E' evidente che il blog di nonno Baffo in quest'ultimo periodo si è concentrato particolarmente sul Prof e sulla pubblicazione del suo libro. Perdonatelo, e siate comprensivi nei suoi confronti. Del resto penso che non sarebbe stato naturale che papà Baffo non fosse compiaciuto, e non rendesse partecipi i suoi lettori, della bella avventura che sta vivendo uno dei suoi figli insieme alla sua famiglia .
- (nonno) Baffo racconta
- Palermo, Italy
- Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !
sabato 30 gennaio 2010
venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 28 gennaio 2010
Cani firmati !
Oggi mentre entravo dal mio giornalaio ho incrociato una giovane ragazza con il suo cagnolino al guinzaglio che indossava un elegante cappottino firmato D&G (il cane naturalmente). Non mi ha meravigliato più di tanto il cane col cappotto al quale ormai da sempre siamo abituati, ma il fatto che indossasse un capo firmato. Tornato a casa per curiosità sono andato al computer e Google Immagini alla voce "abbigliamento firmato per cani " mi ha aperto una finestra su di un mondo che mai avrei pensato esistesse. Mi sono imbattuto nella collezione di Roberto Cavalli e nei suoi giacconi per lui (cane) e per lei (cagna), nello smanicato con annesso cappellino di Gucci, nella polo di Ralph Lauren, nella pelliccia di Deny Alexander per citarne solo alcuni. Una nicchia del mercato della moda, per l'amico dell'uomo a quattro zampe, nella quale si sono affacciati stilisti di tutto il mondo, privi sicuramente di un minimo senso del ridicolo.
Fido non sembrava sentirsi particolarmente tronfio dall'indossare un capo di abbigliamento firmato G&B, e dal momento che, come è naturale per qualunque animale, non sapesse leggere, l'unica egoisticamente appagata non poteva che esserne la sua giovane padrona.
Non per voler criticare il diritto dei rispettivi padroni a vestire i loro fedeli cani come meglio credono, ma fino ad oggi avevo pensato che madre natura avesse fatto tutto il possibile, dotando questi animali del loro mantello peloso per difendersi dalle intemperie.
Certamente il post che vi propongo tratta un argomento banale, ma pur sempre una nota di costume che può farci riflettere ancora una volta sul fenomeno del consumismo.
Ah, ah, ah, rilassatevi e facciamoci due risate!
Fido non sembrava sentirsi particolarmente tronfio dall'indossare un capo di abbigliamento firmato G&B, e dal momento che, come è naturale per qualunque animale, non sapesse leggere, l'unica egoisticamente appagata non poteva che esserne la sua giovane padrona.
Non per voler criticare il diritto dei rispettivi padroni a vestire i loro fedeli cani come meglio credono, ma fino ad oggi avevo pensato che madre natura avesse fatto tutto il possibile, dotando questi animali del loro mantello peloso per difendersi dalle intemperie.
Certamente il post che vi propongo tratta un argomento banale, ma pur sempre una nota di costume che può farci riflettere ancora una volta sul fenomeno del consumismo.
Ah, ah, ah, rilassatevi e facciamoci due risate!
mercoledì 27 gennaio 2010
Una visita d'obbligo in libreria !

Ieri, anche se ancora stampellato, non ho resistito alla tentazione di andare con mamma E.R. al nuovo Mondadori Multicenter di Palermo, per acquistare la mia copia del libro di Alessandro. Potete immaginare l'emozione nel vedere, nello stand delle novità, tra pile di libri di Fabio Volo e Dan Brown quella di Alessandro D'Avenia. La sensazione è stata come vedere una giovane creatura alla cui nascita avevo in qualche modo, non so come, collaborato anch'io.
La dedica del libro me ne ha dato conferma.
www.profduepuntozero.it
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libro di un esordiente
sabato 23 gennaio 2010
Un'immagine per ricordare !

Penso che capiti anche a voi di ricevere, con la posta, e con una certa frequenza lettere di associazioni umanitarie onlus, che vi chiedono un'elemosina, e che con la stessa frequenza gettiamo, senza nemmeno leggerne il contenuto, nel cestino della carta straccia, pensando che in fondo non possiamo certo aderire a tutti gli appelli di aiuto che ci vengono rivolti.
