Tra l'essere autoritario e l'essere autorevole ci corre una bella differenza, che purtroppo, anche se da quasi tutti condivisa, viene messa in atto solo da pochi. In una relazione fra due persone, quasi sempre o per età , o per ruolo, una delle due deve esercitare l'autorità e l'altra esserne il referente. Ora, chi detiene l'autorità, se la esercita in maniera autoritaria provoca un' istintiva reazione di rifiuto da parte dell'altro, cosa che non accade alla persona che la esercita in maniera autorevole, da cui invece viene tranquillamente accettata. Dove sta la differenza per giustificare reazioni così opposte ? Secondo me due sono i requisiti principali che fanno la differenza nell'esercizio dell'autorità: innanzitutto la qualità o se vogliamo il valore, non materiale s'intende, di ciò che si richiede all'altro, e in secondo luogo l'esemplarità con cui vive lo stesso valore la persona che lo sollecita. Esemplarità che si basa anche sulla coerenza, e dal momento che nessuno è infallibile, dobbiamo anche avere l'umiltà di saper ammettere eventuali sbagli, chiedere scusa, e rettificare l'intenzione. Tutto ciò è chiaramente essenziale nelle relazioni di tipo educativo. L'esercizio dell'autorità inoltre si mette in atto essendo autorevoli ora nell'ambito del fare, ora nell'ambito dell'essere. I due ambiti vengono messi in gioco, prevalendo ora l'uno ora l'altro, in momenti diversi della vita di una persona da educare, e in rapporto al valore a cui educare, potendo essere questo o di tipo materiale o di tipo morale.
Questo è ciò che io personalmente ho tentato di mettere in atto nell'educare i miei figli mettendo in gioco la mia autorità paterna, in un primo momento principalmente nel modo di fare, e in un secondo momento principalmente nel modo di essere. Nel campo del fare come in quello dell'essere sei un'autorità in rapporto ad una cosa o ad un valore se rispettivamente la sai fare o lo vivi bene, ma diventi autorevole se sei capace anche di insegnare questa cosa o questo valore agli altri. Chi avrà imparato da te, riconoscerà la tua autorità e la accetterà come qualcosa di piacevole e sarai divenuto ai suoi occhi un punto di riferimento credibile perchè avrai fatto crescere le sue capacità, e quindi sarai autorevole. Chi invece non trasferisce il proprio sapere o le proprie capacità agli altri ( per esempio genitori ai figli ) si appropria di questi suoi talenti e li usa spesso in maniera autoritaria, poichè dà la colpa agli altri ( per esempio ai figli ) di non essere
Questo è ciò che io personalmente ho tentato di mettere in atto nell'educare i miei figli mettendo in gioco la mia autorità paterna, in un primo momento principalmente nel modo di fare, e in un secondo momento principalmente nel modo di essere. Nel campo del fare come in quello dell'essere sei un'autorità in rapporto ad una cosa o ad un valore se rispettivamente la sai fare o lo vivi bene, ma diventi autorevole se sei capace anche di insegnare questa cosa o questo valore agli altri. Chi avrà imparato da te, riconoscerà la tua autorità e la accetterà come qualcosa di piacevole e sarai divenuto ai suoi occhi un punto di riferimento credibile perchè avrai fatto crescere le sue capacità, e quindi sarai autorevole. Chi invece non trasferisce il proprio sapere o le proprie capacità agli altri ( per esempio genitori ai figli ) si appropria di questi suoi talenti e li usa spesso in maniera autoritaria, poichè dà la colpa agli altri ( per esempio ai figli ) di non essere
capaci di qualcosa, e non si rende conto che la colpa dell'insuccesso dell'altro è invece frutto del suo egoismo che lo ha portato a non far fruttare questi suoi talenti non avendoli messi a servizio con amore a beneficio degli altri. E' così che si diventa colpevoli dell'interruzione della continuità culturale, nel senso più ampio, da genitori a figli, mancanza culturale di cui saranno ritenuti i responsabili e quindi viste come persone autoritarie.
