amicone” e un sostenitore sfegatato dell’asimmetria del rapporto. Ma credo che la luce guida per ogni insegnante sia il principio di Incarnazione.

D. In che senso?

D’Avenia:
Nostro Signore, per spiegarci chi è l’uomo, si è fatto uomo: ha dovuto provare la fame, la sete, sudare, addormentarsi sulla poppa di una barca in tempesta... Lui è Maestro perché si è immerso in maniera sconvolgente in quello che siamo noi. Non ha rinunciato ad essere Dio: è perfetto Dio e perfetto uomo. E proprio per questo ci viene a tirare su: sposa tutte le contraddizioni del nostro cuore, però rimane Dio. Questa è la luce che mi guida nell’insegnamento: per me, non è altro che partecipare a questo aspetto di maestro, che c’è in Dio. Mi devo in qualche modo incarnare nei miei alunni. Il che non significa mai smettere di essere un adulto, ma sposi le loro contraddizioni. Mi ha scritto un ragazzo di 17 anni: «Grazie per questo libro, perché c’è dentro tutto quello di cui abbiamo bisogno. Ci comprende, ma non ci fa sconti». Per me è stata la critica più bella. In classe, sono molto esigente, ma allo stesso tempo provo a non dimenticare tutto ciò che è successo a quell’età. Sono un adulto disposto ad accompagnarti in questo viaggio: se hai bisogno, sai che io ci sono e che mi metto in gioco. Certo, trovare la giusta distanza in un lavoro di incarnazione è difficilissimo: a volte sbagli, perché esageri. Però ci provi. (...)

p.s. l'intervista completa a questo link:
http://www.tracce.it/default.asp?id=424&id_n=15892


lunedì 26 aprile 2010

Maggio: con lo sguardo a Maria...

Santa Maria, donna dei nostri giorni,
liberaci dal pericolo di pensare
che le esperienze spirituali vissute da te
duemila anni fa

siano improponibili oggi per noi..
.
Facci comprendere che la modestia, l'umiltà,
la purezza
sono frutti di tutte le stagioni della storia,
e che il volgere dei tempi non ha alterato
la composizione chimica di certi valori
quali la gratuità, l'obbedienza, la fiducia,
la tenerezza e il perdono.
Sono valori che tengono ancora
e che non andranno mai in disuso.
Ritorna, perciò, in mezzo a noi, e offri a tutti
l'edizione aggiornata di quelle grandi virtù umane
che ti hanno reso grande agli occhi di Dio.


(
don Tonino Bello)

martedì 20 aprile 2010

Ascoltare col cuore...


Una vera relazione si fonda innanzitutto sull'ascolto dell'altro. Un ascolto attento ed affettuoso è il primo atto d'amore col quale lo si accoglie. Ed è attraverso questo ascolto che possiamo comprendere le necessità dell'altro e cercare di corrispondere donandogli ciò di cui ha veramente bisogno.
Durante una delle presentazioni del suo libro mio figlio Alessandro ha sintetizzato questo stesso concetto con una espressione semplice ma suggestiva, che vi propongo: " bisogna avere un cuore a forma d'orecchio ".


venerdì 16 aprile 2010

Roberto Vecchioni: un famoso cantautore, un bravo professore, ma innanzi tutto un vero genitore...


In questi giorni mi sono imbattuto nella lettura di un articolo di Roberto Vecchioni, pubblicato dal Corriere della Sera il 6 maggio 1999; e condividendone il contenuto al cento per cento, ho subito sentito il bisogno di dargli spazio nel mio blog che anche a questi contenuti si ispira. Non ritengo di dover aggiungere alcun commento personale, lasciando a voi il compito di farlo qualora lo riteniate opportuno.

Basta un clic sull'immagine per leggere l'articolo.

giovedì 8 aprile 2010

E sei !










Oggi, anche Marta, l'ultima dei Baffers, ha conseguito la sua laurea magistralis, in Architettura, con un meritato 110, lode e menzione.
Auguri alla piccola di casa da (papà) Baffo.

mercoledì 31 marzo 2010














Solo dopo l'accettazione della croce di Cristo, potremo poi pienamente gioire per la sua Resurrezione.

