La mia foto
Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

martedì 24 giugno 2008

Un ulteriore..." tocco di classe " .





Il tuo compleanno,
un'ottima occasione
per ricordarmi di te
con tutto il mio affetto !
Papà









10 commenti:

Screwball ha detto...

Alcune volte, nella vita, ti capitano dei colpi di fortuna: te ne rendi conto solo col passare del tempo. La mia prima sorella è uno di questi. Si chiama Maria Elisabetta o Betta o Eli. A me comincia a piacermi il nome Eli.
Quando nacque, mi ricordo che eravamo a casa, da soli, i tre fratelli maschi, papà e mamma in clinica, per mamma era difficile dopo Ale avere dei bimbi (prima, doveva passare attraverso due operazioni, fare le cose normali, no vero?). Io tenevo in questi casi le redini dei fratelli, bilanciando le alleanze: ricorrevo ai denti di Ale fino alle nove, contro la forza di Fabri, e poi, dopo le nove, condannavo il povero fratello minore, che dormiva in camera da solo, a subire gli ululati e le angherie dei fratelli. Insomma ci si divertiva, anche se segni di instabilità mentale derivanti da quelle serate si possono riscontrare ancor oggi.
Comunque, qui non si parla di fratelli, parliamo piuttosto di altri parenti stretti. Nell’appartamento accanto c’erano, ventisette anni fa, oltre alla nonna, il nonno e due zie, sorelle del nonno (e anche di loro, tutti quattro Baffo dovrà dedicare un post a testa, l’estate è lunga, pà). Tutta questa folla, diciamo, da parte di madre.
Ci venne in mente un gioco. Suonammo il campanello dai nonni, per dire: è nata! (non so se sapessimo se fosse maschio o femmina, certo di fatto quel 24 giugno 1981, fu smentita la voce che i miei avessero una ricetta solo per maschi). Ovviamente, la tensione era alta, e tutti scattarono nervosi… ci godemmo un po’ lo spettacolo, e poi comunicammo che non era vero! Su certe cose non si scherza… Siete degli incoscienti… Noi la prendemmo bene. Anzi, questa prima reazione ci spinse a ritentare un’altra volta, rincarando la dose… il panico ormai serpeggiava nelle file parentali, grazie anche all’ingenuità con cui il più piccolo interpretava la sua parte. E noi, giù a ridere. Cosicché, quando veramente arrivò la notizia, ci mettemmo un po’ per far credere che era tutto vero, e non fu facile convincere zie e nonni (non so se conoscessimo la storia di Al lupo, al lupo!). Forse per noi fu un modo di sdrammatizzare qualcosa che ci teneva in ansia, che ci incuriosiva (come sarà una sorella, forse), che aspettavamo con trepidazione. Non so se qualcuno avesse ancora paura di perdere l’affetto dei genitori, dopo tre figli perdi questa paura (che forse solo io ebbi), e poi la distanza di tempo era lunga, quindici anni dal primo figlio… Ma forse, ci sembrò semplicemente una bella idea e la reazione ci faceva cappottare ancora di più dalle risate. Specialmente con l’aggiunta di Ale al trio, ci si divertiva e lo si faceva senza pensarci su troppo.
Certo è che l’indomani presto, me lo ricordo, con precisione, eravamo tutti e tre all’angolo di via Leonardo da Vinci, il fioraio davanti alla Standa, a comprare un mazzo di rose (quante? credo tante, sapevamo che era un evento speciale io penso fossero 24 ma potrei sbagliarmi…), e poi via, verso Villa Serena (mi sembra, furono Paola e Marta a nascere alla Clinica Arcobaleno, no?). Fatto sta che era chiaro che dovevamo sottometterci all'ordalia dell'attraversamento. Con la massima serenità e tutti contenti, immersi tra le rose, 14, 10 e 4 anni, percorremmo e attraversammo la circonvallazione. Quando ci vide, mamma saltò sul letto, sicuramente più per la paura di quello che avevamo fatto che per la sorpresa. Io allora pensavo di essere quello affidabile della compagnia, avrei scoperto solo dopo che ero quello un po’ più strambo, o meglio, quello che in alcune circostanze, si dimenticava che il cuore va connesso con la testa… Elisabetta rischiò per un breve momento di essere figlia unica, cosa che in fondo forse non le sarebbe dispiaciuta; poi ci sarà stato anche il primo incontro, ma a quel punto tutti i neonati ti sembrano uguali. Le rose che erano per la figlia ideale furono regalate alla madre reale.
A papà non andava il nome Maria Elisabetta… troppo lungo, tutti la chiameranno Betta, o peggio ancora Bettina diceva (e diede pure delle ragioni per cui questo non andava): alla fine lui fu il primo e forse rimane l’unico a chiamarla così. Fatto sta, per inciso, che lei festeggia tutte le Marie e le Elisabette possibili, probabilmente anche la beata Maria Elisabetta brigidina, giuro che esiste, era svedese e ha una vita molto interessante e che quasi si avvicina a quella della nostra; credo però che abbia un debole per santa Elisabetta regina d’Ungheria, perché sin dall’inizio lei ebbe i modi di una principessa.