A questo punto sono sicuro che già molti di voi si saranno chiesti se Baffo ,vista l'età, sia andato fuori di testa, avendo associato al post delle immagini completamente fuori luogo, attinenti di più allo scoutismo. Niente paura, per mia e vostra tranquillità, le immagini sono quelle giuste, e si riferiscono agli spunti che mi hanno spinto a queste considerazioni. Sarò più chiaro: mentre facevo da nonno-sitter al piccolo Giulio, cercavo di immaginarmi come avrei trascorso il mio tempo con lui quando fosse diventato un pò più grandicello: la mia memoria, a questo punto, è andata a ritroso nel tempo, ripescando momenti di vita vissuti con i miei figli da piccoli. Mi riferisco ad un arco di tempo in cui avevano fra i 6 e i 10 anni circa. Ognuna delle tre figure fa riferimento ad uno dei miei figli maschi, sinceramente non ricordo quale con precisione, ai quali ho rispettivamente insegnato a pescare, a costuire una fionda, a mettere in piedi una tenda da campeggio, tutte attività, come appunto dicevo, vista l'età, che attengono tutte all'ambito del fare. Delle figlie femmine si è interessata naturalmente mamma E.R. , infatti avreste forse trovato immagini attinenti il ricamo, il lavoro a maglia o l'arte culinaria.
Schematizzo da medico il protocollo da mettere in atto: a) scegliere un'attività in cui siamo discretamente abili , b) incuriosire il figlio di turno, appassionandolo con racconti personali piacevoli circa la suddetta attività, c) spiegare in linea di massima i mezzi necessari da mettere in atto per realizzare "insieme" la stessa, d) e se il figlio mostra interesse , e a quell'età lo si vede dalla luce che brilla nei suoi occhi, passare senza portarla per le lunghe alla fase operativa.
Ad un figlio raccontai come da ragazzo intorno agli 8 anni, abitando d'estate in una casa vicino al mare, mi fossi appassionato alla pesca con la canna dalla riva costituita da scogli. Si mostrò entusiasta, e ci attivammo subito per la nostra battuta di pesca. Scegliemmo una domenica mattina, con sveglia all'alba; come luogo scelsi lo stesso della mia infanzia, ancora accessibile; nei giorni precedenti andammo in cerca di 2 canne da pesca senza mulinello come si usava un tempo,e alla sua domanda ovvia sull'esca da usare, gli spiegai che sul luogo avremmo trovato dei piccoli molluschi adatti all'uopo ('a granciudda). Quella mattina la sua gioia era incontenibile, arrivammo alle 6,30 circa sul luogo, trovammo per mia fortuna ,ancora esistenti, i piccoli animaletti da usare come vittime sacrificali, armammo le canne e gli spiegai i movimenti da fare, e di tenere sempre d'occhio il galleggiante. Non fu una mattinata molto fortunata per via delle condizioni del mare, ma qualche piccola preda la catturammo, e in particolare mi ricordo il primo piccolo argenteo e guizzante pesciolino attaccato alla sua canna che lo battezzo come pescatore. Per farla breve tornammo a casa un pò assonnati, ma entrambi felici di aver condiviso quella particolare esperienza in comune. Penso che in quell'occasione guadagnai un bonus virtuale di mille punti da parte di mio figlio nella speciale classifica dei padri pescatori. Mi piace pensare che qualche anno dopo leggendo "Il vecchio e il mare"di Hemingway, abbia visto in me il vecchio pescatore cubano Santiago con la sua enorme preda attaccata alla barca.
Passiamo adesso alla fionda: villeggiavamo in collina, e informai un altro dei miei figli di quando da piccolo , nella campagna del mio nonno materno andavo a "caccia" di lucertole con una fionda da me costruita. La cosa fece subito presa. Volle sapere tutto sul modo di costuirne una. Andammo in un bosco non lontano dalla casa, gli spiegai che dovevamo trovare un tronchetto di legno a forma di forcella, che felicissimo riuscì a trovare da solo. Lo portai poi in paese, dove dal gommista ci procurammo un pezzo di vecchia camera d'aria, dal calzolaio un un pezzetto di cuoio di circa 5 centimetri, e in merceria un rocchetto di filo e una candela. Era curiosissimo nell'attesa della messa in opera dell'arma di guerra. Con un coltello affilato gli mostrai i punti in cui tagliare il legno, le intacche da praticare per alloggiare le striscioline elastiche nere di camera d'aria, legate poi col filo dopo averlo cerato con la candela per serrarlo meglio, e per ultimo applicai alle due estremità il pezzetto di cuio a cui avevo praticato due fori. I suoi occhi si erano fatti più grandi e stupiti mentre osservava la fionda ormai ultimata venuta fuori dalle mie mani. Passammo poi alla pratica, si decise di buon accordo di graziare le povere verdi lucertole, e organizzammo un tiro a bersaglio a delle lattine di cocacola vuote. Gli insegnai come impugnarla, e dopo non pochi tentativi riuscimmo entrambi a fare il nostro centro. Lui era al settimo cielo, ed io devo confessarlo molto soddisfatto di me stesso. Altro bonus da mille punti nella classifica dei padri cacciatori. Qualche hanno dopo penso che si sarà ricordato di me nelle vesti di un certo biblico Davide e del gigante Golia.