Auguri di Buona Pasqua, (nonno) Baffo



giovedì 18 marzo 2010

Sotto una campana di vetro, ovvero in fuga dalla realtà!
















Non penso proprio di dire qualcosa di contestabile se affermo che la società contemporanea si nutre di una cultura edonistica. L'uomo di oggi, nella realtà che lo circonda, cerca e vuole solo ciò che da piacere, ignorando e cancellando tutto ciò che invece provoca disagio, sia fisico che psichico. Un esempio per tutti: il crocifisso lo si vuole togliere dalla vista, non tanto perchè si creda o meno in Dio, ma più semplicemente perchè richiama alla mente un evento doloroso da sopprimere e che bisogna comunque rimuovere perchè fastidioso. Gli adulti pensano di esorcizzare gli eventi che arrecano sofferenza, sotto qualsiasi forma, rifugiandosi in un mondo ovattato che li isola dalla realtà, per poterla sfuggire. C'è da augurarsi che questa realtà, che li circonda e dalla quale cercano in qualche modo di isolarsi, non abbia mai ad incrinare ed infrangere, con eventi negativi facenti comunque parte della normalità della vita, la campana di vetro sotto la quale si sono rifugiati. Non ci si può sempre isolare in un mondo utopico, che tutti vorremmo, esente da contraddizioni e sofferenze. In un'epoca dominata dal consumismo, molti di questi adulti sono anche i genitori di oggi, che distratti dal ritmo frenetico di una vita che ha come fine non " l'essere " ma " l'avere ", trascurano l'educazione dei loro figli, non formando la loro volontà e la loro capacità di affrontare e di accettare il sacrificio e la sofferenza qualora si presentassero nelle loro esistenza. Non cadiamo nella trappola affettiva che ci porta a proteggere i figli da eventi negativi, convinti di fare il loro bene. Anche se sazi e ricchi di cose da consumare, nel momento in cui si fa presente una contraddizione o un dolore, non sono caratterialmente attrezzati per affrontarlo e superarlo, e ne viene fuori quel disagio esistenziale, quell'angoscia interiore che li porta spesso a rifugiarsi nella'anoressia, nella depressione e talvolta nella droga, con la quale cercano di far tacere il loro malessere, nascondendosi in un mondo artificiale, che li condanna ad una fuga continua dalla realtà. L'uomo è nato per essere felice, ed è alla continua ricerca di cose belle, che imparerà ad apprezzare meglio se saprà dare il giusto valore anche a quelle meno belle che dovessero capitare nella loro vita. Quindi lontano da me l'intenzione di voler impersonare il ruolo di una Cassandra contemporanea, di un profeta di sventure. Il mio post non vuole essere affatto pessimista, ma vuole solo invitare a riflettere che nel quotidiano, accanto a tante cose gradevoli ce ne sono anche di meno gradevoli, e non possiamo accettare solo le prime, ignorando le seconde. Solo se avremo messo nel conto della nostra vita anche le cose che non ci piacciono, accettandole e facendocene una ragione, saremo in grado di vivere più sereni e trasmettere questa serenità ai nostri figli, che affronteranno la loro crescita con una visione positiva e realistica di ciò che li circonda, senza tentare inutili fughe che non portano da nessuna parte.
Abbiamo quindi il coraggio di essere noi genitori, con un atto di volontà consapevole, a rompere il vetro della campana che abbiamo costruito a protezione della nostra famiglia, isolandola dalla realtà, ed evitare che sia un evento esterno ed imprevisto ad infrangerlo, trovandoci del tutto impreparati ed incapaci ad affrontarlo.



mercoledì 24 febbraio 2010


Felice la famiglia nella quale la convivenza è allegria,
la separazione nostalgia,
e il ritornarvi una gran festa.

venerdì 19 febbraio 2010

La mia casa: una gabbia sempre aperta...

