Penso che sia necessaria una qualche precisazione al post precedente, poichè non vorrei si corresse il rischio di intendere la relazione sentimentale forte, come una vita di coppia vissuta fino in fondo tra continue e gratuite sofferenze, crogiolandosi in una sorta di ineluttabile masochismo, al contrario di quella debole che pur tenendosi al riparo dal dolore finisce coll'essere effimera e di breve durata .
Per andare sul concreto circa 50 anni fa, 47 per la precisione, riccio Baffo incontrò riccia mammaE.R, e fin da quel momento ebbe inizio un coinvolgimento che li portava ad avvicinare sempre più i loro cuori. Ma capitava che pur nella gioia dell'innamoramento, fra i due ci fosse anche sofferenza. A quanto pare i loro aculei qualche volta erano causa di sanguinamento per i loro cuori. Come era possibile che pur avvenendo ciò, e nonostante il dolore che provavano, pur se appagati dal loro amore, continuassero in questo rapporto a due sempre piu intenso.
Secondo me, passando adesso alla prima persona, accadeva che l'avvicinarsi sempre più dei nostri cuori, portava anche ad un avvicinamento ancora più assoluto che era quello delle nostre intimità personali, che fino a quel momento erano state autonome e libere, e non avevano dovuto render conto a nessuno di quello che era il loro patrimonio interiore più profondo. Adesso ci trovavamo a dover condividere questo patrimonio personale ed intimo poco alla volta con un altro. Gli aculei provocavano delle brecce nei nostri cuori, attraverso le quali venivano fuori segreti gelosamente custoditi da sempre e mai condivisi con nessuno, forse per pudore, e che il doverli adesso condividere arrecava sofferenza. Il dover metter a nudo se stessi permettendo ad altri di venire a conoscenza di cose gelosamente custodite da sempre, porta inevitabilmente ad un disagio che provoca una certa pena. Ognuno di noi due avrebbe dovuto tenere presente innanzitutto che questo accadeva ad entrambi. L'atto di donare qualcosa di sè gratuitamente, comporta un disagio morale dovuto ad un dover rinunciare ad una parte di sè per condividerla con l'altro. Questo disagio è dovuto all'immaturità del nostro "io" adolescenziale, che non si è ancora aperto al "tu", per diventare il "noi" che diviene il vero soggetto della vita di una coppia.
Bene abbiamo accettato queste sofferenze che le nostre spine ci procuravano l'un l'altro. Le ferite attraverso cui veniva fuori qualcosa di noi, via via cicatrizzavano, e una volta rimarginate ci rendevamo conto che il segno delle cicatrici rimaste sul nostro cuore, invece di deturparlo, lo avevano arricchito di qualcosa di bello che prima non possedeva, facendolo maturare nell'amore.
Un cuore segnato da molte cicatrici è sicuramente un cuore che ha amato molto, rappresentando ognuna di esse qualcosa di buono di noi di cui ci siamo spogliati per farne dono all'altro. In questi 44 anni di relazione coniugale di queste cicatrici ce ne sono tantissime, e ce ne saranno tante altre, e altre ferite sono ancora in via di guarigione, tutte a testimoniare una vita affettiva vissuta intensamente. Questo è proprio di una vera relazione affettiva che è per sua essenza dinamica e non sterilmente statica e che col tempo si rinsalda sempre di più. Tutti questi momenti di prova hanno fecondato la nostra relazione, facendola crescere con gioia e donandoci felicità reciproca. Ecco cosa è avvenuto: che le nostre intimità ferite dagli aculei hanno abbandonato il loro sterile isolamento per condividere la parte più nascosta di sè con quella dell'altro.
Baffo e mammaE.R oggi possono dire che la loro relazione è forte perchè hanno accettato le sofferenze che gli procuravano i loro aculei appuntiti (che non sono altro che le armi dell'amor proprio), trasformandole in atti di donazione gratificante e portatrice di gioia.
A questo punto è chiaro che prigioniero del proprio egoismo il masochista pensa solo al proprio piacere personale, chi ama invece dona con generosità per dare gioia e far felice l'altro.
