La mia foto
Palermo, Italy
Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

martedì 19 agosto 2008

" Scacco matto " !
















Fig.1- Scacchiera




Fig.2- Giocatori di scacchi




Fig.3- Marcello




Fig.4- Sergio


Frequentavo il 2° anno di medicina, e in quel periodo stavo preparando l'impegnativo esame di Anatomia Umana. Studiavo insieme a due colleghi di corso: Marcello ora anestesista, e Sergio ora anche lui dentista. Era a casa di quest'ultimo che ci riunivamo di primo mattino per dedicarci allo studio di questa materia. Si sa, penso sia stata esperienza di molti studenti, che quando si è impegnati in maniera particolare intellettualmente, si cerchino ogni tanto delle pause per allentare la tensione , e far riposare la mente, per poi riprendere con più concentrazione lo studio.Le pause venivano impiegate nella maniera più svariata e creativa. C'era comunque sempre come parte fissa, la pausa caffè, con una componente gastronomica, a cui provvedeva quasi sempre la mamma di casa, preoccupata che il suo "povero" figliolo, sotto stress, rischiasse di deperire per il troppo impegno. Messo a tacere lo stomaco si passava al passatempo di turno che cambiava periodicamente. Ne ricordo alcuni, spesso ingenui, ma praticati con molta applicazione ed accanimento: il gioco della pulce; il record di durata, con aggiornamento di classifica, nel far girare un improvvisata trottolina che poteva essere ora una moneta ora un cappuccio di penna; la costruzione della torre più alta con le carte da gioco; e pensate un pò: una sorta di basket da camera, con tiri piazzati, dove fungevano da palla pacchetti di sigarette (allora fumavamo tutti Super con filtro dal colore arancione e blu) appallottolati e come canestro un vaso di porcellana, che correva grossi rischi, situato su di una mensola della stanza di studio. Tutto ciò può sembrare veramente ridicolo per degli studenti ventenni futuri seguaci di Ippocrate. Ma posso assicurarvi che la nostra laurea si è costruita anche su queste "banalità". Eravamo a pochi mesi dall'esame, e dovendo pure frequentare le lezioni il pomeriggio, decidemmo di intensificare le ore di studio, rubando il tempo al sonno. Iniziavamo (non è una bugia) verso le 5 ,3o del mattino, praticamente al buio, prima dell'alba, essendo ancora inverno. La prima pausa avveniva circa alle 8. Caffè, brioche, ed ecco che Sergio una mattina a sorpresa chiede: sapete giocare a scacchi? Risposta negativa da parte mia e di Marcello. Ed ecco che tira fuori dal cassetto della scrvivania su cui studiavamo una scacchiera ed una scatola con dentro le pedine degli scacchi. E lui, esperto giocatore, comincia a illustrarci : nomi, collocazione e movimenti dei singoli pezzi sulla tavola da gioco: re, regina, alfiere, cavallo, torre ecc. Senza un vero interesse cominciammo a fare qualche mossa e dopo un pò smettemmo. Il giorno dopo la cosa si ripetè, e anche i giorni a seguire. E fu così che in capo a 10 giorni circa iniziammo delle vere partite-sfida dove chiaramente Sergio aveva sempre la meglio. L'orario di inizio di quell'improvvisato mini torneo veniva anticipato sempre più e così pure la sua durata. Finchè ci ritrovammo alle 6,30 del mattino concentratissimi sulla scacchiera per decidere quale fosse la mossa migliore, il tutto a scapito delle ore di studio. Una mattina sul più bello di una partita entrò nello studio il padre di Sergio, un veterano degli scacchi come scoprimmo poi, il quale dopo un primo momento di stupore e di paternalistico rimprovero, si soffermò ad osservare la disposizione dei pezzi sulla scacchiera, e schierandosi dalla parte del giocatore più in difficoltà in quel momento, e cioè io, mi suggeri di fare alcune mosse, che mi portarono a ribaltare le sorti della partita, e ad esclamare con entusiasmo ai danni dell'avversario il fatidico: "scacco matto", abbattendo con l'indice il suo re sulla scacchiera.
L'obiettivo per un principiante come me era stato raggiunto, avevo in qualche modo imparato a giocare a scacchi alla meno peggio. Era ora di tornare a studiare con più continuità ed impegno, ma soprattutto di trovare un nuovo passatempo per i nostri momenti di pausa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

torno subito
ilMarco

Anonimo ha detto...

in attesa di riprendere la mia attività di commentatore (recupererò nei tuoi prossimi giorni impegnati da neo-nonno), mi chiedo intanto, ma quante vite hai vissuto?

ilMarco

PS: comunque riservo anch'io le mie sorprese per il futuro (non su di me)