Qualche giorno fa ho visto per caso in una vetrina di un negozio di accessori per animali una gabbia per uccelli dalle porte aperte, e trovandomi in questi giorni a vivere al contempo la vigilia della partenza per gli Stati Uniti di baffer-4, si è fatto spazio nella mia mente questo pensiero: che la gabbia senza porte poteva ben essere la metafora della nostra casa, o meglio della nostra famiglia.
In questa gabbia riscaldata dall'amore di papà baffo e mamma e.r sono venuti alla luce e cresciuti in un ambiente confortevole ed allegro i sei baffers. C'è stato un momento in cui la gabbia era affollata e gli uccelli che vi abitavano intersecavano i loro voli, entrando e uscendo attraverso la porta sempre aperta, ma la notte tutti vi facevano ritorno. Da un certo momento in poi il numero degli uccelli che rientravano si andava assottigliando, avendo preso ognuno il volo verso mete più o meno lontane, dove le loro libere scelte li avevano condotti, sempre accompagnati dall'affetto e dal ricordo della loro famiglia. Ogni tanto qualcuno di loro faceva un fugace ritorno, per poi tornare alla vita che aveva scelto. La loro gabbia di origine è comunque stata sempre il loro punto costante di riferimento. Come dicevo all'inizio, adesso anche baffer-4 prende il volo verso gli States, e soltanto baffer-6 rimarrà insieme a noi, e penso non ancora per molto. Ogni figlio andato via ha comportato per me e mamma e.r lo strappo di un pezzetto del nostro cuore. Questo ha portato certamente sofferenza, poi le ferite si sono poco alla volta rimarginate, e rimangono le cicatrici a testimoniare il vuoto lasciato da ognuno dei nostri figli. Questo distacco sempre doloroso, ha comunque ceduto il posto ad una serenità gioiosa , nella convinzione che mettendo da parte ogni nostro egoismo, avevamo dato la possibilità ad ogni figlio, con un buon uso della loro libertà a cui li avevamo educati, di costruire la loro gabbia in cui continuare la loro vita. Per noi genitori, continuando nella metafora, l'educarli è stato un modo per irrobustire le loro ali perchè potessero poi spiccare un volo sicuro e libero verso i cieli di tutto il mondo. La loro famiglia è stato il luogo dove hanno arricchito la loro intimità, per poterla poi condividere all'esterno con gli altri, e farne anche liberamente dono a Dio.
Sono comunque convinto che ciò che da loro la forza di andare avanti, nel loro volo da soli, è la certezza che da qualche parte c'è una gabbia con le porte sempre aperte a cui poter fare ritorno, in caso di necessità, e pronta ad accoglierli: la loro famiglia.


mercoledì 17 febbraio 2010

Una tavolozza con i suoi colori...

Dopo il libro di Alessandro, che usa come filo conduttore il colore come metafora, mi è venuto in mente che la mia famiglia può essere paragonata alla tavolozza di un pittore, sulla quale ognuno di noi è rappresentato da un determinato colore, e quel colore è unico ed originale. Per dipingere il quadro che rappresenta la vita della nostra famiglia, il pittore ha intinto e continua ad intingere il suo pennello nei colori della tavolozza, passando dall'uno all'altro, e dalla mescolanza dei vari colori, viene fuori sulla tela un nuovo colore. Questo nuovo colore unico ed irrepetibile è il risultato del contatto intimo di due o più colori che si compenetrano l'uno nell'altro. In queste nuove tonalità di colore vedo le relazioni interpersonali fra i vari componenti la nostra famiglia, relazioni che mettono in rapporto le intimità di ciascuno, creando nuovi legami umani unici ed a volte misteriosi. Guardando con attenzione questo quadro che si veniva formando, non riuscivo a capire cosa fosse che dava unicità e bellezza ai vari colori amalgamandoli fra di loro, poi, poco alla volta, mi sono reso conto che si trattava di un colore non percepibile a prima vista ma costantemente presente come sottofondo ed avvertito solo dal mio cuore, ed era il colore del rapporto di ognuno di noi con Dio.


domenica 14 febbraio 2010

Intervista al Prof 2.0 a 360° !