...Dona te stesso alle persone che incontri nella vita...ma non aspettarti che ricambino...anzi chiederanno sempre di più...Un cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra ma...si...dona !...
P.S. Sono sicuro che mamma E.R mi abbia perdonato invece per quelle ferite inutili e gratuite che alcune volte le ho procurato con i ridicoli residui del mio amor proprio, di cui è sempre difficile liberarsi.
Secondo me, passando adesso alla prima persona, accadeva che l'avvicinarsi sempre più dei nostri cuori, portava anche ad un avvicinamento ancora più assoluto che era quello delle nostre intimità personali, che fino a quel momento erano state autonome e libere, e non avevano dovuto render conto a nessuno di quello che era il loro patrimonio interiore più profondo. Adesso ci trovavamo a dover condividere questo patrimonio personale ed intimo poco alla volta con un altro. Gli aculei provocavano delle brecce nei nostri cuori, attraverso le quali venivano fuori segreti gelosamente custoditi da sempre e mai condivisi con nessuno, forse per pudore, e che il doverli adesso condividere arrecava sofferenza. Il dover metter a nudo se stessi permettendo ad altri di venire a conoscenza di cose gelosamente custodite da sempre, porta inevitabilmente ad un disagio che provoca una certa pena. Ognuno di noi due avrebbe dovuto tenere presente innanzitutto che questo accadeva ad entrambi. L'atto di donare qualcosa di sè gratuitamente, comporta un disagio morale dovuto ad un dover rinunciare ad una parte di sè per condividerla con l'altro. Questo disagio è dovuto all'immaturità del nostro "io" adolescenziale, che non si è ancora aperto al "tu", per diventare il "noi" che diviene il vero soggetto della vita di una coppia.
Bene abbiamo accettato queste sofferenze che le nostre spine ci procuravano l'un l'altro. Le ferite attraverso cui veniva fuori qualcosa di noi, via via cicatrizzavano, e una volta rimarginate ci rendevamo conto che il segno delle cicatrici rimaste sul nostro cuore, invece di deturparlo, lo avevano arricchito di qualcosa di bello che prima non possedeva, facendolo maturare nell'amore.
Un cuore segnato da molte cicatrici è sicuramente un cuore che ha amato molto, rappresentando ognuna di esse qualcosa di buono di noi di cui ci siamo spogliati per farne dono all'altro. In questi 44 anni di relazione coniugale di queste cicatrici ce ne sono tantissime, e ce ne saranno tante altre, e altre ferite sono ancora in via di guarigione, tutte a testimoniare una vita affettiva vissuta intensamente. Questo è proprio di una vera relazione affettiva che è per sua essenza dinamica e non sterilmente statica e che col tempo si rinsalda sempre di più. Tutti questi momenti di prova hanno fecondato la nostra relazione, facendola crescere con gioia e donandoci felicità reciproca. Ecco cosa è avvenuto: che le nostre intimità ferite dagli aculei hanno abbandonato il loro sterile isolamento per condividere la parte più nascosta di sè con quella dell'altro.
Baffo e mammaE.R oggi possono dire che la loro relazione è forte perchè hanno accettato le sofferenze che gli procuravano i loro aculei appuntiti (che non sono altro che le armi dell'amor proprio), trasformandole in atti di donazione gratificante e portatrice di gioia.
A questo punto è chiaro che prigioniero del proprio egoismo il masochista pensa solo al proprio piacere personale, chi ama invece dona con generosità per dare gioia e far felice l'altro.
...Dona te stesso alle persone che incontri nella vita...ma non aspettarti che ricambino...anzi chiederanno sempre di più...Un cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra ma...si...dona !...
P.S. Sono sicuro che mamma E.R mi abbia perdonato invece per quelle ferite inutili e gratuite che alcune volte le ho procurato con i ridicoli residui del mio amor proprio, di cui è sempre difficile liberarsi.
8 commenti:
A proposito di relazioni forti, stamattina ho trovato tra le pagine di un libro un foglio con questo piccolo racconto, di cui non conosco l'autore.
