
Dopo il libro di Alessandro, che usa come filo conduttore il colore come metafora, mi è venuto in mente che la mia famiglia può essere paragonata alla tavolozza di un pittore, sulla quale ognuno di noi è rappresentato da un determinato colore, e quel colore è unico ed originale. Per dipingere il quadro che rappresenta la vita della nostra famiglia, il pittore ha intinto e continua ad intingere il suo pennello nei colori della tavolozza, passando dall'uno all'altro, e dalla mescolanza dei vari colori, viene fuori sulla tela un nuovo colore. Questo nuovo colore unico ed irrepetibile è il risultato del contatto intimo di due o più colori che si compenetrano l'uno nell'altro. In queste nuove tonalità di colore vedo le relazioni interpersonali fra i vari componenti la nostra famiglia, relazioni che mettono in rapporto le intimità di ciascuno, creando nuovi legami umani unici ed a volte misteriosi. Guardando con attenzione questo quadro che si veniva formando, non riuscivo a capire cosa fosse che dava unicità e bellezza ai vari colori amalgamandoli fra di loro, poi, poco alla volta, mi sono reso conto che si trattava di un colore non percepibile a prima vista ma costantemente presente come sottofondo ed avvertito solo dal mio cuore, ed era il colore del rapporto di ognuno di noi con Dio.
5 commenti:
Ecco da chi ha preso, il sangue non è acqua...;-))
Itala Greco
Mi sa che qui ci scappa un altro romanzo ..... !
Adriana Dolce
Buon sangue non mente...;-)!
che bello quello che dici...
Screwball
Che bello se ognuno di noi riuscisse a riscoprirlo ogni giorno nella propria famiglia!
Pietro Genovese
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