Sì, è proprio un'intervista con domande a 360°, pacatamente e volutamente provocatorie, quella su Radio 3 nel corso della rubrica Fahrenheit, (Libro del giorno), del 2 febbraio, nel corso della quale il Prof ha dato le sue risposte, anche lui a 360°.
A voi, come sempre, il giudizio !




Il link al sito Rai non è più disponibile, mi sto dando da fare per trovarlo altrove.
Abbiate pazienza!

Eccomi! Grazie all'aiuto di una lettrice del mio blog che aveva fatto il download dell'intervista per tempo, allego il link per poterla scaricare anche voi, in pochi minuti:

http://jumbomail.libero.it/r?d=libero.it&wr=giuseppedavenia43@gmail.com&ws=francedalio&e=libero.it&c=Y6kr5n3OF6BXQSUh3wverAkmsZgw0lSq153474



sabato 30 gennaio 2010

Chiedo venia !

E' evidente che il blog di nonno Baffo in quest'ultimo periodo si è concentrato particolarmente sul Prof e sulla pubblicazione del suo libro. Perdonatelo, e siate comprensivi nei suoi confronti. Del resto penso che non sarebbe stato naturale che papà Baffo non fosse compiaciuto, e non rendesse partecipi i suoi lettori, della bella avventura che sta vivendo uno dei suoi figli insieme alla sua famiglia .


venerdì 29 gennaio 2010

Il valore del dolore spiegato dal Prof ai giovani.

“L’amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore”. (pag.168)

giovedì 28 gennaio 2010

Cani firmati !


Oggi mentre entravo dal mio giornalaio ho incrociato una giovane ragazza con il suo cagnolino al guinzaglio che indossava un elegante cappottino firmato D&G (il cane naturalmente). Non mi ha meravigliato più di tanto il cane col cappotto al quale ormai da sempre siamo abituati, ma il fatto che indossasse un capo firmato. Tornato a casa per curiosità sono andato al computer e Google Immagini alla voce "abbigliamento firmato per cani " mi ha aperto una finestra su di un mondo che mai avrei pensato esistesse. Mi sono imbattuto nella collezione di Roberto Cavalli e nei suoi giacconi per lui (cane) e per lei (cagna), nello smanicato con annesso cappellino di Gucci, nella polo di Ralph Lauren, nella pelliccia di Deny Alexander per citarne solo alcuni. Una nicchia del mercato della moda, per l'amico dell'uomo a quattro zampe, nella quale si sono affacciati stilisti di tutto il mondo, privi sicuramente di un minimo senso del ridicolo.
Fido non sembrava sentirsi particolarmente tronfio dall'indossare un capo di abbigliamento firmato G&B, e dal momento che, come è naturale per qualunque animale, non sapesse leggere, l'unica egoisticamente appagata non poteva che esserne la sua giovane padrona.
Non per voler criticare il diritto dei rispettivi padroni a vestire i loro fedeli cani come meglio credono, ma fino ad oggi avevo pensato che madre natura avesse fatto tutto il possibile, dotando questi animali del loro mantello peloso per difendersi dalle intemperie.
Certamente il post che vi propongo tratta un argomento banale, ma pur sempre una nota di costume che può farci riflettere ancora una volta sul fenomeno del consumismo.
Ah, ah, ah, rilassatevi e facciamoci due risate!


mercoledì 27 gennaio 2010

Una visita d'obbligo in libreria !




Ieri, anche se ancora stampellato, non ho resistito alla tentazione di andare con mamma E.R. al nuovo Mondadori Multicenter di Palermo, per acquistare la mia copia del libro di Alessandro. Potete immaginare l'emozione nel vedere, nello stand delle novità, tra pile di libri di Fabio Volo e Dan Brown quella di Alessandro D'Avenia. La sensazione è stata come vedere una giovane creatura alla cui nascita avevo in qualche modo, non so come, collaborato anch'io.
La dedica del libro me ne ha dato conferma.

www.profduepuntozero.it

sabato 23 gennaio 2010

Un'immagine per ricordare !

