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Vivo in Sicilia, sono medico dentista,sposato con una moglie eccezionale e ho sei figli.Fra poco diventerò nonno per la prima volta. Il prossimo arrivo di questo nipote mi ha messo davanti a questa nuova tappa del mio viaggio, e mi sono reso conto che devo rimettermi in cammino con più entusiasmo, allegria e spirito giovanile. Alè si riparte! Ad un anno di distanza, come potete ben vedere dalla nuova intestazione del blog e dalla nuova foto, il cammino è stato felicemente intrapreso !

venerdì 26 dicembre 2008

Il carattere : comportamento o temperamento ?

Il carattere di una persona è il suo comportamento acquisito come conseguenza della più o meno buona formazione ricevuta durante la sua crescita , e quindi connotato rispettivamente da pregi o da difetti. Più spesso però il carattere viene qualificato negativamente portandoci a dire: "sono fatto così", "questo è il mio modo di essere", "questa è la mia indole e non posso farci niente", come fosse un marchio indelebile, usato spesso come alibi per giustificare i nostri difetti contro i quali non vogliamo lottare. Il carattere non è congenito, se cattivo lo si può modificare in meglio educandolo a beneficio degli altri che devono convivere con noi in maniera serena. Dobbiamo, con l'uso della volontà, essere padroni di noi stessi e non schiavi di quelle passioni negative capaci di alterare il nostro naturale modo di essere, orientato al bene. Diversa cosa è il temperamento di una persona che positivamente si traduce nel dire: "avere catattere", cioè "avere polso", essere cioè un uomo che esprime coerenza e fortezza ed è testimone della verità; apparendo autorevole agi occhi degli altri. Il temperamento è connaturale alla persona, è un suo abito costitutivo, non così i comportamenti caratteriali, che invece si vanno strutturando col passare del tempo positivamente o negativamente.
A tal proposito ben poteva affermare San Josemaria Escrivà:
"Non dire:“Sono fatto così..., sono cose del mio carattere",
sono cose della tua mancanza di carattere: sii uomo —esto vir."

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sono del tutto d'accordo. Il carattere non è esclusivamente riconducibile alla definizione del comportamento acquisito durante la crescita come conseguenza della più o meno buona educazione ricevuta. L'educazione/formazione è uno strumento imprescindibile, senza dubbio, direi dell'integrazione dell'individuo nell'habitat sociale, ma esso va a stimolare meccanismi congeniti che fanno capo all'individuo stesso come suoi propri. Insomma, l'educatore può indicare una via da seguire e aiutare a riconoscere i cartelli stradali, ma se l'individuo nasce per esempio con carattere oppositivo, può scegliere di andare contromano. Sì, sono casi limiti, ma le assicuro che non sono poi così rari: in questi casi, visto che l'individuo presenta una fisionomia normale, agli occhi di chi non sa appare lo stesso un potenziale bravo individuo ma nella realtà è un cattivo individuo: le giustificazioni sono sempre le stesse: perchè l'educatore non è stato capace o perchè proprio l'individuo ha scelto una strada sbagliata. Non sempre queste spiegazioni dicono il vero. E per chi vive situazioni del genere, la disperazione è inestinguibile.

(nonno) Baffo racconta ha detto...

Caro Anonimo, condivido che l'educazione-formazione ricevuta in famiglia e a scuola non sortisca sempre l'effetto positivo desiderato,non si spiegherebbero altrimenti le cosiddette "pecore nere". Attenzione che spesso però questo attributo lo si affibia a qualcuno per il semplice motivo che non è come noi avremmo voluto che fosse,e sceglie liberamente un suo modo diverso di essere , chiaramente nell'ambito del lecito. Non scordiamoci il salto generazionale, nel caso dei figli, e purtroppo la spesso nefasta influenza dell'ambiente sociale circostante, divenuto diseducativo e fuorviante con gli allettamenti dovuti alle sue mode e a i suoi miti lontani ormai dalla morale, dai valori e dalla verità.
Volevo aggiungere che le tue affermazioni rischiano di essere un pò lombrosiane,non me ne volere, classificando l'individuo "ribelle alle norme", come geneticamente predeterminato fin dalla nascita nel suo modo di proporsi in maniera negativa nell'ambito sociale cui appartiene.
E' la teria dell'atavismo, figlia di un certo darwinismo, che lo stesso Lombroso rivide e in parte mise egli stesso in dubbio in seguito. Oggi una simile impostazione è completamente superata e non condivisa da psicologi, psichiatri e criminologi,che parlano solo di un indole del temperamento influenzata spesso negativamente, in maniera multifattoriale, dall'ambiente sociale e dalle influenze esterne alla persona nel suo sviluppo psichico e dell'affettività. Se così non fosse non ci sarebbe spazio per una terapia di riabilitazione della personalità che oggi viene
portata avanti con risultati positivi.
Tutto ciò non toglie affatto il mio essere solidale con coloro che vivono quella disperazione inestinguibile a cui ti reiferisci, dovuta a situazioni comportamentali negative dell'individuo,in cui ci si trova coinvolti ora come protagonisti ora come spettatori chiamati a esserne parte in causa.
Posso solo aggiungere che chi si trova in queste situazioni, deve vivere in grado elevato, anche se con grande sofferenza,
l'accettazione dell'altro con pazienza, confidando molto nella speranza di un ravvedimento sempre possibile, con l'affettuoso aiuto dei propri cari e di terze persone specializzate nel campo in questione (psicologi,psichiatri,ed altri).
Sempre disponibile ad un sereno ed utile confronto, Baffo