Bene, qualche tempo fa, su di una busta c'era l'immagine di Kobe, e forse solo per curiosità ho aperto la lettera, scoprendo che si trattava di un bambino che viveva nel campo di accoglienza di Morrumbala in Monzambico, e che se non fosse stato sottoposto con urgenza ad un intervento chirurgico, sarebbe con molta probabilità morto.
Molti penseranno che sono caduto nella solita trappola del marketing, che fa leva, con l'immagine adeguata, sulla nostra emotività. Non sono sicuramente un ingenuo, per non pensare che ciò potesse anche non essere vero, ma ho anche pensato che al di là della veridicità o meno del caso concreto, Kobe era sicuramente emblematico di centinaia di migliaia di casi reali, sparsi per tutto il terzo mondo, e che valeva la pena di mandare ogni tanto qualche decina di euro per rispondere agli appelli di cui ero fatto oggetto.
Ecco il perchè della foto di Kobe sul mio tavolo, per ricordarmi ogni tanto che da qualche parte nel mondo c'è in ogni momento sicuramente un bambino bisognoso del nostro aiuto. Il mio vuole essere un invito discreto ai lettori del mio blog, affinchè accettino ogni tanto il rischio di essere generosi, piuttosto che il rischio di non esserlo affatto. Grazie!
Bene, qualche tempo fa, su di una busta c'era l'immagine di Kobe, e forse solo per curiosità ho aperto la lettera, scoprendo che si trattava di un bambino che viveva nel campo di accoglienza di Morrumbala in Monzambico, e che se non fosse stato sottoposto con urgenza ad un intervento chirurgico, sarebbe con molta probabilità morto.
Molti penseranno che sono caduto nella solita trappola del marketing, che fa leva, con l'immagine adeguata, sulla nostra emotività. Non sono sicuramente un ingenuo, per non pensare che ciò potesse anche non essere vero, ma ho anche pensato che al di là della veridicità o meno del caso concreto, Kobe era sicuramente emblematico di centinaia di migliaia di casi reali, sparsi per tutto il terzo mondo, e che valeva la pena di mandare ogni tanto qualche decina di euro per rispondere agli appelli di cui ero fatto oggetto.
Ecco il perchè della foto di Kobe sul mio tavolo, per ricordarmi ogni tanto che da qualche parte nel mondo c'è in ogni momento sicuramente un bambino bisognoso del nostro aiuto. Il mio vuole essere un invito discreto ai lettori del mio blog, affinchè accettino ogni tanto il rischio di essere generosi, piuttosto che il rischio di non esserlo affatto. Grazie!
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mercoledì 20 gennaio 2010
Una lezione di Prof 2.0 in diretta !
Non è ancora in libreria il suo libro" Bianca come il latte rossa come il sangue" , che già una troupe è andata nella classe del Prof a curiosare cosa hanno di particolare le sue lezioni. Qui di seguito vi offro il video, lasciandolo al vostro giudizio.
martedì 19 gennaio 2010
Dal 26 gennaio in libreria !

Caro amico, collega, genitore, alunno,
hai tra le mani un libro che vorrebbe accompagnare qualche ora della tua vita. La casa editrice mi ha sorpreso con un gradito regalo natalizio: alcune copie in anteprima. Ho quindi deciso di regalarlo a colleghi, amici, alunni, perchè è di scuola, di ragazzi, di genitori che parla...come tanti altri romanzi. Cosa ha questo di diverso? Perchè dovresti leggerlo?
hai tra le mani un libro che vorrebbe accompagnare qualche ora della tua vita. La casa editrice mi ha sorpreso con un gradito regalo natalizio: alcune copie in anteprima. Ho quindi deciso di regalarlo a colleghi, amici, alunni, perchè è di scuola, di ragazzi, di genitori che parla...come tanti altri romanzi. Cosa ha questo di diverso? Perchè dovresti leggerlo?
Da poco è uscito un libro che romanza un anno di scuola e paragona gli alunni a "porci" a cui vengono date le "perle" del sapere da professori trasformati, loro malgrado, in "carogne". Non ho letto il libro e non posso giudicarlo, ma, dopo dieci anni di insegnamento, l'immagine che mi si forma nella mente, quando penso ai miei ragazzi, è opposta. Mi piace paragonare l'adolescenza alla formazione di una perla dentro una conchiglia. La madre della perla è l'ostrica perlifera che, in presenza di un granello di sabbia, che la natura o la mano dell'uomo immette in essa, secerne sostanze che andranno, unitamente all'acqua, a cristallizzarsi attorno ad esso e, per cerchi concentrici, daranno vita alla più preziosa gemma che il mare ci dona. Sarà madre natura a sbizzarrirsi nel dotarla delle più svariate forme: sferica, goccia, bottone, barocca, cerchiata...