Terzo ed ultimo aneddoto quello della canadese a due posti, che proposi, andando in gita insieme con un altro figlio, non certamente di costruire, ma di montare ben salda sul terreno, per poi passarvi la notte. Divenne esperto di picchetti, sagole, ganci, moschettoni ed altri accessori, e si diede da fare al meglio per aiutarmi nel tirarla su, seguendo con attenzione le mie spiegazioni. La notte fu turbata comunque se ben ricordo da un fastidiosissimo vento. Altri mille punti nel carniere nella classifica dei mpadri scout. Per non far torto a quest'ultimo figlio spero che abbia visto più avanti negli in me un certo Robinson Crusoe.
Ai tremila punti guadagnati in quelle tre occasioni se ne sono poi aggiunti tanti altri negli anni a seguire, guadagnati sia insegnando ai miei figli cose da fare che erano un mio patrimonio di capacità manuali, sia passando poi ad educare in loro le virtù umane che li avrebbero portati ad essere uomini maturi, sforzandomi in quest'ultima fase di essere per loro il miglior esempio di coerenza tra ciò che si predica e ciò che si mette in pratica.
La mia patente di genitore autorevole penso proprio di essermela sudata, qualche volta anche sbagliando, ma sempre disposto a scusarmi e a farmi perdonare, anche così si accumulano altri punti, forse i più preziosi.
Ma ricordatevi di una cosa molto importante: che la patente di guida si rinnova ogni 10 anni con l'apporvi una semplice marca da bollo acquistata da qualsiasi tabaccaio, mentre quella di genitore , di marito o moglie autorevole in famiglia, di docente autorevole a scuola o all'università, quella di dirigente autorevole sul posto di lavoro, o quella di persona autorevole in qualsiasi altra relazione, va rinnovata ogni giorno, coll'apporvi la quotidiana gratitudine che ci saremo guadagnati da parte di figli, moglie, marito, alunno, studente, dipendente o amico che sia.
7 commenti:
Intanto, posso dire di essere quello che ha "imparato" a pescare: non ho mai più toccato un verme, abbiamo preso cinque pescetti, mentre quello accanto a noi ne ha presi uno dopo l'altro. Però, mi sembrava ti facesse piacere e quindi mi sono divertito (Capo Gallo)
Io sono quello della tenda, ma anche la pesca è una cosa che abbiamo fatto insieme e questa volta la canna aveva il mulinello e i vermi erano veramente schifosi...
Sul fatto che quello della fionda fosse Baffo 2 non avevo dubbi...
Ho solo un vago ricordo, ma effettivamente mi riconosco nel bambino della fionda... me ne dovrei costruire un'altra... i bersagli non mancano!
B2
credo che tutti i nomi siano a posto... ale come fai a sapere che la nostra canna a pesca non aveva il mulinello? fu la mia delusione...
ma poi ci furono anche le olimpiadi, con il getto del peso sull'orologio... nuova disciplina sportiva, introdotta e subito esclusa! vedi Polizzi 2.0 (adesso che si va verso Polizzi 4.0)
Un impegnativo e lungo post con sagge verità e molto da riflettere!
A Baffer-1,2e3 : sono contento di essere per loro una memoria storica
di avvenimenti da ricordare
piacevolmente;
Baffo
A Vanda: ciò che mi conforta del tuo giudizio non è tanto il riferimento alla mia eventuale saggezza, ma al fatto che che il post provochi riflessioni personali,
grazie Baffo
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