Quella quì accanto è la fotografia di Kobe, un piccolo africano, che da un po' di tempo ho messo sulla mia scrivania accanto al computer, insieme a quella della famiglia di Nazareth e dei miei familiari.
Penso che capiti anche a voi di ricevere, con la posta, e con una certa frequenza lettere di associazioni umanitarie onlus, che vi chiedono un'elemosina, e che con la stessa frequenza gettiamo, senza nemmeno leggerne il contenuto, nel cestino della carta straccia, pensando che in fondo non possiamo certo aderire a tutti gli appelli di aiuto che ci vengono rivolti.
Bene, qualche tempo fa, su di una busta c'era l'immagine di Kobe, e forse solo per curiosità ho aperto la lettera, scoprendo che si trattava di un bambino che viveva nel campo di accoglienza di Morrumbala in Monzambico, e che se non fosse stato sottoposto con urgenza ad un intervento chirurgico, sarebbe con molta probabilità morto.
Molti penseranno che sono caduto nella solita trappola del marketing, che fa leva, con l'immagine adeguata, sulla nostra emotività. Non sono sicuramente un ingenuo, per non pensare che ciò potesse anche non essere vero, ma ho anche pensato che al di là della veridicità o meno del caso concreto, Kobe era sicuramente emblematico di centinaia di migliaia di casi reali, sparsi per tutto il terzo mondo, e che valeva la pena di mandare ogni tanto qualche decina di euro per rispondere agli appelli di cui ero fatto oggetto.
Ecco il perchè della foto di Kobe sul mio tavolo, per ricordarmi ogni tanto che da qualche parte nel mondo c'è in ogni momento sicuramente un bambino bisognoso del nostro aiuto. Il mio vuole essere un invito discreto ai lettori del mio blog, affinchè accettino ogni tanto il rischio di essere generosi, piuttosto che il rischio di non esserlo affatto. Grazie!


mercoledì 20 gennaio 2010

Una lezione di Prof 2.0 in diretta !

Non è ancora in libreria il suo libro" Bianca come il latte rossa come il sangue" , che già una troupe è andata nella classe del Prof a curiosare cosa hanno di particolare le sue lezioni. Qui di seguito vi offro il video, lasciandolo al vostro giudizio.

martedì 19 gennaio 2010

Dal 26 gennaio in libreria !

In occasione dell'imminente pubblicazione di Mondadori del primo libro di mio figlio Alessandro, pensavo di comunicarvelo per tempo attraverso il mio blog, con alcune parole di commento personale dove sarebbe stato evidente il giusto orgoglio di un padre in rapporto all'importanza dell'evento. Ma dopo essere venuto in possesso della lettera con cui mio figlio ha accompagnato le copie inviate in anteprima ad alcune persone amiche , ho cambiato idea, credendo più opportuno lasciare alle sue stesse parole la presentazione di questa sua prima opera letteraria:

Caro amico, collega, genitore, alunno,

hai tra le mani un libro che vorrebbe accompagnare qualche ora della tua vita. La casa editrice mi ha sorpreso con un gradito regalo natalizio: alcune copie in anteprima. Ho quindi deciso di regalarlo a colleghi, amici, alunni, perchè è di scuola, di ragazzi, di genitori che parla...come tanti altri romanzi. Cosa ha questo di diverso? Perchè dovresti leggerlo?

Da poco è uscito un libro che romanza un anno di scuola e paragona gli alunni a "porci" a cui vengono date le "perle" del sapere da professori trasformati, loro malgrado, in "carogne". Non ho letto il libro e non posso giudicarlo, ma, dopo dieci anni di insegnamento, l'immagine che mi si forma nella mente, quando penso ai miei ragazzi, è opposta. Mi piace paragonare l'adolescenza alla formazione di una perla dentro una conchiglia. La madre della perla è l'ostrica perlifera che, in presenza di un granello di sabbia, che la natura o la mano dell'uomo immette in essa, secerne sostanze che andranno, unitamente all'acqua, a cristallizzarsi attorno ad esso e, per cerchi concentrici, daranno vita alla più preziosa gemma che il mare ci dona. Sarà madre natura a sbizzarrirsi nel dotarla delle più svariate forme: sferica, goccia, bottone, barocca, cerchiata...