Elisabetta è la mia sorella preferita. A questo punto, vi rinfresco ancora una volta la dottrina dei trascendentali, forse la più difficile della metafisica. L’essere è presente in tutte le cose, di tutto diciamo che è, però a seconda della relazione che abbiamo con esso, ne isoliamo un aspetto . Quando pensiamo, ci appare come vero, se ci si presenta come bene, allora ci titilla il cuore… Bene, di Marta si sa che in lei appare il bello, quod visum placet (una proprietà che stranamente lei non riesce a vedere in sé). Betta è il bene (cosa che anche lei non vede, ma lo è senza dubbio alcuno). È il bene perché non puoi non volerle bene e perché sa come si vuole bene sul serio: se conosce un eccesso è quello di volerne troppo, di bene, e di sentirlo. Al momento giusto, puoi ascoltare il suo cuore che batte. Sarà anche per questo, diciamo la seconda parte, quella eccessiva, che la sento, assieme ad altri tratti, particolarmente vicina? Come tutte le persone molto sensibili, mia sorella ha dovuto imparare a difendersi: credete sia facile, senza cadere nel cinismo? Io credo che ci sia riuscita, alcune cose lo testimoniano e sono segnali di cui non si può mai dubitare: Betta ha un tocco particolare con i bambini e con le persone che soffrono.
Comunque, non è che sia perfetta. No?
Maria Elisabetta. Mi vengono in mente tante cose, ma mi limito alle due immagini. La prima è quel sorriso, leggero, ma che dà un movimento particolare a tutti i suoi lineamenti gentili, particolarmente quando è leggermente abbronzata, che si sfuma sullo sfondo azzurro del mare e del cielo e del chiaro della sabbia, del bianco delle case di mare, del verde, dell’ocra e del rosso marrone dei mattoni estivi. Può tutto un paesaggio cambiare solo con il mutare impercettibile e naturale di due labbra, prendendo una forma e un significato che aspettava lì da chissà quanto? A Betta piace molto il mare, le da respiro e forza. È come se per il mare fosse nata e dal mare provenisse (questo non la avvicina molto a mia madre). Essere nata all’inizio dell’estate, a differenza delle sue sorelle, significa anche che non poteva aspettare molto prima di vederlo di persona. E il mare rimane anche nel suo primo nome e in quello zia a cui rimane tanto affezionata.
La seconda immagine è più difficile da capire, ed è acustica. Qui però ho bisogno di una spalla. Paola, non te la prendere, se esagero un po’ (?), ti aspetto presto, molto presto, diciamo tra pochi giorni. Dipende da Baffo. Allora. Ogni tanto, forse meno che ogni tanto, la mia seconda e a un tempo quinta sorella, come oramai è noto, lancia le sue crociate morali contro il mondo intero. Frutto probabile del suo sentirsi adottata. Il male del mondo si concentra in sua sorella maggiore, che in questi momenti le appare come il massimo della dissoluzione possibile. Paola è come certe sveglie o cellulari: incrementa il volume (anche quando la senti perfettamente, magari non vorresti sentirla, ma come si spegne una sorella?) e questo man mano che cresce la sua argomentazione inquisitoria. L’esuberante flamenguera ama portarsi le sue invettive in giro per la casa, inserendo come capi d’accusa o prove a conferma tutto quello che incontra sul suo cammino: il mascara sfruttato da altre, un vestito preso in prestito senza permesso, una sedia o un copriletto fuori posto (o al giusto posto), un permesso concesso (o autoaccordatosi) da sua sorella minore, il telefono già requisito dalla maggiore, un inguattamento da lavastoviglie, il bagno occupato. Arrivati al bagno, siamo ormai all’Apocalisse, perché l’unica salvezza per Paola viene dallo shampoo, che le rinfresca le idee e che le viene negato… E in bagno c’è Elisabetta, per una delle sue due ore quotidiane di beauty-care, cioè autocontemplazione di se stessa dinanzi allo specchio in dialogo con la sua immagine riflessa. Con calma olimpica, e prendendosi tutto il tempo, la principessa giunge alla maniglia e finalmente apre la porta. A quel punto, il tono di voce di Paola è pari a quello di Giunone che sgrida Zeus; dopo il silenzio iniziale, con scelta di tempo perfetta, essendo la requisitoria ormai irreversibile, Betta parte all’improvviso con una voce che non è un vero e proprio falsetto, ma come una filastrocca di bambina che gioca, saltando in cortile, canticchiando. Il risultato è come un controcanto infantile sulla voce di un sergente dei marines, in un saliscendi di note almeno due ottave più in alto. Tipo le comiche di Charlot, Gershwin o Groucho Marx (il controcanto non tiene presente il filo logico della sinfonia ma ne prende a prestito solo la forza e la ripetizione, per costruirci sopra qualcosa di diverso); per questo, ha una delicatezza, un’ingenuità, una reazione che solo una bambina saprebbe avere, e che stempera tutto nelle risate, questo mentre la cantilena continua. E Paola si ferma. Scusa ancora, sorella, flamenguera.

