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Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

lunedì 2 giugno 2008

" Scuola Imera " : dal sogno alla realtà.


Era la metà degli anni '70 e cominciava ad essere evidente il progressivo decadimento dell'insegnamento scolastico della scuola italiana.L'istruzione in generale e nella scuola pubblica in particolare dava chiari segnali di carenza culturale. La formazione impartita ai nostri figli non era più in accordo con quello che le famiglie si aspettavano dalla scuola. Queste carenze riguardavano sia l'ambito dell'insegnamento che quello educativo.
Fu così che fui stimolato, io dentista di 32 anni, ad intervenire in questa situazione per cercare di porvi un qualche rimedio, insieme ad alcuni altri amici, anch'essi genitori, ed in particolare un chimico, un medico microbiologo, un fisico ed un architetto, tutti della mia stessa età.Cosa fare? Ebbene ci " inventammo " un nuovo modo di fare scuola. Venne fuori la"temeraria" idea di dare vita ad una scuola gestita da genitori, dove l'istruzione impartita fosse in sintonia con i principi educativi vissuti in famiglia. Ho detto temeraria perchè l'operazione richiedeva insegnanti validi, genitori che condividessereo il progetto, una sede adatta, un riconoscimento legale da parte delle istituzioni, e soprattutto risorseeconomiche. E' chiaro che ciò mi esponeva, insieme agli altri genitori, tenendo conto anche della nostra giovane età, a giocarci la reputazione se avessimo fallito, considerando i rischi di vario genere in gioco sia in termini di immagine personale che pubblica, sia in termini di esposizione da un punto di vista legale che economico. A tal proposito devo dire che si iniziò senza un soldo, e mi corre l'obbligo di citare gli anonimi e generosi "benefattori "che in un silenzioso nascondimento hanno contribuito economicamente all'avvio dellarealizzazione del progetto, non essendo le rette degli alunni sufficienti allo scopo. Accettati i rischi, si cominciò: ci associammo al FAES ( Famiglia e Scuola ) un ente morale con fini educativi che svolgeva già da circa 3 anni la sua attività a Milano, con 2 scuole e un centro di orientamento familiare per genitori. Dal Faes mutuammo, adattandolo alle nostre esigenze, il metodo "dell'educazione personalizzata"con l'istituzione della figura del "tutor", una sorta di precettore all'inglese, che facesse da tramite fra alunno e genitori. Istituimmo varie commissioni operative, suddividendoci i compiti: una commissione per il reperimento docenti, una commissione per la promozione alunni, una per il riconoscimento legale, una per la ricerca della sede e delle attrezzature ed una commissione economica, tutte facenti capo ad un comitato di direzione costituito da me e da altri tre genitori coadiuvati dalle rispettive mogli, che hanno sempre rivestito un ruolo essenziale nell'avvio e nella crescita della scuole. Quando parlo di queste commissioni potrebbe sembrare che le persone coinvolte fossero molte, ma non era così, eravamo in tutto una decina, sulle quali ricadevano i vari compiti: "tutti ci interessavamo di tutto".Era molto difficile far passare l'idea di fondare una nuova istituzione scolastica dove igenitori fossero promotori e gestori allo stesso tempo. Il progetto prevedeva una scuola dove l'attenzione era rivolta all'intera persona dell'alunno: istruendolo, formandolo nella sua crescita, inuna parola educandolo. Ci proponemmo non di mettere su semplicemente una scuola ma "un centro educativo".Adesso si imponeva di trovare un nome da dare alla scuola, dovendo concretamente proporlo nella promozione. Non fu facile, ognuno diceva la sua, e non saprei proprio dire perchè alla fine venne fuori il nome IMERA, nome col quale iniziò l'attività per l'anno scolastico '76/'77 .
L'educazione personalizzata che volevamo perseguire ci portò ad operare la scelta di una scuola che si rivolgesse solo ad uno dei sessi. Si decise di iniziare con quella femminile dove pensavamo che le esigenze formative fossero più pressanti e anche un pò per cavalleria. Iniziammo con sole 3 classi: 1°elementare, 1°media e 1° liceo classico (ai tempi IV ginnasio), adottando la formula del tempo pieno.Le alunne iscritte erano 40, poche direte, ma tante furono le famiglie che se la sentirono di "rischiare" sulla nostra iniziativa, ritenuta nell'ambiente circostante " folle ".
Sono passati 32 anni e il " Centro Scolastico Imera " è oggi una realtà di prestigio per la città di Palermo, ed ha portato molte delle sue ex-alunne ad occupare posti di responsabilità nella società cittadina. Il mio posto e quello degli altri della prima ora è stato preso negli anni di volta in volta da altri genitori che hanno anche promosso il Centro scolastico maschile Altavilla, ma questa è un'altra" folle" avventura chevi dirà qualcun'altro.
Tutto ciò che vi ho raccontato è costato molti sacrifici, supportati da tante preghiere, che hanno portato molte persone ad avere i capelli bianchi o a perderli prematuramente (non è una battuta) , ma alla fine "il sogno è divenuto realtà" .
Posso solo aggiungere che nonostante tutto: " Vale la pena " .