L'originalità delle perle umane si coltiva, nella misura in cui il granello della realtà riesce a depositarsi nel cuore e nella testa di ciascuno, dando vita all'irrepetibile; ma introdurre la realtà e introdurre alla realtà (questo è educare) l'ostrica, in cui è spesso chiuso l'adolescente, è frutto di una relazione vitale. Ciò che insegnamo con la meraviglia negli occhi è capace di aprire insospettate fessure in un giovane (apparentamente impermeabile) e depositare granelli di realtà, capaci di generare perle all'incontro con il mondo interiore dei ragazzi, oggi così minacciato dall'assenza di silenzio. Questo è quello che ho voluto raccontare: il viaggio coraggioso di un sedicenne, sordo alla realtà, che ad essa si apre attraverso l'amore, a costo dello sgomento, del dolore, del fallimento, fino a generare l'irrepetibile perla che è, ma non senza l'aiuto degli adulti che prima non riusciva neanche a vedere. Ricorderai i primi quattro libri dell'Odissea, nei quali Telemaco, un adolescente, attraverso un viaggio pericoloso voluto dagli dei, scopre in sè i segni del padre lontano e diventa uomo. Solo chi è ancorato alle proprie origini può essere e diventare originale.

Il mio protagonista viaggia lungo un anno di scuola, ma non quella folle ed estrema dei media, ma un'altra scuola. Quella di chi ogni giorno prova a lavorare con competenza e passione e vede i ragazzi riscaldarsi al fuoco della bellezza di ciò che insegnamo. Io questa scuola la vedo. E'più nascosta forse, ma con questo romanzo vorrei che emergesse, vorrei darle voce. Per questo desidero che tu lo legga in anticipo: per me la scuola non è un luogo in cui, per mille euro al mese, ci si incarognisce cercando di dare perle ai porci, ma un posto in cui si dà la possibilità alle perle di formarsi, consapevoli che una sola vale più di qualsiasi stipendio e l'età per farlo è quella dei ragazzi che ci vengono affidati. Io provo a realizzarlo in due modi: entrando tutti i giorni in classe e non rinunciando alla bellezza della letteratura che insegno e con questo libro (sarà in libreria da fine gennaio 2010, con alcune modifiche), ispirato ad una storia vera, nato e cresciuto grazie al continuo scambio vitale con i miei ragazzi. Non so se sono riuscito nel mio intento, quello che posso affermare è che non mi sono sottratto alla sfida, alla quale - sono sicuro - non vuoi sottrarti neanche tu.
Ti auguro un Santo Natale ed un felice anno nuovo. Buon lavoro, buona lettura e grazie.

Alessandro D'Avenia

Milano, 21.XII.2009

mail: profduepuntozero@gmail.com
sito: www.profduepuntozero.blogspot.com

Penso che non vi sia altro da aggiungere, mi limito a dire: grazie Alessandro per le cose che hai scritto nel tuo libro !


lunedì 11 gennaio 2010

Il dialogo, come stile di servizio.