L'originalità delle perle umane si coltiva, nella misura in cui il granello della realtà riesce a depositarsi nel cuore e nella testa di ciascuno, dando vita all'irrepetibile; ma introdurre la realtà e introdurre alla realtà (questo è educare) l'ostrica, in cui è spesso chiuso l'adolescente, è frutto di una relazione vitale. Ciò che insegnamo con la meraviglia negli occhi è capace di aprire insospettate fessure in un giovane (apparentamente impermeabile) e depositare granelli di realtà, capaci di generare perle all'incontro con il mondo interiore dei ragazzi, oggi così minacciato dall'assenza di silenzio. Questo è quello che ho voluto raccontare: il viaggio coraggioso di un sedicenne, sordo alla realtà, che ad essa si apre attraverso l'amore, a costo dello sgomento, del dolore, del fallimento, fino a generare l'irrepetibile perla che è, ma non senza l'aiuto degli adulti che prima non riusciva neanche a vedere. Ricorderai i primi quattro libri dell'Odissea, nei quali Telemaco, un adolescente, attraverso un viaggio pericoloso voluto dagli dei, scopre in sè i segni del padre lontano e diventa uomo. Solo chi è ancorato alle proprie origini può essere e diventare originale.
Il mio protagonista viaggia lungo un anno di scuola, ma non quella folle ed estrema dei media, ma un'altra scuola. Quella di chi ogni giorno prova a lavorare con competenza e passione e vede i ragazzi riscaldarsi al fuoco della bellezza di ciò che insegnamo. Io questa scuola la vedo. E'più nascosta forse, ma con questo romanzo vorrei che emergesse, vorrei darle voce. Per questo desidero che tu lo legga in anticipo: per me la scuola non è un luogo in cui, per mille euro al mese, ci si incarognisce cercando di dare perle ai porci, ma un posto in cui si dà la possibilità alle perle di formarsi, consapevoli che una sola vale più di qualsiasi stipendio e l'età per farlo è quella dei ragazzi che ci vengono affidati. Io provo a realizzarlo in due modi: entrando tutti i giorni in classe e non rinunciando alla bellezza della letteratura che insegno e con questo libro (sarà in libreria da fine gennaio 2010, con alcune modifiche), ispirato ad una storia vera, nato e cresciuto grazie al continuo scambio vitale con i miei ragazzi. Non so se sono riuscito nel mio intento, quello che posso affermare è che non mi sono sottratto alla sfida, alla quale - sono sicuro - non vuoi sottrarti neanche tu.
Ti auguro un Santo Natale ed un felice anno nuovo. Buon lavoro, buona lettura e grazie.
Alessandro D'Avenia
Milano, 21.XII.2009
mail: profduepuntozero@gmail.com
sito: www.profduepuntozero.blogspot.com
Penso che non vi sia altro da aggiungere, mi limito a dire: grazie Alessandro per le cose che hai scritto nel tuo libro !
lunedì 11 gennaio 2010
Il dialogo, come stile di servizio.

" Lo stile proprio del servizio è il dialogo, quel linguaggio dell'amore, in cui l'amore stesso si manifesta come attenzione e disponibilità agli altri. La fatica di amare si riflette perciò inevitabilmente nelle resistenze e nei rischi propri del dialogo. Come la gratuità dell'amore viene inaridita dalla possessività, così il dialogo non esiste realmente lì dove non sia suscitato da una iniziativa gratuita, libera dal calcolo. Nulla si oppone di più all'autenticità del dialogo che la strategia o il tatticismo: dove il dialogo è strumento per dominare l'altro o per usarlo ai propri fini, lì cessa di esistere. Il dialogo ha la dignità del fine e non del mezzo: esso vive di gratuità e si propone come un'offerta di incontro che sgorga dalla gioia di amare.
Per dialogare veramente è, poi, necessario unire alla gratuità l'accoglienza dell'altro: il dialogo non si sviluppa lì dove la dignità dell'altro non è rispettata e accolta. Il dialogo ha bisogno dello scambio, in cui il dare e il ricevere sono misurati dalla gratuità e dall'accoglienza di ciascuno dei due. La massificazione - che igora l'originalità dell'altro - esclude ogni dialogo, e quindi ogni autentico atteggiamento di servizio.