P.S. Un doveroso e grato riconoscimento va a tutte quelle persone che
ci hanno lasciato negli anni , e che sono state le pietre vive su cui è
stata fondata la scuola. Grazie di cuore !




Cento Scolastico Imera - Via delle Croci, 6, Palermo

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Oggettivamente, di questa iniziativa, a casa si capiva poco: a casa, allora eravamo tre maschi, e il Baffo (e poi sua moglie) mettevano su una scuola femminile. In più, papà era direttore amministrativo. Quando chiesi che cosa significava, qualcuno mi rispose: se la cosa va male, papà va in galera. Bella prospettiva! Mamma doveva mettere su la cucina, i vigili del fuoco giravano intorno con mille normative da applicare, insomma credo che entrambi i figli allora abili (10 e 6 anni) senza che fosse loro richiesto, capirono che avrebbero dovuto fare la loro parte, almeno per evitare la galera ai genitori.
La domenica prima dell’inizio delle lezioni, siccome le alunne l’indomani, poche o molte, ci sarebbero state, portavamo scatole di piatti su per scale ripide e strette, credo fossero al terzo piano… Nessuno allora avrebbe immaginato che i Baffers sarebbero diventati sei, e gli ultimi, sarebbero state… “ultime”: e quindi loro ne avrebbero beneficiato (di fatto la prima di loro quando la scuola aveva ormai dieci anni di vita)… Nel frattempo, non crediate che Baffo e consorte si dedicassero solo a questo. C’era il lavoro, i figli da crescere e quelli che stavano per arrivare, Caterpillar era incinta di B-3, che sarebbe stato contemplato in tutta la sua bellezza dalle alunne più grandi nel giardino della scuola; c’era la casa nuova da arredare, e tante altre cose. Tuttavia, io non ricordo alcun momento di inquietudine in casa…, forse ho rimosso. Non capivo allora che 32 anni erano abbastanza pochi per rischiare tanto, senza che nessuno ti coprisse le spalle. Mi stupisce che nel racconto ci sia molto riconoscenza per chi ha aiutato in quei frangenti e nessuna sottolineatura di questa “idea” che nasceva spontaneamente da un gruppo di “ragazzi”, delle tante cose che chi cominciò dovette fare, delle difficoltà da superare: e non parlo solo di difficoltà esterne: qualcuno penserà che ci sono persone che cominciano grandi imprese e sono d’accordo su tutto, che non devono in qualche modo rinunciare a idee e progetti personali, per dare spazio alle idee degli altri, specialmente quando si comincia senza esperienza qualcosa di completamente nuovo. Queste difficoltà “interne” eccome se ci furono, è naturale, io alcune le ho scoperte molto dopo, e alcune sicuramente non le conosco. In più, non erano anni facili, pieni di violenze e risentimenti. In ogni caso, non esistono età dell’oro, Supermen e Wonderwomen. Quale fu la ricetta dell’Imera? Non furono i soldi, non fu l’esperienza, io non saprei dirlo.
In quel periodo noi (figli) ce la passammo alla grande. Furono gli anni in cui ci facemmo tanti nuovi amici, e queste amicizie durano fin’ora. In estate, era facile passare le vacanze assieme a nuovi amici, da una parte, dall’altra… e non sentimmo mai nessuna lamentela, anzi. Non dovete pensare che questa scuola era un qualcosa di chiuso… per arrivare in poco tempo ai numeri che servivano, è chiaro che la nostra famiglia doveva essere molto aperta a nuove conoscenze. Che ovviamente non potevano essere qualcosa di “utilitaristico”, non so se mi spiego, ma dovevano trasmettere quello stesso spirito di libertà, di coinvolgimento che era proprio di chi l’aveva cominciata quella scuola. È chiaro che in una scuola del genere, devi avere prestigio nell’insegnamento, comprensione e polso fermo: figurarsi, rischiare tutto per diventare la scuola “paga e passa’: dovevi rischiare e nel caso bocciare, dovevi rendere le professoresse liberei di dare i voti che le giovincelle si meritavano, ed era chiaro che le dovevi proteggere da genitori che in fondo potevano aspettarsi qualche “favore”. Allo stesso tempo, i docenti dovevano essere scelti per non dare adito a queste accuse: e trovarli sotto i funghi non doveva essere facile. E le puellae, spesso alle soglie della crisi adolescenziale, non sono cose facili da gestire (lo sanno bene i loro coetanei maschili). Forse la ricetta sta nell’essere riusciti, in un modo o nell’altro, a mettere assieme tutte queste cose. Come hanno fatto, non lo so. Devo dire che capisco oggi perché alcune persone che contribuirono generosamente a fare partire la scuola, trattavano me e mio fratello con un affetto particolare (forse B-2 ricorda alcuni inviti in qualche piscina, io ricordo in particolare due persone che non perdevano occasione di dimostrarci il loro affetto). Eravamo un po’ figli loro, e se quella scuola servì anche alle loro figlie, sentivano di doverlo un po’ anche ai miei (e in qualche modo a noi, che gli avevamo “ceduto i genitori” senza ricevere nulla). Io penso a Lino e a Vittorio, due persone con un cuore enorme, uno dei quali da anni sicuramente è in Cielo: credo di aver ragione in questo. Ci sarebbero tante altre cose da dire, tante storie spesso divertenti, ma sicuramente è bene lasciare spazio ad altri. Oramai avete capito che Baffer-One è logorroico. Eravamo ancora al 1976, tanto era accaduto, tanto sarebbe ancora successo, e chissà in futuro.