Una mamma e un bambino stanno camminando sulla spiaggia.
Ad un certo punto il bambino chiede alla mamma: “come si fa a far durare un amore?”
La mamma lo guarda e poi gli risponde: “raccogli un po’ di sabbia e stringi il pugno”.
Il bambino stringe la mano attorno alla sabbia e vede che più stringe e più la sabbia scappa.
“Mamma ma la sabbia scappa!”
“Lo so, ora, tieni la mano completamente aperta…”
Il bambino ubbidisce, ma un soffio di vento porta via la sabbia immediatamente.
“Anche così non riesco a tenerla”.
La mamma, sempre sorridendo:
“adesso raccogline un altro po’ e tieni la mano aperta come se fosse un cucchiaio…abbastanza chiusa per custodirla e abbastanza aperta per donarle la libertà.”
Il bambino prende la sabbia e la pone nella sua mano, così come suggerito dalla sua mamma.
La sabbia non si muove, ma resta nel suo palmo, non sfugge ed è protetta dal vento.
“Ecco…bambino mio…come far durare un amore…”.
Grazie Baffo...
fra qualche mese leggerai un romanzo che ha dentro una pagina che ricorderà questo post...
Oggi nessuno sembra essere più disposto a questo lavoro di smussamento dei propri aculei e dell'amor proprio perchè costa troppa fatica e sacrificio, dunque si preferiscono sempre di più i legami deboli che danno l'illusione di ottenere ciò che ci serve senza troppi impegni e vincoli...Ahimè!
Carmen: bella l'immagine di questo amore custodito con delicatezza e donato per conservarsi libero.
Prof: sono ansioso di leggere la pagina del romanzo che ricorderà questo mio post.
Laquintafiglia: oggi molti cadono banalmente nell'equivoco che ha più valore ciò che si procurano con meno fatica, non rendendosi conto che poi lo perdono con altrettanta facilità.Si preferisce il disimpegno dell'effimero, all'impegno del duraturo...Ahimè!
Porcospini! °_°
Non credo tanto nelle ricette per i matrimoni,le relazioni,l'educazione dei figli,ecc.ecc.
Nel mio piccolo penso che pazienza e passione ,fantasia e allegria sono indispensabili,ma ognuno è diverso e ogni storia anche!
Vanda
Cara Vanda, per evitare fraintendimenti,la storia della relazione che ho voluto raccontare, e la "mia" storia personale unica ed irrepetibile, costruita giorno per giorno senza affidarsi ad alcuna ricetta precostituita. Penso però che sia impossibile costruirla se non c'è il canovaccio di una solida intimità personale su cui la si possa intessere.
Non vi è dubbio poi che la pazienza, la fantasia,e l'allegria di cui parli sono la maniera personale ed originale per dar vita a questo singolare arazzo che rappresenta le nostre relazioni familiari a tutti i livelli.
Purtroppo gli aculei di ogni porcospino non possiamo ignorarli, vorrebbe dire ignorare ciò che è peculiare dell'altra persona con cui si istaura una relazione, e che dobbiamo accettare anche se ciò può arrecare talvolta sofferenza. E' proprio dell'amore impegnarsi a smussare le punte vive di queste spine. Se non lo si fa si rischia di soffrire sempre ed inutilmente, col rischio di stancarsi dell'altro,la cui accettazione deve essere attiva e non passiva e non porterebbe al suo miglioramento.
Spero di aver chiarito meglio il mio pensiero,
ciao (nonno)Baffo
P.S. Sempre disponibile ad ulteriori approfondimenti.
Invece che ai porcospini preferisco pensare ad un tenero, affettuoso abbraccio di un Orso!
: )))
Vanda
Cara Vanda, sono perfettamente d'accordo con te circa l'affettuoso e tenero abbraccio di un Orso.
Quello dell'aculeo del porcospino è comunque una metafora che non va affatto trascurata proprio per dare più valore all'abbraccio dei tuoi Orsi.
(nonno)Baffo :)))
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