Anonimo ha detto...

Mi trovo per caso su questo blog...appena letto il titolo di questo post non ho potuto fare a meno di leggerlo attentamente.
Scrivo da essere umano, da ragazza, da figlia e da laureanda in Psicologia.
Hai ragione, Baffo, quando scrivi dell'eziologia multifattoriale.
Si è quasi tutti concordi nell'affermare che l'essere umano sia il risultato di mille interazioni geni\ambiente.
Ma non solo...il temperamento di cui parli, è proprio l'anello che sembra congiungere i fattori genetici con gli eventi e le situazioni che ci troviamo a vivere.
Può sembrare "comodo" tutto questo, ma invece è proprio quello che ci spinge, da esseri umani, a cogliere il buono anche nelle situazioni più difficili, a non dire "tanto è inutile, perchè sono fatto così"; come giovani, soprattutto, a non arrenderci al primo sbaglio o alla prima valutazione, che sia della vita o delle persone; come figli, a capire che tutto va compreso, magari a volte rivoluzionato o accettato.
E come psicologi o futuri tali, a cercare sempre terapie in grado di permettere alla persona di aiutarsi.
Perchè noi non aiutiamo,non abbiamo alcuna bacchetta magica o palla di vetro, ma diamo la possibilità alle persone di scoprire quello che fino a quel momento era loro ignoto.
Una piccola precisazione: il carattere deriva anche dall'interazione, non solo dall'educazione.
I geni ci sono...purtroppo o per fortuna!
Blog interessante.
Carmen

(nonno) Baffo racconta ha detto...

Cara Carmen, eccomi, come ti avevo anticipato nel commento sull'altro post. Mi fa piacere sapere che una prossima addetta ai lavori concordi
con la mia impostazione su questo argomento.Io anche se medico, ma non del ramo, parlo di queste cose
per l'esperienza fatta con i miei 6figli, e con il ruolo di orientatore familiare che svolgo per mia passione personale da più di 30 anni e che mi ha portato ad approfondire questi temi e a studiarci sopra.Ho avuto contatti con centinaia di genitori, e ho acquisito, senza presunzione, un notevole bagaglio di informazioni sul campo. Mi permetto una sola precisazione: il problema genetico è ancora tutto da verificare, e sono in molti a dedicarsi alla ricerca in questo campo.
Un'ultima cosa: l'educazione è di per se anche interazione dal momento che il rapporto formativo avviene dal confronto fra due persone e quindi non è solo un insieme di regole e comportamenti che si trasmettono in maniera accdemica. Dietro tutto ciò deve esserci delicata attenzione e amore per l'altro, sia da parte di un genirore, maestro, professore, psichiatra o psicologo.Bisogna mettersi in gioco totalmente, senza esercitare il ruolo a cui siamo chiamati, in maniera asettica; questo purtroppo penso che oggi sia un aspetto sempre più presente.
Penso e spero che continueremo a scambiarci le nostre esperienze e i nostri punti di vista.
A presto, Baffo

Anonimo ha detto...

"L'educazione è anche interazione"...credo che questa sia una gran bella sfida e insieme un monito per le prossime ricerche.
Comunque, sono molto felice nell'apprendere che si parli di questo.
Troppo spesso l'ignoranza sovrasta, sia da un lato sia da un altro, ma leggere parole dotate di senno e competenza, di questi tempi, non è poco.
E ti ringrazio per questo, non solo come "futura addetta ai lavori", ma anche come lettrice.
Un saluto!