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Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

venerdì 30 maggio 2008

Ciao Rino !


Nelle prime ore del giorno 28 ci ha lasciato in punta di piedi l'indimenticabile e fraterno amico Rino Martinez. Un uomo buono, un amico, dalla vita del tutto ordinaria, ma ricca di una grande umanità e di una delicata e generosa attenzione agli altri, che con la sua costante e contagiosa allegria aveva saputo rendere la vita piacevole ai suoi molti amici.
Sempre disponibile pur quando stanco e malato gli cominciavano a venir meno le forze e la voglia. Anche se avanti negli anni la sua mente e il suo cuore seppero mantenersi sempre giovani, capaci di una fede profonda e di una robusta vita interiore, che furono l'arma vincente che gli permise di trasmettere con delicatezza e discrezione il suo vibrante amore a Dio, ragione essenziale della sua vita, a coloro che ebbero la fortuna di frequentarlo.
Non mi rimane che raccomandarlo umilmente al ricordo e alle preghiere di coloro che lo hanno conosciuto, stimato e voluto bene.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Alberto (Rino) Martinez appare forse oggi per la prima volta in un "luogo pubblico". A 85 anni era una di quelle "eminenze grigie" che stanno dietro l'Opus Dei. Era venuto a lavorare in Italia alla fine degli anni '40, per iniziare quell'Opera che praticamente non esisteva ancora. Non era un prete, un frate, un missionario, un laico consacrato. Faceva un lavoro normale, nine to five, e così si guadanava il pane e la pensione e nel frattempo, a casa sua, nasceva il primo centro dell'Opus Dei di Roma, e poi ne venne un altro, perché la gente aumentava, e poi altri ancora... ricominciava sempre: ogni casa nuova, lo sa chi si sposa, inizia sempre come può, un mutuo, magari un prestito, pochi mobili indispensabili, poi si metteva a posto, in maniera sobria ed elegante, soprattutto per chi veniva dopo, e di nuovo. Immaginatevi un giovane papà a ciclo continuo.
Arrivano i figli, e devi pensare a crescerli, a insegnargli a vivere e poi lasciarli andare liberi per la loro strada. Lo svantaggio di chi non si sposa per questo motivo è che mette su molte case, e contrae mutui, debiti, e poi rimette le cose a posto.
Così anche a 85 anni accettò di venire a vivere in una nuovo appartamento appena aperto a Roma (cosa che non lo entusiasmava molto, a dire il vero, e ogni tanto si notava, anche perché era in cima a una salita, e per lui spesso era faticoso muoversi - comunque lo aiutavamo, mica era da solo); anche qui si dedicava alla formazione di persone di tutte le età, amici, membri dell'Opus Dei, e nella misura del possibile, continuava a lavorare e a combattere per avere la sua dovuta pensione. Come tutte le persone normali. Ogni mattina, fino al giorno della sua morte, faceva mezz'ora di preghiera personale, in silenzio, assisteva alla Messa alle sei e mezza del mattino (gli avevo detto, ma perché lo fai, alla tua età?), si confessava ogni settimana (anche se ogni tanto, negli ultimi tempi, gli capitava, per l'età, di tornare a confessarsi poco dopo averlo fatto, perché se l'era dimenticato e ne sentiva l'esigenza). Dio era una cosa sua, difficile a dirsi per una persona comune, e lui, era quello che era. E noi, che vivevamo con lui, eravamo quelli che eravamo, con tutti i limiti di una famiglia come le altre.
Certo, anche stavolta si cominciava, e i soldi e le comodità non erano tante. Nonostante tutto, mi esigeva, tutte le volte che poteva, di vestirmi in maniera elegante, perché la mancanza di soldi non fosse una scusa per vivere in maniera sciatta, non voleva che gli altri, specialmente quelli che vivevano con lui, si abituassero a sembrare poveracci, anche se magari devono contarsi i soldi in tasca, per pagare le bollette. Lo facevano i miei genitori all'inizio, poi le cose poco a poco si sistemano, lavorando.
Il giorno del funerale mi sono messo un vestito che sapevo gli piaceva, con la cravatta giusta...
La notte in cui è morto mi è venuto da pensare: ma una persona che ha vissuto così vicino a Dio, che ha offerto realmente la sua vita a lui in maniera totale, in tante cose piccole, che poteva avere i suoi difetti e i suoi pregi, come tutti, può essere un santo? Quest'uomo è stato un santo, con tutto quello che ha fatto per Dio? Boh, ero un po' deluso, ai santi non capita di sbuffare, di notare che un quadro è fuori posto, di avere le loro fisime, le cose che ti fanno storcere il naso. Poi ho pensato agli ultimi minuti della sua vita. La morte gli metteva ansia, forse anche paura, poi diceva una brevissima preghiera, perdeva le forze, e poi ricominciava questo ciclo, che sarà durato una decina di minuti, fintantoché è spirato. Dicendo chiaramente da dove gli veniva la forza. Come chiunque, ma con quella breve preghiera che era qualcosa di più. Debole come molti sono al momento della morte, ma capace di ricominciare subito, immediatamente, a offrirsi a Dio, anche se solo per un secondo, prima che gli mancassero le forze. Che fosse lui a decidere quando prenderselo.
Quanta gente al suo funerale. Sembrava che fosse morta una persona importante, una di quelle che qui a Roma "contano", un VIP. Rino visse in disparte per tutta la vita, lavorando, pregando e coltivando molte amicizie. E disposto a rinunciare a sposarsi non perché volesse diventare un frate, ma per andare in un altro paese, per iniziare una cosa che non esisteva. Io ho amici che lo fanno per la Goldmann Sachs, per la Merryll Lynch, per fare soldi, per tirare su una famiglia, per fare una normale professione. Lui è venuto con lo stesso spirito in Italia: era questa la sua vita, non cercava cose diverse e allo stesso tempo è passato per questa vita e per la vita di tanta gente, come un ago che serve per cucire, ma una volta lasciato il filo, rimane con la cruna vuota, pronto per essere riusato; un vero amico, esuberante ma capace di ascoltare perché gli interessavano i suoi amici...
certo, chi passava dalla Chiesa di Sant'Eugenio, vedendo tanta gente, commossa all'uscita, avrà pensato: ma chi è morto? Uno importante? La risposta è: un "big dell'Opus", una di quelle "eminenze grigie", vestiti bene, contenti, desiderosi di vivere la vita fino in fondo, e che ti fanno pensare, e che caspita, chissà che cosa c'è dietro, quali giri, quali guadagni. Beh è vero, Rino aveva un enorme giro di amici e aveva investito tutte le sue azioni su Dio. E Dio, con rispetto parlando, non è mica l'Alitalia. Tutto qui.
E ti pare poco? La fotografia del post viene da una persona di un altro paese, che appena lo conosceva e che gli aveva scattato una foto per ricordarsi del loro incontro, durante una visita a Roma. Come se fosse uno importante o un santo...