Chi pensa di non aver bisogno degli altri resterà nella solitudine di una vita senza amore. Chi si mette alla scuola dell'altro e si fa servo per amore, offrendo se stesso in dono, costruisce legami di pace e fa crescere intorno a se la comunione. Anche nel Dio tre volte santo il Padre è eterna gratuità e il Figlio eterna accoglienza: l'eterno Amato davanti all'eterno Amante ci insegna come anche il ricevere sia divin0! Veramente la gratitudine di chi si lascia amare è essenziale all'amore, almeno quanto la gratuità che ne è la sorgente.
Il dialogo, infine, è autentico quando si presenta come un'esperienza liberante, aperta agli altri, inclusiva e mai esclusiva dei loro bisogni e delle loro inquietudini. L'incontro dei due deve rendere possibili altri incontri: esso proietta fuori del cerchio dello stare a gurdarsi negli occhi, verso il vasto mondo della solidarietà.
Solo così nell'esperienza del dialogo l'accoglienza e il dono di se all'altro non si oppongono fra di loro, ma sono in certo modo l'uno la forza e l'autenticità dell'altro: ciò che è donato e ricevuto nel dialogo fra i due, esige di essere ancora offerto in sempre nuovi itinerari di amore e di servizio. Dialogando, si sprigionano le energie nascoste dell'amore, e l'esistenza, lungi dal chiudersi in se stessa, si proietta fuori di sè, facendosi servizio e dono. Quest'apertura all'esterno non solo non mortifica la comunione di coloro che dialogano, ma la rende vera e gioiosa. "
Spero che queste brevi considerazioni siano state utili per aiutarvi a capire meglio quale sia la vera ricchezza che è racchiusa nel dialogo!
P.S. Dal testo " Lettera ai cercatori di Dio ", CEI - ed.San Paolo 2009
Per dialogare veramente è, poi, necessario unire alla gratuità l'accoglienza dell'altro: il dialogo non si sviluppa lì dove la dignità dell'altro non è rispettata e accolta. Il dialogo ha bisogno dello scambio, in cui il dare e il ricevere sono misurati dalla gratuità e dall'accoglienza di ciascuno dei due. La massificazione - che igora l'originalità dell'altro - esclude ogni dialogo, e quindi ogni autentico atteggiamento di servizio.
Chi pensa di non aver bisogno degli altri resterà nella solitudine di una vita senza amore. Chi si mette alla scuola dell'altro e si fa servo per amore, offrendo se stesso in dono, costruisce legami di pace e fa crescere intorno a se la comunione. Anche nel Dio tre volte santo il Padre è eterna gratuità e il Figlio eterna accoglienza: l'eterno Amato davanti all'eterno Amante ci insegna come anche il ricevere sia divin0! Veramente la gratitudine di chi si lascia amare è essenziale all'amore, almeno quanto la gratuità che ne è la sorgente.
Il dialogo, infine, è autentico quando si presenta come un'esperienza liberante, aperta agli altri, inclusiva e mai esclusiva dei loro bisogni e delle loro inquietudini. L'incontro dei due deve rendere possibili altri incontri: esso proietta fuori del cerchio dello stare a gurdarsi negli occhi, verso il vasto mondo della solidarietà.
Solo così nell'esperienza del dialogo l'accoglienza e il dono di se all'altro non si oppongono fra di loro, ma sono in certo modo l'uno la forza e l'autenticità dell'altro: ciò che è donato e ricevuto nel dialogo fra i due, esige di essere ancora offerto in sempre nuovi itinerari di amore e di servizio. Dialogando, si sprigionano le energie nascoste dell'amore, e l'esistenza, lungi dal chiudersi in se stessa, si proietta fuori di sè, facendosi servizio e dono. Quest'apertura all'esterno non solo non mortifica la comunione di coloro che dialogano, ma la rende vera e gioiosa. "
Spero che queste brevi considerazioni siano state utili per aiutarvi a capire meglio quale sia la vera ricchezza che è racchiusa nel dialogo!
P.S. Dal testo " Lettera ai cercatori di Dio ", CEI - ed.San Paolo 2009
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sabato 2 gennaio 2010
La nuova bacheca di (nonno)Baffo per il 2010 vi aspetta !

Grazie, e spero a presto, (nonno)Baffo !
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