Troppo spesso si dice che una relazione fallisce lì dove fra le due persone che le danno vita, cioè fra amici, fra docenti e alunni, fra geniori e figli, fra marito e moglie, fra uomo e Dio, non vi è dialogo. Se questo è senz'altro vero, bisogna allora chiedersi perchè la dove questo dialogo c'è, succede anche che a volte la relazione fallisca lo stesso. Ciò è dovuto a mio modo di vedere al fraintendimento di ciò che si intende per dialogo. Cercherò di chiarire il vero significato di ciò che va inteso come vero dialogo, sevendomi di alcuni paragrafi di un libro che mi è capitato di leggere di recente, e che nella sua semplicità e linerarità chiarisce l'equivoco sull'uso di questo vocabolo, oggi spesso tanto abusato, sia in riferimento alle relazioni fra gli uomini tra di loro che fra quelle tra gli uomini e Dio:
" Lo stile proprio del servizio è il dialogo, quel linguaggio dell'amore, in cui l'amore stesso si manifesta come attenzione e disponibilità agli altri. La fatica di amare si riflette perciò inevitabilmente nelle resistenze e nei rischi propri del dialogo. Come la gratuità dell'amore viene inaridita dalla possessività, così il dialogo non esiste realmente lì dove non sia suscitato da una iniziativa gratuita, libera dal calcolo. Nulla si oppone di più all'autenticità del dialogo che la strategia o il tatticismo: dove il dialogo è strumento per dominare l'altro o per usarlo ai propri fini, lì cessa di esistere. Il dialogo ha la dignità del fine e non del mezzo: esso vive di gratuità e si propone come un'offerta di incontro che sgorga dalla gioia di amare.
Per dialogare veramente è, poi, necessario unire alla gratuità l'accoglienza dell'altro: il dialogo non si sviluppa lì dove la dignità dell'altro non è rispettata e accolta. Il dialogo ha bisogno dello scambio, in cui il dare e il ricevere sono misurati dalla gratuità e dall'accoglienza di ciascuno dei due. La massificazione - che igora l'originalità dell'altro - esclude ogni dialogo, e quindi ogni autentico atteggiamento di servizio.
Chi pensa di non aver bisogno degli altri resterà nella solitudine di una vita senza amore. Chi si mette alla scuola dell'altro e si fa servo per amore, offrendo se stesso in dono, costruisce legami di pace e fa crescere intorno a se la comunione. Anche nel Dio tre volte santo il Padre è eterna gratuità e il Figlio eterna accoglienza: l'eterno Amato davanti all'eterno Amante ci insegna come anche il ricevere sia divin0! Veramente la gratitudine di chi si lascia amare è essenziale all'amore, almeno quanto la gratuità che ne è la sorgente.
Il dialogo, infine, è autentico quando si presenta come un'esperienza liberante, aperta agli altri, inclusiva e mai esclusiva dei loro bisogni e delle loro inquietudini. L'incontro dei due deve rendere possibili altri incontri: esso proietta fuori del cerchio dello stare a gurdarsi negli occhi, verso il vasto mondo della solidarietà.
Solo così nell'esperienza del dialogo l'accoglienza e il dono di se all'altro non si oppongono fra di loro, ma sono in certo modo l'uno la forza e l'autenticità dell'altro: ciò che è donato e ricevuto nel dialogo fra i due, esige di essere ancora offerto in sempre nuovi itinerari di amore e di servizio. Dialogando, si sprigionano le energie nascoste dell'amore, e l'esistenza, lungi dal chiudersi in se stessa, si proietta fuori di sè, facendosi servizio e dono. Quest'apertura all'esterno non solo non mortifica la comunione di coloro che dialogano, ma la rende vera e gioiosa. "
Spero che queste brevi considerazioni siano state utili per aiutarvi a capire meglio quale sia la vera ricchezza che è racchiusa nel dialogo!

P.S. Dal testo " Lettera ai cercatori di Dio ", CEI - ed.San Paolo 2009

sabato 2 gennaio 2010

La nuova bacheca di (nonno)Baffo per il 2010 vi aspetta !

Il fatto che io metta per iscritto i pensieri e le emozioni della mia vita non lo faccio certo per vanità intellettuale nè tantomeno per autocompiacimento, ma col solo scopo di condividerli con voi quando avete la voglia e il piacere di leggerli, ritenendoli di un qualche aiuto ed interesse. Se così è, allora mi farebbe molto piacere che alla lettura facessero seguito i vostri preziosi commenti, che sarebbero da un lato una verifica che ciò che scrivo serve a qualcosa e a qualcuno, e dall'altro uno stimolo a continuare. Credetemi gestire un blog costa fatica e porta via tempo, se lo fai con rispetto e spirito di servizio verso gli altri; quindi l'unica motivazione al suo esistere è l'utilità che può avere per coloro che mi onorano della loro attenzione. Altrimenti...
Grazie, e spero a presto, (nonno)Baffo !