B-1

PS: ho scritto queste cose anche per le ultime tra Baffers: per la storia della nostra famiglia, ci sono tante cose che i primi non sanno di quegli anni, come noi forse non immaginiamo dei seguenti. E che Baffo e Caterpillar, che allora era un po’ la nostra sorella maggiore (la distanza di età è quasi la stessa tra B-1 e B-6), non sanno dei loro figli e di come hanno vissuto tutta questa storia.

(nonno) Baffo racconta ha detto...

Grazie B1, contavo proprio su queto
tuo commento per dare completezza
al mio post, mi serviva un punto di vista esterno per essere più credibile. Spero che ci siano ulteriori commenti da parte di altri.
Baffer

biancaneve ha detto...

Caro Baffo, nel racconto della genesi della scuola Imera manca un protagonista,l'Orientamento familiare. Tu ne sai ben più di qualcosa, e penso che il tuo nuovo compito di nonno ti farà riflettere sul fatto che è necessario tenere sempre vivo l'interesse per i temi educativi, e confrontarsi continuamente con gli altri, e riprendere a divertirsi (sì, perchè non ci sarebbero stati corsi nè scuole se in quegli anni non ci fossimo divertiti sul serio) con vecchi e nuovi amici che hanno la stessa passione. Perciò caro Baffo forse è giunta l'ora di intraprendere una nuova tappa del tuo viaggio e tornare a ragionare insieme su temi caldi, e gettare sassi nei cuori stagnanti di tanta gente che non aspetta altro. Hai capito l'antifona, vero? Con affetto
Biancaneve

(nonno) Baffo racconta ha detto...

Cara Biancaneve, nel mio post non ho volutamente fatto riferimento all'Orientamento Familiare, che ha contribuito tanti anni fa a dissodare quel terreno divenuto poi fertile per la crescita delle scuole. Sarà forse oggetto di un prossimo post. Le radici delle scuole sono senz'altro nell'OF.
Ho anche imparato però che nella promozione di iniziative personali
in campo educativo, come l'OF appunto, è essenziale formare intorno a te persone capaci di ricevere il testimone , che in questa sorta di staffetta, gli viene passato per continuare con più energia e continuità la gara.
Grazie a Dio questo è avvenuto per
l'OF. Vi invito pertanto a fare lo stesso e a cercare intorno a voi
"nuovi atleti dell'educazione" per
continuare la competizione.
L'antifona l'ho capita chiaramente,
per ora sono in panchina, e chi lo sa se un giorno non lontano il vecchio Baffo sarà ancora in grado di dare una mano. Speriamo, e a presto!