In qualche modo, non so come, tutto questo mi viene in mente quando penso a Maria Elisabetta, Elisabetta, Betta, melisa o Eli…

Però, al di sotto delle vette del pentagramma, mia sorella la conosce bene solo chi ne sa ascoltare e comprende i silenzi. Questa è la sua firma, ciò che s’insinua da qualche parte nella tua anima e che ti porti appresso, con un timbro, un colore, un significato… Direbbe il buon lorenzo cherubini, quando ti guardo dopo un giorno pieno di parole, senza che tu mi dica niente, tutto si fa chiaro… capita anche a migliaia di chilometri di distanza

Psst… auguri, Principessa

Anonimo ha detto...

Believe (1978)


Please do give
your strenght
to your friends:
you know
they love you so
oh, no,
they won’t let you down.
Come an’ open
your eyes,
see you’re not alone:
it’ll come the sun,
soon again
with those laughin’ eyes;
So believe, have faith,
in the world
in all your friends,
just like we believe in you,
you can take your time,
you gotta keep on tryin’,
cos’ we need your smile,
to brighten up our day:
for this is
your way


Suzi Kay Quatro
adapted from the Happy Days version
episode 106, 1978

Anonimo ha detto...

Visto che si tratta del primo commento e che oggi è il tuo compleanno mi limito a farti
tanti auguri, ma nei prossimi giorni dovrò essere più spietata...

B6 ne ha da dire su B4!!!

TANTI AUGURI MARTA

Anonimo ha detto...

B4, se avessi giocato in attacco con l'Italia, avremmo distrutto la Spagna. Occhio che però la sorella è un osso duro

Prof 2.0 ha detto...

Il mio augurio è sull'altro blog... ciao principessa!

Anonimo ha detto...

mi sembra di intuire da vari indizi che questa Elisabetta sia la preferita da più fronti

Anonimo ha detto...

Ad anonimo,

senz'altro la classe non è acqua e non solo quello. Poi sia lei che Alessandro sono i due di mezzo e hanno giocato e giocano un ruolo importante, in una famiglia con tanta distanza di età...

Screwball ha detto...

Mi rendo conto di aver scritto dei romanzi, e non posso promettervi un caffè ristretto... se volete, saltate, Blogger ha un sacco di spazio, però così alcune cose non si dimenticano, e alcune cose non dette si possono dire

quella che precede è una consapevole ammissione di colpa, non ho pistole alla tempia

Anonimo ha detto...

Comunque,

è noto che gli amici sono la migliore se non l'unica via per vedersi come si è

Anonimo ha detto...

Solo per dire che non riesco a passare ogni giorno davanti a questa foto senza rimanerne affascinato

Peekaboo