
I vivaci commenti e i tanti interrogativi suscitati dal " mio Cappuccetto Rosso ", mi spingono a scrivere questa appendice al post, secondo me necessaria a chiarire il mio punto di vista, e a completare il mio racconto. Il "vissero felici e contenti" fa riferimento al fatto che la conclusione delle favole mette l'animo di tutti in pace, ristabilendo con la sua morale ilgiusto ordine al contenzioso che solleva fra buoni e cattivi. Ma a parer mio lo fa con una morale di tipo legalistico, spesso limitatativa, che alla fine fa prevalere nella favola appunto la giustizia, anche se questa non è quasi mai bonaria ma si tinge spesso anche di una gratuita violenza, decisamente immorale, ma giustificata dal fatto di far prevalere comunque i buoni sentimenti. Vedi alcuni esempi come : il cacciatore che uccide il lupo in Cappuccetto Rosso; la morte di Grimilde, matrigna di Biancaneve, provocata dagli atroci dolori dovuti al fatto che, al matrimonio del principe Azzurro, le vengono fatte calzare, per ballare, come punizione, delle pantofole di ferro rese incandescenti; e le cruente mutilazioni delle dita dei piedi e dei talloni a cui vengono sottoposte le sorellastre di Cenerentola nel vano tentativo di calzare la scarpina di cristallo per poter sposare il bel principe. Bene, io ho invece impostato la mia favola e quelle che negli anni ho inventato per i miei figli, su di una morale che fa riferimento all'amore, che per affermarsi non ha bisogno di fare giustizia sommaria dei cattivi, ma che si afferma per la sua intrinseca bontà. La naturale amabilità di Cappuccetto ha la meglio sulla cattiveria del lupo, senza bisogno dell'atto punitivo da parte del cacciatore. Ed essendo l'amore contagioso di per sè, il cacciatore viene spinto ad una azione benevola, risparmiando la vita del lupo. Ecco perchè mi sta bene l'attributo di neotestamentario, col quale qualcuno di voi mi ha qualificato. Penso sinceramente che in tempi come quelli odierni vi sia necessità di tornare ad educare i figli ad una "morale del perdono", mettendo da parte quella ormai abituale "dell'occhio per occhio,dente per dente", e a non mandarli in giro col coltello fra i denti, pronti ad aggredire il prossimo come un potenziale nemico da cui difendersi, perchè d'ostacolo, per un qualsiasi motivo,anche il più banale.
Molti si sono chiesti cosa ne è stato del cacciatore e della nonnina, azzardando ognuno una sua fantasiosa conclusione. Ed è a questo punto che anch'io azzardo la mia:
"Un cacciatore, amico di famiglia, che passava nei paraggi, non appena vide il lupo nei pressi di Cappuccetto, imbracciò subito la sua fedele doppietta, e si accingeva a fare fuoco sul malcapitato; ma rendendosi conto in tempo che fra Lupetto e Cappuccetto Rosso si stava svolgendo semplicemente un'allegra e serena merenda a base di buoni e saporiti cibi, rimise in spalla la sua arma letale e si allontanò tranquillo. Gli venne allora in mente di andare a far visita alla nonna di Cappuccetto, che quel giorno sarebbe rimasta a digiuno, dal momento che il contenuto del paniere era finito nella pancia dei due cuccioli, per prepararle un pranzetto con la cacciagione che aveva messo nel carniere quella mattina. La vecchietta pranzò in allegra compagnia dell'amico cacciatore, che le descriveva pieno di stupore e compiacimento l'insolita scena a cui aveva assistito nel bosco, che aveva come protagonisti il lupo e la sua piccola nipotina.
Pensò allora che forse era giunto il momento di appendere il fucile al chiodo e di dedicarsi ad una attività meno aggressiva. Anche lui era stato contagiato dal rapporto amichevole che si era stabilito fra Cappuccetto e il lupetto. Fu così che lui e la nonna ebbero l'idea di aprire , a beneficio dei gitanti amanti della natura, che si recavano nel bosco ogni fine settimana, un accogliente posto di ristoro". Ecco come prese vita, in quel luogo ameno, quella che oggi è una rinomata locanda: "La casetta nel bosco".
"Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che io ho detto la mia" !P.S. Vi garantisco che nel menù della locanda non figura assolutamente, come specialità della casa, il "lupo alla cacciatora".