Prof 2.0 ha detto...

Credo che sarebbe bello. Non ci sarebbero più figli da disturbare in riunioni notturne con urla del prof Brighina... Ora c'è la splendida sede Faro, che brilla in quella notte.
Io dell'inizio delle scuole non ho ricordi. Tutti dicono che vivevo a scuola di fatto, perchè ero "nico" e che la mia educazione sentimentale è stata molto al femminile, data la frequentazione asssidua della scuola in quell'età in cui si decide tutto o quasi: 0-3 anni.
Io l'Imera non l'ho fatta. L'ho respirata...

Anonimo ha detto...

Qui si tocca un punto dolente: se la scuola Imera noi figli l'abbiamo vissuta da lontano, l'OF in buona parte si faceva a casa nostra o nelle varie case: le riunioni di preparazione, la preparazione del cibo per sostenere i corsi, gli storici dibattiti con chi non era d'accordo, i pomeriggi passati all'Isida, dove si tenevano i corsi, le poesie e le canzoni composte con i nomi dei partecipanti, gli scioperi organizzati da noi figli contro l'onnipresenza dell'OF nell'orario familiare... Credo che lì ho imparato quanto è bello avere amici e quanto si può imparare da gente diversa da te, perché ai corsi veniva gente di tutti i tipi e idee e la diffusione dell'OF a Palermo fu molto capillare. Nella mia classe, al ginnasio, pubblico, avevo un compagno e due compagne i cui genitori avevano partecipato ai corsi di orientamento familiare, e si parla del 1979, quindi poco dopo gli inizi... ma qui veramente le storie sarebbero tante e spero che questo post ne raccolga molte! Sono d'accordo con biancaneve, ci si divertiva un sacco, e noi figli lo percepivamo dall'esterno. E nel frattempo, si sviluppava un club per ragazzi, e questo ci coinvolgeva più da vicino: ma questo è un altro capitolo. Certo che oggi, alcune cose dell'Oeffe si potrebbero fare sul web! Il che sarebbe un modo per Baffo di ricominciare...

B-1

Anonimo ha detto...

forse b1 b2 e b3 non ricordano che una volta con aria tra il preoccupato e il rassegnato chiesero." mamma, ma l'orientamento familiare si eredita?"
Non avendo altro da lasciare....

biancaneve ha detto...

Per un periodo nel lunotto posteriore della mia macchina (allora una Peugeot 104 bianca) c'era attaccato un adesivo rotondo con su scritto "Io pesco con OF". Era la pubblicità di una nota casa di prodotti per la pesca (Olympus Fish) ma poteva avere vari significati... Sono stati anni pescosi, e i pesci che liberamente saltavano in barca erano molto variegati.

(nonno) Baffo racconta ha detto...

Per certi versi fu una vera
"pesca miracolosa, bisogna chiedere
al Signore un nuovo miracolo, mettendoci chiaramente tutti i talenti a nostra disposizione.

Anonimo ha detto...

Sul retro della 104, quando si andava assieme in gita, dormivano a turno i nanetti... l'unica 104 station wagon!

B-1

Anonimo ha detto...

L'altro giorno una collega mi chiedeva che scuola avessi frequentato ed io, piena di me e dandomi un pò di arie, le ho risposto. "...ma una scuola che mio padre ha fondato apposta per me!"
grazie papà

B6

Anonimo ha detto...

Give me five, gal!
M.

Prof 2.0 ha detto...

Wow! non ci avevo mai pensato... Grande B6!

Anonimo ha detto...

B6 mi ha fregato il post... Volevo dire:
In quanti possono dire che i loro genitori hanno costruito una scuola per loro? Certo forse se avessero pensato anche all'università non sarebbe stato male!!!
B5

(nonno) Baffo racconta ha detto...

Non avrei mai pensato che un giorno
avrei ricevuto un grazie dalle mie
figlie femmine, anche perchè non
ne avevo, per aver collaborato alla
nascita dell'Imera.
Il Signore ripaga sempre con gli interessi, ribadisco "valeva proprio la pena" ,

ciao e grazie Papà

Anonimo ha detto...

Paola,

dalla culla alla tomba? E a te che cosa rimane da fare?

B!